mercoledì 28 novembre 2012

vita da supermarket

In inverno quando luce e riscaldamento pesano molto sulla pensione, quando d'estate non sempre si può disporre di un condizionatore, quando stare in casa diventerebbe noioso, quando alla tivù danno solo televendite ma poi non si può spendere, quando la pensione arriva da un po', ma è sempre poca tutti i mesi, e si ha ancora un po' voglia di muoversi,  stabilirsi al centro commerciale e la miglior alternativa possibile. Scorta in frigorifero ai minimi, riscaldamento al minimo, casa minima, la vita al supermercato è il meglio che si possa desiderare in mancanza di due biglietti per una crociera ai Caraibi. Vivere al supermercato, in ambiente protetto, in mezzo a luci e gente giovane, aiuta a sentire meno gli anni. Ci si può trovare con altri "coetanei", discutere, ricordare e sognare gratis.
Vedo da sempre anziani che fanno giornata al supermercato, arrivano verso le 11, quando il giornale locale (preso in abbonamento, giusto per tenersi aggiornati sui nuovi morti) è arrivato nella cassetta di casa.
In particolare, vedo sempre una coppietta sugli 80, curvi sui loro passi lenti a volte malfermi, ma sereni. Si sostengono a vicenda, in due si può. Prendono un pasto caldo (uno solo) al bar della Coop. Dividono tutto anche il caffè lungo, e con meno di 10 euro giorno, pranzano. Da vecchi, mezzo pasto al giorno basta e avanza. Non serve tanto, giusto per prendere le pastiglie, gli antiaggreganti vanno presi a stomaco pieno, le ulcere sono sempre in agguato, dentro e fuori il corpo di un vecchio.
E' più o meno la stessa vita da ospizio, ma non si può stare in pantofole e vestaglia o pigiama, ci si sacrifica un po' nel vestire, ma si vive alla grande e certe volte ci sono anche le animazioni, quelle per giovani non quelle per vecchi da ospizio. Fra un po' si vedranno fuori i bambini pattinare sulla pista di ghiaccio, mentre che arriva Natale già si vede. I rumori del supermercato non danno nemmeno fastidio, difficile mantenere un buon udito a quell'età tutto è ovattato sfuocato al punto giusto, così si sogna più facilmente. Praticamente è come andare al "diurno" ma liberi dagli animatori per vecchi e delle signorine della colonia estiva, al mare. Si gli animatori sono bravi e pazienti, ma sono pur sempre degli ammaestratori di vecchi. Il centro commerciale invece è libero da vincoli, si è ancora clienti e trattati tali. La cosa importante da vecchi, è rimanere il più possibile in mezzo ai giovani e alla vita, per non perderla anzitempo. Più la vita ci è attorno e più si assorbe la vita e si allontana la morte. La vita non è solo pastiglie o medici.
Mio padre, in ospizio, sarebbe stato sicuramente più controllato anche nel morire, perchè sarebbe morto da almeno tre anni. Un geriatra è abituato a gestire la morte un po' meno a guarire dalla morte e a gestire la vita ... o almeno questo è quello che ha me è parso frequentandone alcuni.
Quando il vecchio ha una malattia, subito vengono prestate le cure del caso, e si guarisce ma ... finchè non si sono valutate le controindicazioni nessuna malattia si stabilizza. da vecchi si ha un equilibrio fragile fra vita e morte. Certi farmaci salvano, ma poi, certe volte, inesorabilmente spengono un po' alla volta. I vecchi, certe volte, non sanno più nemmeno se stanno bene o male. Spesso occorre vicino qualcuno che li conosca bene, per capire se qualcosa non va veramente o se è solo vecchiaia che arriva alla spicciolata.
All'ospizio non avrebbero mai capito che mio padre sveniva per colpa di un farmaco troppo forte per il suo cuore, e nemmeno che sentiva dolori al petto e aritmie e mancanza di "fiato" da che aveva iniziato ad assumere un altro farmaco, e non avrebbero capito che perdeva peso, nonostante per la sua età mangiasse molto, per colpa di un'altro farmaco. All'ospizio non avrebbero capito che i dolori che aveva non erano al centro dello stomaco, ma di lato, alla colecisti, anche se all'ecografia non vedevano nulla. Per il geriatra che lo aveva in riabilitazione (attigua all'area chiusa "ospizio") era solo inevitabile vecchiaia... i vecchi sono talmente tanti che spesso nemmeno si distinguono fra loro. Sembrano tutti uguali come i pinguini.

giovedì 15 novembre 2012

Le associazioni di volontariato

Delle volte sono più utili delle badanti stesse. Spesso di volontariato c'è poco o comunque c'è la dedizione dei volontari, ma le spese ci sono, e anche queste associazioni, per vivere, hanno bisogno di fondi e non riuscirebbero gratis a sostituirsi in tutto allo stato. Si paga tutto se si vuole ricevere e dare una mano, se si vuole essere utenti e volontari stessi di queste associazioni, facendo offerte, dando il 5xmille, in cambio però si ottiene sostegno che sarebbe difficile trovare a pari prezzo da altre parti. C'è aiuto concreto, e spesso l'esperienza acquisita su più situazioni diverse, che aiuta soprattutto nella gestione di una persona (la/il badante), che viene in casa nostra, nella nostra privacy, a dare assistenza ad un anziano.
Le badanti, secondo me, si dividono in due categorie:
Quelle che veramente vogliono fare la badante e hanno anche una sensibilità e la pazienza per farlo. Non hanno idee impossibili da realizzare ma vogliono fare la badante perchè contano su quello stipendio. Sognano poco e si rendono conto della situazione che sta attorno a loro.
Poi c'è la maggioranza delle persone che hanno sentito che in Italia c'è lavoro e si sta bene, sognano l'Eldorado, hanno saputo che si può guadagnare bene (magari da organizzazioni poco pulite che hanno tutto l'interesse a riscuotere e a portarle qui), molte sono state imbrogliate sia da connazionali sia da loro compari italiani. Sono persone che sono qui ma profondamente insoddisfatte ancor prima di iniziare. Sanno che mal che vada, si può vivere iniziando con situazioni dove c'è vitto e alloggio gratis e ti pagano solo per tener compagnia per un po' di ore al giorno ad un anziano.
Fra queste persone ci sono quelle che pensano basti pulire, altre che credono serva una cuoca, ci sono quelle che credono di poter passare tutta la giornata ai giardinetti, altre che se ne stanno sempre in camera loro, ma offrono la loro sola disponibilità a chiamarci o chiamare l'ambulanza quando serve.
All'estero non c'è un'esatta percezione di cosa sia questo lavoro molto italiano, ed è bene mettere in chiaro subito le mansioni senza rimandare nulla al dopo, e soprattutto scrivendo una lettera d'assunzione, dove si specifichino dettagliatamente le mansioni, i doveri e i diritti riconosciuti, le ferie, la mezza giornata di riposo, le due ore libere giornaliere, i giorni di festa e le ore di lavoro e come svolgerle. Spesso col passaparola le badanti percepiscono che loro non sono dipendenti, ma sorveglianti speciali degli anziani, per tenerli "in riga", con pari diritti se non superiori ai parenti stessi che le hanno assunte.
Le associazioni di volontariato, offrono spesso solidarietà a badanti e anziani, operano perchè le badanti imparino la lingua, imparino a dare assistenza si integrino.
Io non sono molto convinto che una badante ci tenga troppo ad integrarsi, ma imparare bene a parlare leggere e scrivere, e magari imparare qualche parola del dialetto locale, non guasta mai.
Manca sempre quello che nessuno riesce a fare e se lo devono fare le famiglie.
Spiegare a queste possibili badanti, che il lavoro non è quello che hanno sentito da loro amiche, ma è quello che serve in una casa, cioè il supporto ad un anziano che prima gestiva la sua casa e adesso ha bisogno di un aiuto (non di un gendarme) per farlo in ugual misura e per questo aiuto si ripromette di pagare.
La badante deve dare quel che l'anziano chiede e necessita, ma anche guidare l'anziano e frenare quando questo chiedere nuoce all'anziano.