giovedì 12 gennaio 2012

Accesso difficile decesso facile

Essere vecchi è una sfortuna. "Muore chi è vecchio" dice sempre mio padre. C'è sempre l'anello debole nella catena e l'organo sofferente nel corpo. Quando quel pezzo a vario titolo è usurato, trascina nel sonno eterno tutto il resto. Una delle cose che sistematicamente mi sono sentito ripetere alla noia in questi anni, è che mio padre è vecchio. A 93 anni non hai ragionevolmente un'aspettativa di vita "abbondante". Se ti distrai un attimo sei fuori. Un medico nemmeno si impegna troppo per razionalità, è una partita persa, massimo va ai supplementari ma mica puoi pensare di avere un intero campionato da giocarti. Spesso i parenti sono assenti e demotivano alla cura. L'età è la malattia più grave che uno incontra nella propria vita, non c'è scampo. Ogni scusa è buona per dare una giustificazione al decadimento naturale. Certi medicinali non si possono nemmeno dare, produrrebbero più danni che benefici, stessa regola per esami più o meno invasivi, un graffietto può diventare una perforazione petrolifera. Un anziano mangia poco di suo, quindi se cala di peso non è un farmaco sbagliato, un male vero o la consapevolezza che il finale non può tardare molto, è sempre il poco mangiare anche se uno di suo è un ghiottone (tanto chi può dire il contrario?).
Quante volte sarebbe morto mio padre se io non fossi sempre stato lì? Lui si lamenta sempre di me, non ha pudore, mi rinfaccia anche qualche carezza (non ricambiata) che mi ha dato quando ero piccolo. Ci lascio la vita, ma lui non ne ha mai abbastanza. I vecchi si nutrono della vita di quelli più giovani, che stanno attorno a loro. L'altra sera dovevo metterlo a letto, non ce la facevo più, mi ha detto "resisti ancora 5 minuti poi vai a dormire e ti riposi". Il problema è che, a letto lui, a me restano altre due ore da trafficare in casa. La lavatrice, la tavola, i piatti da lavare, i fornelli, che è sempre sporco anche se lo lavo sempre e ci sto attento, le briciole sotto il tavolo e anche qualche cosa d'altro, la dentiera, qualche volta stiro col ferro altre con le mani e basta.
Ma è in ospedale che non si può mollare mai e bisogna scegliere un mix di fermezza e di basso profilo, senza rompere le scatole, e poi le attenzioni, i sorrisi, le strette di mano, i grazie misurati (nè troppi nè pochi) anche se dentro non se ne può più e qualche regalino di riconoscenza (mica cose grandi, attenzioni, segni di riconoscenza). I medici hanno tanti ammalati e gli infermieri hanno medici e ammalati demotivati anche sulla paga... è dura.