sabato 16 novembre 2013

la badante al pronto soccorso

Non intendo quando la badante, non in regola, va al pronto soccorso perchè non ha la tessera sanitaria, e quindi non ha un suo medico di base. Intendo quando l'anziano è accompagnato al pronto soccorso dalla badante che si occupa di lui. Andare al pronto soccorso mandati da un'ospizio si ha il vantaggio della raccomandazione. Raccomandazione? Si in pratica è come se un altro medico (quello dell'ospizio) raccomandasse il paziente sofferente alla centrale guasti. Se però un anziano è accompagnato dalla badante, arriva in ospedale come persona lasciata in balia di un'estranea (la badante) dalla solita famiglia menefreghista. Minimo (per le esperienze che ho avuto) perde un grado di urgenza. Si insomma, può aspettare. Poi c'è l'handicap che è anziano, e minimo acquisisce qualche anno in più mentre è li sul lettino in accettazione, ragion per cui, non ci si può aspettare un trattamento di favore. Questi medici bisogna anche capirli, se hanno posto per uno e gli capita uno di 20 anni e uno di 90, è ovvio diano preferenza a quello di 20 per maggior aspettativa di vita. E' giusto, è ovvio, ma se quello di 90 è tuo parente, la cosa ti "disturba". Mio padre va in ospedale 4 volte in 3 giorni, con l'ambulanza e sempre me lo rimandano a casa in situazione "normalizzata". Loro immaginano che io (tutti) mi (ci si) voglia disfare del mio (proprio) vecchio. Tante volte è veramente così, lo so, è così nella maggior parte dei casi che ho conosciuto direttamente, ma non è sempre così. Al secondo arrivo in ospedale, chiedono persino una consulenza ad un cardiologo. Mio padre ha 210 di massima (pressione) e quello (il cardiologo primo pelo) gli da 8 milligrammi/giorno di Cardura (un farmaco che si dosa pian piano, un milligrammo la settimana e si arriva in pazienti forti e giovani a 4 milligrammi giorno). Ne ho la convinzione, il medico certe volte ha licenza di uccidere e delle volte per farlo si fa firmare una liberatoria. Tu, uomo della strada, non sei libero di farlo, non puoi andare in farmacia a prenderti un antibiotico o un cortisonico, hai bisogno della prescrizione del medico dopo averlo autorizzato a scrivertela. Mio padre non sta in piedi è a 105 di pressione, e in pronto soccorso pretendono di mandarmi a casa con una pastiglia di Cardura da 2 milligrammi da prendere di lì a due ore. Un altro cardiologo aveva rivisto la dose al ribasso, ma mio padre è lì in osservazione da 20 ore e le condizioni sono di nuovo cambiate, la pressione non si stabilizza, resta molto bassa . M'incazzo, mi danno la colpa di avergli dato una bustina di Movicol (è classificato come lassativo, ma serve solo a movimentare le feci nel colon). Il farmaco non produce effetti, ma mi dicono che è quello che fa perdere liquidi e fa scendere la pressione (non gli 8 di Cardura). Io sono un "ragazzo" bonaccione ma ho le mie incazzature come tutti, e quello non è un giorno per pacifisti. Il medico di turno è anch'esso di primo pelo e gli faccio un casino, così mi ricovera il babbo in medicina (cioè in prestito a nefrologia perchè in medicina non hanno letti).
Il medico di guardia mi aveva parlato con qualche perplessità della cardiologia e meglio aveva fatto invece del reparto di medicina. La fortuna è dalla mia, capito nelle mani di uno che tiene anche conferenze, uno specialista della pressione. Intanto io sono in giro, cercando di trovare qualcuno che si convinca a dargli una purga (una purga a mio padre non allo specialista della pressione). Avanti e indietro con l'ambulanza, mio padre non ha avuto tempo di produrre il solito quantitativo. Lo specialista toglie tutti i farmaci e mio padre fa il primo infarto della sua vita. Questi medici li devi sempre tallonare, una badante avrebbe pari fiato e voglia? L'infarto lo avrebbe fatto lo stesso, ma almeno un dubbio, allo specialista, poteva venire. Lo ricoverano in cardiologia. Comincia l'Odissea e il mio Ulisse incontrerà Polifemo, la maga Circe, le sirene (quelle di altre ambulanze) ... da quel momento non ci faremo mancare nulla.

sabato 26 ottobre 2013

che mansioni ha una badante?

Non ci sono mansioni specifiche, ogni assistito ha le sue esigenze e anche ogni famiglia e ogni casa hanno esigenze proprie e diverse da qualsiasi altra situazione. Il contratto nazionale è ovviamente generico e al massimo (ore a parte) fa distinzione solo tra autosufficienti e non autosufficienti. Secondo me non bisognerebbe pensare ad una badante come ad una persona che sa e può risolvere tutti i problemi. la famiglia diventa datore di lavoro e deve conoscere bene il lavoro da fare per poi trasferirlo a parole e in pratica al dipendente badante. Spesso una donna sceglie il lavoro di badante perchè, non trovando di meglio, è quello apparentemente più semplice da fare. Fin dei conti si tratta solo di fare la donna di casa. Farlo è semplice quando sono tutti autosufficienti, equilibrati e sani di mente, diversamente tutto diventa più complicato e complesso da fare. Occorre che la famiglia che si appresta ad avere una badante, sappia bene cosa e come fare per risolvere la propria condizione. Personalmente uso un "libro casa" dove ho messo dove abitiamo (indispensabile per dare indicazioni ad un medico), i numeri di telefono utili, quali farmaci utilizzare e a che ora somministrarli. Cosa fare in caso di problemi. Il menù da cucinare settimanalmente. Soprattutto ho scritto come si deve svolgere la giornata. A che ora alzarsi, quando mangiare, cosa e quando pulire. Ci sono tutte le sequenze delle operazioni da fare ogni giorno e anche gli esercizi fisici da fare. Ognuno scelga quello che serve a se e alla propria famiglia. In fase di assunzione non si abbia timore a presentare la situazione reale della propria famiglia e di ciò che ha bisogno (magari per spuntare un prezzo più basso all'assunzione). Badanti in cerca di lavoro ce ne sono tante e presentare una situazione diversa, il giorno dopo l'assunzione, creerà solo malcontento e dissapori che si rivolteranno poi contro la famiglia e l'assistito e creeranno depressione nella badante convinta di essere vittima di un raggiro.

venerdì 25 ottobre 2013

la badante deve seguire l'assistito in ospedale?

Direi di no, anzi si, cioè si può fare ma meglio di no.
Siamo reali. Quando un anziano va in ospedale o in una riabilitazione anche il parente migliore tira un sospiro di sollievo. Sono cinico? No, esiste proprio una procedura che è chiamata "di sollievo alla famiglia", una famiglia spesso già provata dalle cure premurosamente prestate all'anziano, non sempre gestibile facilmente a casa. Ho fatto abbastanza ospedale per sapere che la maggior parte dell'umanità ha a cuore i propri cari e spera che restino sani in un ospedale o in una casa di cura, per dare a tutti qualche momento di vita in più. La maggior parte chiede ai medici di trattenere il proprio caro in ospedale magari una settimana in più, di non essere pronti a seguirlo bene a casa. Si presume che un ospedale possa fare meglio, si cerca di delegare altri (professionisti della cura) a guardia della salute del proprio caro, spesso con le migliori e più generose intenzioni. Io credo che la guerra e la pace siano due facce della stessa medaglia come lo sono la fanteria e la croce rossa. Credo che la guerra sia il business che muove il mondo e che la lotta al male e alla malattia non gli siano seconde. Ammalare e curare sono i due affari più grandi della terra. Quindi? Dove ci sono affari, c'è di tutto. Atti eroici, diserzioni, mercenari, vendicatori, traditori ecc. ... il peggio e il meglio dell'umane genti. Ammesso che lo si sia scritto sul contratto, ammesso che la badante accetti di buon grado questa trasferta in luogo diverso da quello suo di abituale di lavoro (pagandole il dovuto in più previsto dal contratto nazionale), è saggio lasciare il proprio caro in balia degli eventi? Teniamo conto che un medico, quando vede un paziente poco curato nell'aspetto e quindi con una famiglia poco presente, si scoraggia dal prestare cure molto attente. Malati ce ne sono tanti e parenti che reclamano attenzioni pure, quindi è lecito pensare che anche con buona volontà, un addetto alla sanità, sia portato a togliersi i mal di pancia di quelli che reclamano più  attenzioni rispetto a chi ne reclama meno o non ne reclama affatto o solo di Sabato e Domenica. A questo punto è lecito chiedersi: "Una badante può essere una motivazione sufficiente tale da indurre il medico a strafare per la salute di un anziano che già di suo ha l'handicap dell'età, che lo declassa inesorabilmente, a paziente con minor aspettativa di vita anche se in ottima salute?" Vi garantisco che seguire il proprio anziano personalmente non sempre basta a salvarlo o a curarlo con sufficiente attenzione, figuriamoci lasciarlo in ospedale con una badante, che non può porsi problemi di sorta se non quelli del finire tutti i piatti ricevuti dal servizio mensa.

lunedì 21 ottobre 2013

badante cerca lavoro


Sei una badante? Che lavoro cerchi? A ore, giorno, notte, in ospedale, 24 su 24 ore, convivente? Dove? Sei disposta a trasferirti e dove eventualmente? Preferisci lavorare in una zona in particolare? Come ti proponi? Molte persone cercano lavoro ma dire questo non basta, cosa si offre in cambio, che professionalità, quali competenze? Con auto? In cucina e con la lingua come te la cavi? Hai referenze? Esperienze con anziani con patologie particolari? parli e leggi bene l'italiano. Al telefono come te la cavi? Sapresti dare le giuste indicazioni agli operatori del servizio 118 (pronto soccorso medico), sai leggere una ricetta? Conosci i farmaci più comuni? Che assistenza sai dare? sai misurare la pressione la saturazione dell'ossigeno nel sangue, la glicemia ecc.?
Descriviti meglio che riesci e buon lavoro a tutte.

(qui sotto ho radunato dei primi annunci, che erano prima in una pagina dedicata che bloccava però l'elenco degli ultimi commenti e che quindi ho eliminato).

Cerco badante

se cerchi una badante prova a descrivere qui quello che vorresti trovare ... buona fortuna. Non sempre quello che pare è. Non sempre una famiglia è quello che dice di essere a una badante, e ... non sempre una badante è quello che crede di essere. Col tempo i rapporti fra famiglia e badante possono deteriorarsi come delle volte succede in un matrimonio. Certe volte, anzi quasi sempre la condizione fisica di un assistito diventa più fragile, più impegnativa e delle volte ad una persona da assistere si aggiunge anche il coniuge o qualche figlio. 
(ricopio qui sotto degli annunci che erano stati messi in una pagina del blog che non funzionava nel modo corretto e che quindi ho eliminato).

giovedì 22 agosto 2013

L'età difficile


C'è un periodo nella vita, anzi l'ultimo periodo, dove c'è molto più cielo di quanta terra si possa ottimisticamente immaginare. Questa è una sera strana, mai provata. C'è sempre una prima volta per tutto, ma per quanto sia naturale questo momento e per quanti te lo abbiano raccontato, quando ti tocca lascia un gran vuoto dentro. Questa sera, in cielo, vedo solo due stelle, una in direzione opposta all'altra, nulla di particolare, ma là ci sono altri mondi e noi qui, ogni giorno in affanno a cercare quello che qualcuno ci ha detto essere importante. Quante corse, quanti sforzi, quante mete raggiunte o mai rincorse. Alla fine tutto non ha più importanza. Ci si misura con l'infinito spazio e con l'eternità. Mi hanno detto che mi devo preparare, che non ci si può opporre al corso della natura, che tutto va accettato, che non occorre farla tanto tragica perchè ecc. ecc. Quanti discorsi tutti inutili e che non aggiungono nulla alla realtà, perchè in questi casi, la realtà è solo personale e gli altri non centrano per nulla. Sto in un limbo fra due stelle, due tempi, due cose che non so definire, anzi, fra una cosa e una non cosa. Una cosa che più ci penso e più non so dargli nome. Inutile cercare in internet la soluzione, la definizione, perchè ogni risposta non serve e non soddisfa la richiesta. Ogni risposta è inutile. Penso ai diverbi e alle discussioni, alle incomprensioni, ma tanto non serve. Da qualche giorno non so nemmeno cosa fare, tanto ero preso prima. Ad una certa età, 80, 90 ... e passa, in ospedale nemmeno ti guardano. Danno precedenza giustamente ai giovani ... "prima le donne e i bambini" (dice sempre il capitano), e benchè sia giusto così, anche i vecchi si aspettano qualcosa. Negli ultimi 15 giorni mio padre è stato ricoverato 4 volte, delle quali 3 negli ultimi sei giorni, un giorno addirittura due volte. Questi vecchi, sono un vero peso per le ASL. Un costo ... morto. I medici del pronto soccorso ti mettono in coda, anche se una vita è una vita e nessuno può dire quanto durerà o quanto importante sia. Nemmeno ti ricoverano, anche quelli delle ambulanze preferiscono salvare un giovane fra le lamiere che un vecchio dal suo letto. Un conto è avere 20 anni, ma a 94 che ti aspetti? Di farti una settimana di ospedale per poi tornarci fra altre due? Non hai scampo al tuo destino, mentre il resto gira e la pubblicità riempie gli intermezzi. La vecchiaia è la peggiore delle malattie. Se ti va bene e ti ricoverano, azzerano tutte le cure per capire cosa non riesci più a digerire e così non sei più "coperto" in qualche malanno, oppure, insistono con qualche farmaco e forse va anche peggio. La differenza fra un medico e un alchimista che mischia pozioni, delle volte è molto labile. Un medico è autorizzato a sbagliare la cura dopo che qualcuno firma la liberatoria, un "civile" non è autorizzato a farlo. Vediamo come andrà a finire, anche se il cammino è pur sempre tracciato per tutti. Mi chiedo quanto ho fatto mancare a mia padre e ci saranno sempre molte cose da non perdonarmi ... comunque vada, saranno sempre troppe quelle alle quali non potrò mai più rimediare

mercoledì 14 agosto 2013

il nuovo contratto 2013

Ovviamente sono cambiati tutti i numeri adeguati alla vita attuale. Aumentati i minimi contributivi, disciplinati più nello specifico i riposi settimanali. Più precisi gli accordi per la paga di festività e straordinari. Precisato come godere delle feste per chi professa altre religioni. Per chi necessita (per gravi motivi) di un periodo di ferie (massimo di 12 mesi) successivo alle normali ferie e permessi senza ovviamente prendere paga sarà possibile con il consenso del datore di lavoro assentarsi dal lavoro. a detta di molti questo consentirà l'assunzione di una o più persone conviventi o no a supporto della badante titolare. tante belle parole ma poi l'anziano resta anziano e va seguito da qualcuno, se non lo fa la badante dovrà farlo la famiglia come sempre. Il nuovo contratto 2013 è qui

Meglio l'agenzia o l'assunzione diretta?

Come in tutte le cose ci sono pro e contro. Prendere una persona da un'agenzia rende tutto più semplice nella selezione. L'agenzia ha più esperienza nel gestire il personale di una famiglia e non è emotivamente condizionata, nella scelta, come potrebbe esserlo invece una famiglia. Probabilmente la badante che lavora con un'agenzia, è giù stata in altri posti a fare lo stesso lavoro (quindi non è presumibilmente una persona che il giorno prima lavorava in discoteca), ma l'agenzia è li per fare i propri interessi prima di quelli della famiglia. Certamente l'agenzia prima di mettersi in "magazzino" una badante verifica tutte le regolarità della posizione di quest'ultima, compreso casellario giudiziario (cosa che una famiglia non farebbe mai). L'agenzia valuta a seconda del cliente e della sua emotività, la badante che può essere accettata. L'agenzia è li per fare un contratto quindi vende un servizio, il suo servizio. Se vi mostrate molto esigenti, presumibilmente vi manderà una badante remissiva, se sarete disposti ad accettare tutto per fretta o per fiducia, vi manderanno il cavallo zoppo che corre a fatica. L'agenzia però coprirà ogni periodo dell'anno con una persona, pagherete solo quanto vi servirete della badante. Malattia, ferie non saranno un problema perchè avrete sempre una persona a disposizione. Pagherete un servizio, avrete presumibilmente in casa una persona 24 ore su 24 quindi anche il Sabato e la Domenica e a seconda dei contratti, la badante avrà facoltà di uscire tutta la Domenica e due ore ogni giorno. Il vostro rapporto sarà con l'agenzia. Basta problemi di ore straordinarie, contratto, TFR, ferie, tredicesima, vertenze ecc. (1300-1500 Euro max. al mese, tutto compreso, per dodici mesi di presenza in casa. Si va dai 15mila ai 18 mila Euro anno con la possibilità di detrarre nella denuncia dei redditi il 19% della spesa)
La persona assunta sarà più tranquilla e padrona del suo lavoro, e in qualche caso anche del vostro caro e della vostra casa. Dovrete mettere in conto e in applicazione il contratto, ferie, malattie, tredicesima, feste e ferie pagate, pericolo vertenze. Tratterete direttamente con la persona che avete in casa, potrete esigere qualcosa in più ma anche lei farà altrettanto (potrà sempre dirvi che tratta bene il vostro caro e mungere quello che l'agenzia non gli concederebbe mai). Dovrete essere bravi datori di lavoro. Alla fine tutto vi costerà un po' di più. 900 Euro mese, per un mese (ferie) dovrete farne a meno o prenderne un'altra, le feste e le Domeniche non ci sarà, forse non rientrerà prontamente dalle ferie, forse andrà in ferie comunicandovelo il giorno stesso, forse farà malattia appena assunta e non la potrete licenziare (dovrete pagargli la malattia che farà a letto in casa vostra). A Natale dovrete pagare (alla badante assunta), la 13^ mensilità, e quando il lavoro finirà il TFR sarà un ulteriore mese all'anno da pagare. (13mila euro più 3000 euro di contributi all'anno, più circa 1000 euro per la badante che prenderete durante il periodo di ferie della prima, più le spese per la tenuta dei documenti e buste paga 200 Euro anno)... più un'eventuale vertenza alla fine.

Decadimento cognitivo

Seguire un anziano, spesso due, con un iniziale decadimento, porta un certo nervosismo in famiglia. Per quanto ne so, e per quanto provo sulla mia pelle, il decadimento assomiglia un po' alla follia. Siamo tutti un po' matti, un po' abitudinari in certe particolari nostre cose, un po' maniaci in certe situazioni. L'Alzheimer accompagna la follia alla perdita di memoria, ma chi non ha questa malattia (che spesso si manifesta anche in atteggiamenti violenti), non deve comunque stare allegro. L'anziano perde mobilità nelle sue "unità periferiche" piedi, mani, poi braccia e gambe, e come l'organismo tende a salvaguardare almeno l'unità centrale, prima di spegnersi, l'anziano isola da se il mondo, concentrandosi su se stesso, i propri bisogni, necessità, urgenze. C'è fretta anche nella lentezza dell'anziano che ha necessità di vedersi seguito prontamente in ogni sua manifestazione. E' inutile ricordare il proprio genitore sano e ragionevole, si ha a che fare con un ammalato con il quale occorre pazienza mai ricambiata. L'anziano non accetta e non può accettare spiegazioni ragionevoli, non ne ha facoltà. L'anziano esige attenzione. L'anziano ascolta e segue chi lo ascolta e lo segue indipendentemente dal grado di parentela. E' possibile che l'anziano segua più la badante del proprio figlio. Non è qualcosa di architettato (sempre) ad hoc, per mettere in cattiva luce i parenti, ma un'attenzione in concreto a chi da più aiuto o mostra di poterne dare di più. Vivere con un anziano è una condizione dura, quasi mai gratificante. Un anziano non ha tempo per ringraziare, e certe volte si mostra persino "furbo" in questo sue esigere, senza mai pagare il conto. Chi si prende cura di un anziano prima o poi crolla, è bene ne tenga conto prima di intraprendere questa missione, mettendolo in conto, sarà molto più facile uscirne e resistere. Se non fosse così per tutti, non esisterebbero strutture di sollievo per i parenti che seguono anziani e ammalati gravi.

giovedì 30 maggio 2013

Cos'è una badante convivente

Quando cominciai anni fa questo blog, pensai di fare una cosa che potesse essere utile soprattutto a me (per ricordarmi le cose, come le avevo fatte, per non ripetere più certi errori e per far passare un po' il tempo,  quando stavo con mio padre e lui dormiva). Di solito, l'idea di avere un aiuto in casa si continua a rimandare. Non si è mai abituati ad avere persone non della famiglia in casa, e spesso anche i parenti non sono ben accetti. Ahhh!!! I parenti sempre a criticare e mai a dare una mano ... si fin dei conti, è meglio avere dei parenti criticoni che parenti pronti a darti una mano, perchè poi ti diventano indispensabili e questo non è proprio un bene ... secondo me. Quando un genitore ha un problema serio e non è più autosufficiente, l'ospedale, il medico, l'assistente sociale, i parenti, i vicini, ecc. si "attivano" perchè la parte debole (l'anziano genitore) sia, a loro modo di vedere, tutelata. Prospettano l'ospizio, una badante ecc.
Ecco, appunto, ma cos'è una badante, una badante che col tuo genitore ci stia notte e giorno? Perchè quando uno non è più autosufficiente, se non lo è di giorno men che meno lo è di notte. La badante (adesso assistente familiare), è una persona che una volta assunta, si mette al servizio della parte debole della famiglia (l'anziano genitore, o il fratello paralizzato, o la moglie inferma, o il figlio ammalato). Mettersi a servizio forse non è un termine che piace, ma è serva (che non è schiava), cioè serve alla parte debole per ritornare ad essere quasi come ai bei tempi di buona autonomia. Si dice servofreno, servosterzo, parlando di automobili, cioè la parte forte e serva, ci mette quella forza necessaria affinchè si freni e si sterzi pur essendo deboli.
Il lavoro della badante convivente, non è stato inventato per le donne straniere. Non è stato inventato dallo stato italiano, ma è diventata una esigenza di molte famiglie, di chi ha un lavoro e poco tempo a disposizione, una propria famiglia lontana e non può o non vuole occuparsi direttamente dei propri genitori, ma non li vuole comunque mandare all'ospizio. Vivere gli ultimi anni della propria vita in mezzo alle proprie cose, ai propri ricordi aiuta a vivere meglio ma soprattutto a vivere ancora.
Chi è la badante convivente? E' una persona che ... accetta di fare questo lavoro per amore (rarissimo), per piacere (impossibile), per avere un lavoro e un reddito (ovvio), per avere anche un tetto, un letto, un pasto e le bollette pagate (capita, anzi è diventata la consuetudine). Ci sono poi sicuramente tante altre motivazioni che troverò forse fra i commenti ma che io non conosco direttamente.
Quindi questo lavoro, non copre l'esigenza di una persona che non ha casa, che magari arriva dall'estero, e per la quale lo stato italiano si fa garante di trovargli una sistemazione, ma è un lavoro abbastanza richiesto a condizioni non sempre piacevoli.
Fare la badante convivente vuol dire, in Italia, per contratto, firmato dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro, fare 10 ore di lavoro non continuative (per esempio 5 ore il mattino e 5 ore il pomeriggio), con due ore in mezzo di pausa. Sempre per contratto, vuol dire essere presenti in casa tutto il resto del tempo, essere in casa 22 ore comunque consecutive, delle quali 10 di lavoro e 12 di riposo. Lo so che non è vita, che non è facile. Poi arriva la mezza giornata libera il Sabato o il Giovedì (12 ore fuori casa) e poi ci sono le 24 ore libere della Domenica, ma le altre sono di "prigionia" psicologica, a contatto con persone, che in quanto ammalate o anziane, non hanno troppo tempo per pensare ai problemi degli altri e sembrano (e forse lo sono anche definitivamente diventate) egoiste.
Lo so che, anche se non si lavorano, quelle 10 ore sono sempre comunque stressanti, bloccati lì, mentre fuori il tempo passa e passano anche gli anni.
Quelle ore, quegli anni, sono stressanti anche per la maggior parte delle persone che hanno una badante. Gente che cerca di tenersi il lavoro per non perdere la pensione e che gira tutto il proprio stipendio alla badante, perchè magari la pensione dell'anziano genitore se ne va in affitto, spese condominiali, alimenti, luce gas (ooohhhh! quando si spende di gas per tenere al caldo un anziano). Gente che da anni non va più in ferie (personalmente non ci vado più dal '99 ... sembra un secolo). Gente che non può mai andare ad una festa di paese perchè tutte le Domeniche, tutti i Sabati, tutte le feste di stato laico e di chiesa religiosa si è di turno, e lo si è anche quel mese all'anno che si potrebbe riposare e invece non si può più.
E solo difficile, tutto per tutti, non c'è razzismo, volontà di sfruttamento ecc. è solo (troppo spesso) la solita guerra fra poveri. La solita guerra dove ognuno, può (quando non ne può più ed è allo stremo) andare in pace e mollare tutto, sia egli l'anziano debole, il figlio obbligato, o la badanti convivente.

lunedì 20 maggio 2013

Fare la badante, prima di tutto è avere un lavoro

Quando assunsi la badante che è con mio padre da 4 anni, presi quella che mi sembrava il meglio di tutte quelle che avevo visto. E' ovvio sia così. A dir il vero presi la meno peggio. Capivo che era disposta a fare qualsiasi lavoro onesto, pur di avere un permesso di soggiorno. Per restare in Italia con la sua famiglia, era disposta a lavorare a 800 Euro mese, perchè era quello che io offrivo per un lavoro di convivenza. Doveva trovare un lavoro di lì a 4 mesi (tanto gli durava ancora il permesso di soggiorno), altrimenti sarebbe diventata una clandestina, con il rischio di dover tornare al suo paese, lasciando qui i suoi quattro fratelli, suo padre e sua madre. E' mussulmana e io non so ancora bene cosa sono, ma la religione non è mai stata impedimento al lavoro, a parte qualche usanza per i cibi, per le feste religiose che comunque entrambi ci siamo   subito accordati di reciprocamente rispettare. Ho dovuto affiancarla per un po', perchè io ho fatto tanto ospedale, con tutti, e sono stato costretto ad imparate da giovane. La lingua era un lievissimo problema, ma ho preferito comunque fargli fare un corso per badanti per abituarla ai termini, alle persone, soprattutto a quelle non della sua stessa nazione. All'inizio ho dovuto aiutarla a cavarsela per i documenti, se lei era badante io le ho fatto da "balia". Oggi se la cava abbastanza bene, anche se di tanto in tanto qualche discussione c'è, ma ci chiariamo sempre abbastanza in fretta le reciproche idee.
La considero, più che una persona alla quale ho affidato mio padre, una presenza che assicura assistenza quando non ci sono. Quando c'è qualche problema che non sa come risolvere mi chiama e generalmente per telefono risolviamo sempre tutto.
Non pretendo che faccia le cose con amore, anche se lei le fa con il sorriso e questo è già molto importante per tutti e soprattutto per mio padre (quando reciprocamente non ci alteriamo, ovvio, io, lei o mio padre).
So che non poter tornare a sera nella sua famiglia, è un limite di questo lavoro, ma non ho alternative.
Lei sta con mio padre 4 notti la settimana e per tre giorni consecutivi non vede i suoi famigliari.
Lo stipendio oggi è una volta e mezza quello pattuito, il lavoro è diminuito. Ho aumentato io l'uno e diminuito l'altro. Mi rendevo conto che soffriva e che più di soldi aveva bisogno di stare con i suoi. Oggi, da un anno, forse da quasi due, arriva Lunedì primo pomeriggio e se ne va il Venerdì dopo pranzo.
Dopo questi anni, delle volte, mi spiace non poterla lasciare andare a casa sua a dormire anche per quelle 4 notti, ma il lavoro da badante convivente è così, e io abito qualche centinaio di chilometri distante da mio padre. Occorre anche capire da una parte e dall'altra che è un problema di questo lavoro che però è anche il succo di questo lavoro. Fare la badante, farla bene, è pur sempre un lavoro, solo un lavoro, responsabile, di fiducia ma pur sempre un lavoro, per entrambe le parti, dipendente e datore di lavoro. Un lavoro, solo un lavoro, anche se ci si da del tu, anche delle volte si scherza, anche se ci si invita a casa propria a prendere un caffè e ci si fa i regali a Natale.

venerdì 19 aprile 2013

La forza delle badanti

Le badanti devono avere una gran volontà per mettersi in gioco e arrivare da paesi lontani in Italia. Vengono qui ovviamente perchè a casa loro non trovano di meglio, altrimenti non avrebbe senso faticare tanto (trovare un lavoro, un alloggio, una lingua diversa, usanze diverse, prendersi parecchi rischi in quanto donne allo sbando). Vengono per trovare denaro da poter mandare alla famiglia in patria. Le badanti lamentano spesso di non essere in regola, di non avere una paga adeguata, di non avere, riposo, giorni di festa, ferie, pause ecc. ecc.
I buoni lavori si trovano spesso anche per caso.
Per questo occorre sentire e farsi sentire, chiedere ecc.
Però, girando oggi nei vari siti internet, ne ho trovato uno di Autogrill abbastanza curioso. Fanno un concorso. Si fa un disegno e poi si spera qualcuno lo voti. Partecipa anche una signora (credo) Pawar, mi pare fosse così il nome, che ha messo un disegno sulle badanti in pausa caffè.
Interessante il fatto che abbia avuto il coraggio di mettersi su un sito, interessante il fatto che Autogrill abbia accettato di pubblicare il disegno. Interessante la situazione ... le badanti talvolta hanno bisogno di fare pausa e per certo comunicano fra di loro e stanno in rete "su internet".

P.S.
I disegni più votati, i primi 10, andranno sulle bustine dello zucchero nei bar della rete Autogrill.
Chissà se le badanti votandosi saranno capaci di far emergere il loro lavoro e la sua importanza più di quanto sappiano fare giornali e leggi.

domenica 10 marzo 2013

Contratto badanti e famiglie

Questo è un lavoro strano. Questo è un offrire un lavoro strano. Cioè, il lavoro è chiaro, essere la protesi umana della quale un anziano ha bisogno per sentirsi autonomo a casa propria.
Un anziano non più autonomo (incapace e da solo), chiede ad una persona un aiuto in varia misura, per poter vivere senza altre persone in casa propria. Una badante dovrebbe essere, nei desideri di una famiglia e di un assistito, un robot che funziona a comando. Si preme un bottone e la badante esegue, così però non è, e così non può essere. La badante, prima di incontrare la famiglia che gli da un lavoro, aveva comunque una vita propria, usanze, affetti, idee politiche, religione, rituali che non può cancellare per un lavoro. Questo, è spesso un ripiego, per molte donne con famiglie in patria con difficoltà, che magari non hanno un lavoro in patria o pur avendolo non è sufficientemente pagato o comunque è meno pagato di un lavoro da badante in Italia. Per altre è l'unico modo per vivere perchè tornare indietro sarebbe impossibile.
Perchè le famiglie non capiscono le badanti e viceversa? Ovvio, il lavoro di badante non esiste.
Una badante o comunque una persona che si definisce tale, predilige per esempio fare le pulizie, oppure cucinare, magari cucire, fare la dama di compagnia o l'infermiera, ma quasi mai, tutte queste cose insieme. Tutte queste cose insieme sono una badante che poi dovrebbe anche essere premurosa ed amorevole, magari con un assistito con l'Alzheimer. La badante ideale dovrebbe anche essere attenta alla salute dell'assistito e in grado di valutare, magari, in un anziano che non parla o non sa effettivamente se sta bene o sta male, quando è necessario interrompere una terapia o capire quali sintomi presenta, chiamare il medico o l'ambulanza.
La badante che fa tutto questo non esiste. La badante deve essere pensata come un aiuto alla famiglia, ma mai una persona che si sostituisce a chi in famiglia deve avere presente lo stato dell'anziano. Il caregiver è sempre uno della famiglia e mai la badante o un'infermiera.
C'è un contratto che cerca di regolamentare tutte queste responsabilità e queste attività, ma chi lo ha firmato?
Sindacati, di inquilini, proprietari di casa, imprenditori rumeni e filippini, associazioni artigiani, lavoratori autonomi ecc.
Non esiste una confederazione delle famiglie con un assistito da seguire. Non esiste una confederazione degli anziani. Ci sono surrogati o presumibili interessati a questo ruolo, ma nessuno che conosca o che voglia conoscere i problemi delle famiglie.
Fare la badante è considerato un lavoro come tutti gli altri ma non è proprio così. L'anziano non è una produzione ad ore e dopo 8 ore non si spegne e non chiude il Sabato e la Domenica. Del resto i costi per avere oggi due badanti è proibitivo. Eppure un anziano in ospizio costerebbe molto di più alla comunità.
Occorrerebbe almeno riconoscere come lavoro con tutte le previdenze  necessarie anche a chi in famiglia si prende cura degli anziani. La badante non potrà mai essere uno della famiglia ed è giusto che sia così.

P.S.
Il contratto scaricabile si trova sul sito INPS (clicca qui)

domenica 3 marzo 2013

L'anziano del vicino è sempre più verde

Certe volte, quando il "lavoro" è finito, quando mio padre è a letto e ho un po' di tempo per me, quando un giorno è quasi finito ma quello nuovo non è ancora arrivato e credo di essere sospeso tra il mio ineluttabile passato e un futuro sempre obbligatoriamente incerto, esco in cortile, anche se fuori fa freddo, per vedere le stelle e guardare se ce n'è una adatta per andarci.
Lo dico sempre, se io morisse, loro, tutti loro resterebbero fregati e io ne godrei.
Lo so che non si può sempre curare i propri genitori, e non so nemmeno se il farlo, sia giusto ed etico (etico cancellare se stessi per "servire" loro).
Una cosa è per me certa, se io non fossi stato sempre presente,
se io non mi fossi incazzato con l'endocrinologo non avrebbero mai sospeso il farmaco che consumava mio padre,
se non mi fossi incazzato con la fisiatra non avrebbero mai sospeso il farmaco che lo faceva collassare.
se non mi fossi incazzato con il geriatra non lo avrebbero mai trasferito agli infettivi anziche isolare l'infezione rinchiudendo i 4 che l'avevano presa, nella stessa stanza senza possibilità di guarigione,
Se con mi fossi incazzato con il cardiologo non gli avrebbero mai sospeso quel farmaco che anzichè correggergli le aritmie gliele accentuava.
Quattro problemi risolti in ospedale, non a casa non all'ospizio.
Se non mi fossi preso l'onere di seguire personalmente certe cose, anzichè lasciarle alla buona volontà della badante, oggi mio padre avrebbe piaghe in tanti punti del corpo, e credo anche qualche frattura ... magari inguaribile.
Queste sono le situazioni più eclatanti e determinanti di quanto passato in cinque anni, dalla polmonite ai tempi nostri.
Dicono che Rita Levi Montalcini mangiasse pochissimo ... delle volte penso che io invece dovrei accedere ad un mutuo per pagare il supermercato tanto mangia mio padre. Delle volte penso che mio padre non sia umano ma sia un'idrovora o una coclea in moto perpetuo.
Mio padre esige e non è tenero con me...
delle volte penso a quanta vita mi succhia e mi chiedo se ci sia, in mezzo a tanti che stanno peggio di me, qualcuno che sta anche meglio di me. Delle volte vorrei scambiare il mio "anziano" con quello di un altro, tanto per cambiare un po' il ritmo. una specie di multiproprietà.
Ricordo, in riabilitazione, altri anziani che si mangiavano le pastiglie di tutti, o gente "abbandonata" nel pannolone pieno.
Certi ospizi, ma anche certe badanti, e anche certi volontari, e certi infermieri, ma anche certi medici, se non vedono l'anziano seguito lo mollano a loro volta, morto uno ne arriva un'altro.

P.S. 1
Mio padre tutti i giorni chiede del giornale, chiede se è arrivato. Mio padre "guarda" il giornale alla rovescia. Mio padre, comincia dall'ultima pagina e arriva ai titoloni sulla politica della prima pagina. Comincia con le notizie buone, qualche conoscente nelle necrologie morto mentre lui è ancora in vita, e poi pian piano arriva alle notizie più tristi, quelle sulla guerra e sulla politica e sui ladri ecc.
P.S. 2
Sono passato attraverso tutte le cose che guadano tutti.
Voglio morire, non voglio più mangiare, non voglio la badante, non voglio le pastiglie, non voglio andare all'ospedale ecc. (le solite storie che tutti si sentono dire da un anziano)

martedì 12 febbraio 2013

L'egoismo nell'anziano.

Mi guardo, guardo mio padre. Cinque anni fa (circa) mi avevano detto "... non risponde alle cure, bisogna farsene una ragione, l'età, le complicazioni, gli acciacchi ... occorre avvertire la moglie" (mia madre). I medici, quando parlano di queste cose, sono tecnici nel linguaggio, come quelli della Polstrada, quando danno indicazioni agli "utenti" sulla situazione del traffico, rende le cose canoniche, meno personali per tutti.
Sono stati anni difficili. I medici credono sempre che non segui l'anziano e cerchi di liberartene, di scaricarlo lì. Senti discussioni accese in corsia. Familiari che non vogliono prendersi di ritorno il loro "caro". Gente che di colpo si trova ad affrontare una situazione che non sa come gestire. Gente che litiga coi medici per trattenere in ospedale l'anziano ancora per qualche giorno o chiedono di appoggiare il loro anziano in qualche riabilitazione o in qualche ospizio. Ci sono sempre graduatorie, punteggi, mica cose che si possono gestire sui due piedi o sui quattro della barella. Ci si mette anche l'anziano, che non ci sta, di colpo, ad essere scaricato come fosse un pacco espresso, la situazione è nuova, anzi drammatica soprattutto per lui. L'anziano si rende conto di non poter più far conto sulle complicità e sugli affetti di sempre. Sono di colpo tutti nemici e occorre tirar fuori gli artigli.
Non sono un medico, ma non ci vuole molto per capire che si muore un po' alla volta. Credo che poi, il nostro io, cerchi di far vivere il cuore e non tanto il cervello, cioè il corpo tende a privilegiare quello che in noi è primitivo, il cuore che va in automatico, al cuore non si comanda ... va da solo, fin che ce la fa. Man mano che i pezzi estremi del corpo, non funzionano, vengono abbandonati. Si comincia con le mani, i piedi, i sensi, la parola ecc. e alla fine si spegne anche il cuore egoista, che per sopravvivere ha spento indiscriminatamente tutto, senza pietà e senza riguardi, per l'aiuto che le mani o il cervello hanno dato/fatto per lui per tutta la vita. Tutto è usato, sfruttato, per salvaguardare il nucleo centrale, ultimo a cedere.
L'anziano credo si comporti allo stesso modo con l'esterno. Pian piano taglia con il suo esterno, con i suoi interessi, con i suoi affetti non riconoscendoli più tali. Più l'età avanza e più si torna a badare al sodo e a tralasciare il superfluo. Mio padre, se morissi, non mi presterebbe la sua tomba al cimitero, se l'è comprata e non vuole mollarla a nessuno, nemmeno in prestito. Se io morissi, è convinto che gli manderebbero un'altro dal comune, sa già anche il nome della persona. Senza rimpianti. Ricordo ancora mia nonna molto anziana che sopravvisse ad un figlio. Restò immobile come sempra senza mostrare troppi dolori, sapeva di essere una sopravvissuta e di aver tempo solo per se stessa. Un anziano, superata la depressione e le varie fasi del voler morire, comincia a tornare a pensare alle cose importanti della sua "nuova vita". Presto si fanno largo le esigenze primarie. Gli affetti si perdono in una memoria sempre meno allenata, mentre prende importanza mangiare, dormire ed evacuare quel che avanza.