giovedì 30 maggio 2013

Cos'è una badante convivente

Quando cominciai anni fa questo blog, pensai di fare una cosa che potesse essere utile soprattutto a me (per ricordarmi le cose, come le avevo fatte, per non ripetere più certi errori e per far passare un po' il tempo,  quando stavo con mio padre e lui dormiva). Di solito, l'idea di avere un aiuto in casa si continua a rimandare. Non si è mai abituati ad avere persone non della famiglia in casa, e spesso anche i parenti non sono ben accetti. Ahhh!!! I parenti sempre a criticare e mai a dare una mano ... si fin dei conti, è meglio avere dei parenti criticoni che parenti pronti a darti una mano, perchè poi ti diventano indispensabili e questo non è proprio un bene ... secondo me. Quando un genitore ha un problema serio e non è più autosufficiente, l'ospedale, il medico, l'assistente sociale, i parenti, i vicini, ecc. si "attivano" perchè la parte debole (l'anziano genitore) sia, a loro modo di vedere, tutelata. Prospettano l'ospizio, una badante ecc.
Ecco, appunto, ma cos'è una badante, una badante che col tuo genitore ci stia notte e giorno? Perchè quando uno non è più autosufficiente, se non lo è di giorno men che meno lo è di notte. La badante (adesso assistente familiare), è una persona che una volta assunta, si mette al servizio della parte debole della famiglia (l'anziano genitore, o il fratello paralizzato, o la moglie inferma, o il figlio ammalato). Mettersi a servizio forse non è un termine che piace, ma è serva (che non è schiava), cioè serve alla parte debole per ritornare ad essere quasi come ai bei tempi di buona autonomia. Si dice servofreno, servosterzo, parlando di automobili, cioè la parte forte e serva, ci mette quella forza necessaria affinchè si freni e si sterzi pur essendo deboli.
Il lavoro della badante convivente, non è stato inventato per le donne straniere. Non è stato inventato dallo stato italiano, ma è diventata una esigenza di molte famiglie, di chi ha un lavoro e poco tempo a disposizione, una propria famiglia lontana e non può o non vuole occuparsi direttamente dei propri genitori, ma non li vuole comunque mandare all'ospizio. Vivere gli ultimi anni della propria vita in mezzo alle proprie cose, ai propri ricordi aiuta a vivere meglio ma soprattutto a vivere ancora.
Chi è la badante convivente? E' una persona che ... accetta di fare questo lavoro per amore (rarissimo), per piacere (impossibile), per avere un lavoro e un reddito (ovvio), per avere anche un tetto, un letto, un pasto e le bollette pagate (capita, anzi è diventata la consuetudine). Ci sono poi sicuramente tante altre motivazioni che troverò forse fra i commenti ma che io non conosco direttamente.
Quindi questo lavoro, non copre l'esigenza di una persona che non ha casa, che magari arriva dall'estero, e per la quale lo stato italiano si fa garante di trovargli una sistemazione, ma è un lavoro abbastanza richiesto a condizioni non sempre piacevoli.
Fare la badante convivente vuol dire, in Italia, per contratto, firmato dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro, fare 10 ore di lavoro non continuative (per esempio 5 ore il mattino e 5 ore il pomeriggio), con due ore in mezzo di pausa. Sempre per contratto, vuol dire essere presenti in casa tutto il resto del tempo, essere in casa 22 ore comunque consecutive, delle quali 10 di lavoro e 12 di riposo. Lo so che non è vita, che non è facile. Poi arriva la mezza giornata libera il Sabato o il Giovedì (12 ore fuori casa) e poi ci sono le 24 ore libere della Domenica, ma le altre sono di "prigionia" psicologica, a contatto con persone, che in quanto ammalate o anziane, non hanno troppo tempo per pensare ai problemi degli altri e sembrano (e forse lo sono anche definitivamente diventate) egoiste.
Lo so che, anche se non si lavorano, quelle 10 ore sono sempre comunque stressanti, bloccati lì, mentre fuori il tempo passa e passano anche gli anni.
Quelle ore, quegli anni, sono stressanti anche per la maggior parte delle persone che hanno una badante. Gente che cerca di tenersi il lavoro per non perdere la pensione e che gira tutto il proprio stipendio alla badante, perchè magari la pensione dell'anziano genitore se ne va in affitto, spese condominiali, alimenti, luce gas (ooohhhh! quando si spende di gas per tenere al caldo un anziano). Gente che da anni non va più in ferie (personalmente non ci vado più dal '99 ... sembra un secolo). Gente che non può mai andare ad una festa di paese perchè tutte le Domeniche, tutti i Sabati, tutte le feste di stato laico e di chiesa religiosa si è di turno, e lo si è anche quel mese all'anno che si potrebbe riposare e invece non si può più.
E solo difficile, tutto per tutti, non c'è razzismo, volontà di sfruttamento ecc. è solo (troppo spesso) la solita guerra fra poveri. La solita guerra dove ognuno, può (quando non ne può più ed è allo stremo) andare in pace e mollare tutto, sia egli l'anziano debole, il figlio obbligato, o la badanti convivente.

lunedì 20 maggio 2013

Fare la badante, prima di tutto è avere un lavoro

Quando assunsi la badante che è con mio padre da 4 anni, presi quella che mi sembrava il meglio di tutte quelle che avevo visto. E' ovvio sia così. A dir il vero presi la meno peggio. Capivo che era disposta a fare qualsiasi lavoro onesto, pur di avere un permesso di soggiorno. Per restare in Italia con la sua famiglia, era disposta a lavorare a 800 Euro mese, perchè era quello che io offrivo per un lavoro di convivenza. Doveva trovare un lavoro di lì a 4 mesi (tanto gli durava ancora il permesso di soggiorno), altrimenti sarebbe diventata una clandestina, con il rischio di dover tornare al suo paese, lasciando qui i suoi quattro fratelli, suo padre e sua madre. E' mussulmana e io non so ancora bene cosa sono, ma la religione non è mai stata impedimento al lavoro, a parte qualche usanza per i cibi, per le feste religiose che comunque entrambi ci siamo   subito accordati di reciprocamente rispettare. Ho dovuto affiancarla per un po', perchè io ho fatto tanto ospedale, con tutti, e sono stato costretto ad imparate da giovane. La lingua era un lievissimo problema, ma ho preferito comunque fargli fare un corso per badanti per abituarla ai termini, alle persone, soprattutto a quelle non della sua stessa nazione. All'inizio ho dovuto aiutarla a cavarsela per i documenti, se lei era badante io le ho fatto da "balia". Oggi se la cava abbastanza bene, anche se di tanto in tanto qualche discussione c'è, ma ci chiariamo sempre abbastanza in fretta le reciproche idee.
La considero, più che una persona alla quale ho affidato mio padre, una presenza che assicura assistenza quando non ci sono. Quando c'è qualche problema che non sa come risolvere mi chiama e generalmente per telefono risolviamo sempre tutto.
Non pretendo che faccia le cose con amore, anche se lei le fa con il sorriso e questo è già molto importante per tutti e soprattutto per mio padre (quando reciprocamente non ci alteriamo, ovvio, io, lei o mio padre).
So che non poter tornare a sera nella sua famiglia, è un limite di questo lavoro, ma non ho alternative.
Lei sta con mio padre 4 notti la settimana e per tre giorni consecutivi non vede i suoi famigliari.
Lo stipendio oggi è una volta e mezza quello pattuito, il lavoro è diminuito. Ho aumentato io l'uno e diminuito l'altro. Mi rendevo conto che soffriva e che più di soldi aveva bisogno di stare con i suoi. Oggi, da un anno, forse da quasi due, arriva Lunedì primo pomeriggio e se ne va il Venerdì dopo pranzo.
Dopo questi anni, delle volte, mi spiace non poterla lasciare andare a casa sua a dormire anche per quelle 4 notti, ma il lavoro da badante convivente è così, e io abito qualche centinaio di chilometri distante da mio padre. Occorre anche capire da una parte e dall'altra che è un problema di questo lavoro che però è anche il succo di questo lavoro. Fare la badante, farla bene, è pur sempre un lavoro, solo un lavoro, responsabile, di fiducia ma pur sempre un lavoro, per entrambe le parti, dipendente e datore di lavoro. Un lavoro, solo un lavoro, anche se ci si da del tu, anche delle volte si scherza, anche se ci si invita a casa propria a prendere un caffè e ci si fa i regali a Natale.