domenica 16 dicembre 2012

Santa Lucia in RSA ... ma non è un regalo.

Luis (lo chiamerò così per comodità),
nel 2008 era lì con mio padre.
Erano in tre (ai pasti) allo stesso tavolo.
Erano lì tutti e tre in riabilitazione. Mio padre era il più anziano, roba di qualche anno.
L'altro lo chiamerò Gian (per comodità).
Gian viveva da solo, a casa sua, da sempre scapolo, lo aveva portato lì la sorella.
Gian era un po' denutrito, ma nemmeno molto, era denutrito come tutti gli scapoli anziani che sono un po' disordinati anche nel mangiare.
Gian continuava a chiedere che ore fossero e cosa prevedesse il menù per il pasto successivo.
I discorsi con Gian non erano molto profondi, direi piuttosto pratici. Gian delle volte ricordava le anatre arrosto che gli cucinava la madre, quando era in vita. Discorsi di fame e voglia di soddisfarla.
Luis era uno spirito libero, aveva due figli che venivano a trovarlo la Domenica pomeriggio e qualche volta, durante la settimana, veniva una sua parente (non ricordo di quale grado).
Luis era arrivato lì dopo un po' di ospedale, una riabilitazione di routine, era arrivato lì con le sue gambe e il suo bastone. Luis era stato un cacciatore, e nonostante tutto amava gli uccelli, amava vederli liberi di volare.
Quella era una RSA di quelle che una città si vanta di avere e che esibisce come fiore all'occhiello.
Un fiore all'occhiello non è detto sia fresco, anzi, spesso è finto.
Andavo due volte al giorno a vedere mio padre, stavo con lui ore. Parlavo anche con Luis e con Gian. Luis mi chiedeva spesso cosa servisse a lui stare su questa terra. Capiva di essere un peso per i suoi figli e sentiva di avere i giorni contati, loro cercavano di piazzarlo a brevissimo in un ospizio.
Gian era felicissimo di suo nipote, che gli aveva trovato una casa di riposo vicino a casa. Un ospizio non è mai vicino a casa. Un ospizio è fuori di casa per sempre, ma per Gian era sinonimo di pranzi certi ad ore certe e gli bastava.
Luis capiva benissimo di non poter vivere in un carcere ospizio fino alla morte. Non avrebbe retto a lungo questa costrizione.
Luis era caduto lì, in riabilitazione, così lo tenevano legato ad una sedia a rotelle e stava li tutto il giorno.
I suoi figli erano molto contenti della RSA, e mi dicevano di essere certi che lo trattassero bene, perchè non erano parchi in mance al personale.
In quel posto non capirono che due farmaci stavano uccidendo mio padre. Gli ospedali danno le cure, ma le controindicazioni presentano il conto spesso a distanza di settimane o anche qualche mese. Mio padre lì aveva preso anche un'infezione all'intestino (poi curata di nuovo in ospedale al reparto infettivi). Mio padre era mezzo svenuto due volte (per certo), e quelle due volte ero arrivato io a soccorrerlo.
Luis a sera veniva messo a letto e legato perchè mal sopportava questa non libertà. Urlava e inservienti e altri pazienti andavano da lui a ridersela.
Luis morì di disperazione, anzi di infarto per referto clinico, il giorno di Santa Lucia, davanti alla saletta degli infermieri, senza che loro se ne accorgessero.
Mio padre mi ha mostrato il giornale, con il trafiletto dell'anniversario della sua morte quattro anni fa.
Credo che Luis, dovunque egli sia, non abbia catene ai polsi e non legga più il giornale.

mercoledì 28 novembre 2012

vita da supermarket

In inverno quando luce e riscaldamento pesano molto sulla pensione, quando d'estate non sempre si può disporre di un condizionatore, quando stare in casa diventerebbe noioso, quando alla tivù danno solo televendite ma poi non si può spendere, quando la pensione arriva da un po', ma è sempre poca tutti i mesi, e si ha ancora un po' voglia di muoversi,  stabilirsi al centro commerciale e la miglior alternativa possibile. Scorta in frigorifero ai minimi, riscaldamento al minimo, casa minima, la vita al supermercato è il meglio che si possa desiderare in mancanza di due biglietti per una crociera ai Caraibi. Vivere al supermercato, in ambiente protetto, in mezzo a luci e gente giovane, aiuta a sentire meno gli anni. Ci si può trovare con altri "coetanei", discutere, ricordare e sognare gratis.
Vedo da sempre anziani che fanno giornata al supermercato, arrivano verso le 11, quando il giornale locale (preso in abbonamento, giusto per tenersi aggiornati sui nuovi morti) è arrivato nella cassetta di casa.
In particolare, vedo sempre una coppietta sugli 80, curvi sui loro passi lenti a volte malfermi, ma sereni. Si sostengono a vicenda, in due si può. Prendono un pasto caldo (uno solo) al bar della Coop. Dividono tutto anche il caffè lungo, e con meno di 10 euro giorno, pranzano. Da vecchi, mezzo pasto al giorno basta e avanza. Non serve tanto, giusto per prendere le pastiglie, gli antiaggreganti vanno presi a stomaco pieno, le ulcere sono sempre in agguato, dentro e fuori il corpo di un vecchio.
E' più o meno la stessa vita da ospizio, ma non si può stare in pantofole e vestaglia o pigiama, ci si sacrifica un po' nel vestire, ma si vive alla grande e certe volte ci sono anche le animazioni, quelle per giovani non quelle per vecchi da ospizio. Fra un po' si vedranno fuori i bambini pattinare sulla pista di ghiaccio, mentre che arriva Natale già si vede. I rumori del supermercato non danno nemmeno fastidio, difficile mantenere un buon udito a quell'età tutto è ovattato sfuocato al punto giusto, così si sogna più facilmente. Praticamente è come andare al "diurno" ma liberi dagli animatori per vecchi e delle signorine della colonia estiva, al mare. Si gli animatori sono bravi e pazienti, ma sono pur sempre degli ammaestratori di vecchi. Il centro commerciale invece è libero da vincoli, si è ancora clienti e trattati tali. La cosa importante da vecchi, è rimanere il più possibile in mezzo ai giovani e alla vita, per non perderla anzitempo. Più la vita ci è attorno e più si assorbe la vita e si allontana la morte. La vita non è solo pastiglie o medici.
Mio padre, in ospizio, sarebbe stato sicuramente più controllato anche nel morire, perchè sarebbe morto da almeno tre anni. Un geriatra è abituato a gestire la morte un po' meno a guarire dalla morte e a gestire la vita ... o almeno questo è quello che ha me è parso frequentandone alcuni.
Quando il vecchio ha una malattia, subito vengono prestate le cure del caso, e si guarisce ma ... finchè non si sono valutate le controindicazioni nessuna malattia si stabilizza. da vecchi si ha un equilibrio fragile fra vita e morte. Certi farmaci salvano, ma poi, certe volte, inesorabilmente spengono un po' alla volta. I vecchi, certe volte, non sanno più nemmeno se stanno bene o male. Spesso occorre vicino qualcuno che li conosca bene, per capire se qualcosa non va veramente o se è solo vecchiaia che arriva alla spicciolata.
All'ospizio non avrebbero mai capito che mio padre sveniva per colpa di un farmaco troppo forte per il suo cuore, e nemmeno che sentiva dolori al petto e aritmie e mancanza di "fiato" da che aveva iniziato ad assumere un altro farmaco, e non avrebbero capito che perdeva peso, nonostante per la sua età mangiasse molto, per colpa di un'altro farmaco. All'ospizio non avrebbero capito che i dolori che aveva non erano al centro dello stomaco, ma di lato, alla colecisti, anche se all'ecografia non vedevano nulla. Per il geriatra che lo aveva in riabilitazione (attigua all'area chiusa "ospizio") era solo inevitabile vecchiaia... i vecchi sono talmente tanti che spesso nemmeno si distinguono fra loro. Sembrano tutti uguali come i pinguini.

giovedì 15 novembre 2012

Le associazioni di volontariato

Delle volte sono più utili delle badanti stesse. Spesso di volontariato c'è poco o comunque c'è la dedizione dei volontari, ma le spese ci sono, e anche queste associazioni, per vivere, hanno bisogno di fondi e non riuscirebbero gratis a sostituirsi in tutto allo stato. Si paga tutto se si vuole ricevere e dare una mano, se si vuole essere utenti e volontari stessi di queste associazioni, facendo offerte, dando il 5xmille, in cambio però si ottiene sostegno che sarebbe difficile trovare a pari prezzo da altre parti. C'è aiuto concreto, e spesso l'esperienza acquisita su più situazioni diverse, che aiuta soprattutto nella gestione di una persona (la/il badante), che viene in casa nostra, nella nostra privacy, a dare assistenza ad un anziano.
Le badanti, secondo me, si dividono in due categorie:
Quelle che veramente vogliono fare la badante e hanno anche una sensibilità e la pazienza per farlo. Non hanno idee impossibili da realizzare ma vogliono fare la badante perchè contano su quello stipendio. Sognano poco e si rendono conto della situazione che sta attorno a loro.
Poi c'è la maggioranza delle persone che hanno sentito che in Italia c'è lavoro e si sta bene, sognano l'Eldorado, hanno saputo che si può guadagnare bene (magari da organizzazioni poco pulite che hanno tutto l'interesse a riscuotere e a portarle qui), molte sono state imbrogliate sia da connazionali sia da loro compari italiani. Sono persone che sono qui ma profondamente insoddisfatte ancor prima di iniziare. Sanno che mal che vada, si può vivere iniziando con situazioni dove c'è vitto e alloggio gratis e ti pagano solo per tener compagnia per un po' di ore al giorno ad un anziano.
Fra queste persone ci sono quelle che pensano basti pulire, altre che credono serva una cuoca, ci sono quelle che credono di poter passare tutta la giornata ai giardinetti, altre che se ne stanno sempre in camera loro, ma offrono la loro sola disponibilità a chiamarci o chiamare l'ambulanza quando serve.
All'estero non c'è un'esatta percezione di cosa sia questo lavoro molto italiano, ed è bene mettere in chiaro subito le mansioni senza rimandare nulla al dopo, e soprattutto scrivendo una lettera d'assunzione, dove si specifichino dettagliatamente le mansioni, i doveri e i diritti riconosciuti, le ferie, la mezza giornata di riposo, le due ore libere giornaliere, i giorni di festa e le ore di lavoro e come svolgerle. Spesso col passaparola le badanti percepiscono che loro non sono dipendenti, ma sorveglianti speciali degli anziani, per tenerli "in riga", con pari diritti se non superiori ai parenti stessi che le hanno assunte.
Le associazioni di volontariato, offrono spesso solidarietà a badanti e anziani, operano perchè le badanti imparino la lingua, imparino a dare assistenza si integrino.
Io non sono molto convinto che una badante ci tenga troppo ad integrarsi, ma imparare bene a parlare leggere e scrivere, e magari imparare qualche parola del dialetto locale, non guasta mai.
Manca sempre quello che nessuno riesce a fare e se lo devono fare le famiglie.
Spiegare a queste possibili badanti, che il lavoro non è quello che hanno sentito da loro amiche, ma è quello che serve in una casa, cioè il supporto ad un anziano che prima gestiva la sua casa e adesso ha bisogno di un aiuto (non di un gendarme) per farlo in ugual misura e per questo aiuto si ripromette di pagare.
La badante deve dare quel che l'anziano chiede e necessita, ma anche guidare l'anziano e frenare quando questo chiedere nuoce all'anziano.

martedì 9 ottobre 2012

Essere vicini all'anziano

Non si può sempre essere vicini all'anziano. Delle volte ci si allontana per far la spesa, o per andare al lavoro, o per andare in farmacia, o dal medico di base, o in uno dei tanti uffici dove si fa attesa/anticamera/fila quando si ha un anziano in casa
Come tanti, ho sperimentano metodi diversi, anche se poi si converge su una presenza necessariamente fissa.
Ho iniziato con un telefono con venti memorie fisse. Tastiera normale, più venti tasti memorizzati, ognuno corrispondente a un numero di telefono. Poi sono passato ad un telefono che ad ogni tasto aveva anche la pronuncia del nome di chi si stava chiamando. Ovviamente tutti telefoni con tasto vivavoce, e tutti nella versione "senior" dei vari produttori. Il telefono semplice non esiste. Anche il più semplice è troppo complicato. L'ultimo tutt'ora in funzione in casa, è il Brondi Bravo 2 (credo) (pagato circa 60 Euro se non ricordo male) ha sole tre memorie (due sono già di troppo) e comunque ha sempre una decina di tasti che nemmeno ricordo a cosa servano e che potrebbero essere eliminati. Meno confusione, soccorsi più immediati. Avrei preferito, all'epoca dell'acquisto, un ITT (poi TTM) (mi sembravano un po' pionieri in queste cose), non lo trovai e poi il Brondi aveva una particolarità "il telecomando". Un unico pulsante al collo (il telesoccorso) che chiama in sequenza 5 numeri (credo), anche se ho memorizzato un solo numero quello del mio cellulare acceso anche di notte. Lo so che è imprudente (fuori campo, batterie scariche e altri guai sono sempre in agguato) ma io sono l'unico con la volontà di dargli una mano subito, sempre, anche se poi mio padre mi ringrazia spesso (quando va bene) con mezza razione di improperi.
Quando due tasti erano ancora sopportabili, sono passato all'aiuto di internet. Mio padre ha l'ADSL, ma ovviamente non ha un computer suo. Mio padre ha un modem con l'antennino (wireless = senza fili) un D-Link DSL 2640R (pagato circa 30 euro), quello che avevo dal fornitore di telefonia l'ho messo nel cassetto.
La cosa più difficile che io abbia mai provato, è configurare un modem, ne ho provati di diverse marche con scarsi risultati, ma questo per me è stato un toccasana. Facile facile, non necessitano conoscenze e non ho usato nemmeno il manuale, può anche essere che non sia più in produzione. Un po' di tempo dopo, trovai una webcam un po' particolare. Non dava immagini nitidissime da macchina fotografica, ma sufficiente per l'uso che ne volevo fare.
Sempre D-Link, sempre senza fili (cioè un filo c'è, è quello che va infilato in una presa della corrente di casa).
Si tratta del modello DCS-932L, quello più economico (credo di averlo pagato meno di 70 Euro), ma funziona sia di giorno sia in assenza di luce. Presi all'epoca, quello, perchè non essendo un esperto, mi fosse andata male, avrei limitato i danni.
Messa in funzione semplicissima, anche se occorre almeno un portatile che legga il CD d'installazione, che guida passo passo alla messa in opera.
Se non ricordo male, un modem può gestire fino a 32 telecamerine, anche se dubito riesca a non lasciarsi cadere le antenne già con quattro o cinque.
Una volta finita la messa in funzione la telecamera può essere staccata da tutto e dalla presa di corrente e posizionata nel punto o nella stanza che si desidera senza dover più pensare alla reinstallazione (sempre che ci sia però un'altra presa di corrente). Credo che queste webcam, funzioni fino ad una decina di metri di distanza dal modem. nel mio caso era nella stessa stanza e delle volte la posizionavo nella stanza attigua. Guardo tutto con un cellulare economico della Samsung (uno smartphone preso coi punti del supermercato).  Occorre essere in presenza ovviamente di una rete WiFi internet (da casa mia lo vedo, o dal supermercato e in tutte quelle aree dove c'è una zona servita da internet gratis (nella peggiore delle ipotesi si pagano tre Euro a giorno circa, per tutto il giorno, con il proprio gestore di telefonia mobile). Si vede il video per un tempo massimo di un minuto, dopo di che, bisogna cliccare sul telefonino "riconnettersi". Gratis ci sono solo infiniti intervalli di 60 secondi massimo.
Con la badante non uso più nulla, per non stressarla con l'occhio del "grande Fratello".

lunedì 8 ottobre 2012

Corsi per badanti

Ci sono innumerevoli corsi per badanti. Per quanto ne abbia sperimentati parecchi, mi rendo conto che il fine ultimo, non è mai quello di dare maggior professionalità ad una persona che si appresta ad assistere un anziano. Aiutare un anziano dovrebbe essere una cosa semplice, fa parte del ciclo della vita. Si nasce, si cresce, si è attivi , si perde smalto, si decade, si muore. Il discorso è semplice e semplicistico, detto così, ma non va molto lontano dalla realtà. Ci sono corsi dove tutto è improntato sulla rianimazione ... come se l'anziano corresse, come unico pericolo, quello di annegare nella vasca da bagno. Corsi dove alle fine di una 4 serate (come se bastassero a formare eticamente e professionalmente una persona) viene persino dato, a basso costo, un misuratore di pressione. Lezioni di respirazione bocca a bocca (YouTube, è pieno di esempi), come se poi una badante applicasse l'insegnamento su manichino all'anziano con dentiera. Delle volte, questi corsi sembrano fatti per dar lavoro a colleghi che ricavano compensi tenendo il corso, e che magari ne traggono anche guadagno vendendo (o facendo vendere ad amici di amici) strumenti medicali, tipo misuratori della glicemia (con relative strisce) ecc.
Ho mandato la badante (alla prima esperienza con questo lavoro) ad un corso patrocinato da regione e comune. Mi sono presto reso conto che le lezioni non avevano una sequenza logica, (quello che la badante che lavora da mio padre, sa e fa, lo ha imparato da me che l'ho imparato a mia volta, a forza di confrontare metodi (talvolta empirici) più o meno adeguati, praticati da infermieri, visti sul campo, seguendo mio padre in ospedale. I corsi visti, mettevano assieme diverse esperienze in settori non troppo omogenei fra loro, che poi producevano comunque un corso, tanto, non esiste un vero programma di corso di formazione per la "professione/mansione" di "assistente famigliare" e anche chi organizzasse un corso di cucina e cucito, credo riuscirebbe ad avere soldi da qualche regione, reclamandolo come corso per badanti. Alla fine basta dare una pergamena di partecipazione/frequenza, che le aspiranti badanti, se vogliono possono anche esigere pagando (nel mio caso specifico, la badante è stata state costretta a pagare 25 Euro per la pergamena ... il corso era invece gratuito o meglio pagato dalla regione). Quello che la badante ha imparato è stato sindacalizzarsi notevolmente, sindacalizzarsi su cose inutili perchè io davo già a lei più di quanto previsto dal contratto nazionale e da quello che avevamo pattuito. La persona che io mandavo (sorprendentemente per me), era l'unica con un lavoro. Le altre future badanti, andavano solo nella speranza di trovare una collocazione rilevante. Il corso era organizzato dalla crema della società locale, quindi le probabilità di essere assunte presso qualche facoltosa famiglia, sembrava abbastanza elevata, anche se poi ogni aspettativa è risultata vana (zero lavoro per tutte). Chi organizzava, aveva come unico traguardo quello di mettere assieme il numero minimo di persone per ricevere fondi da tutti (regione, comune, provincia, sponsor ecc.) e produrre il corso. C'è chi lo fa di mestiere (produrre corsi patrocinati da enti nazionali e internazionali, coperti da fondi elargiti delle più svariate istituzioni e dalle più strambe motivazioni) 
Diffidate ragionevolmente dalle badanti provenienti dai corsi ... o almeno questa è stata la mia esperienza. Meglio il passaparola.

mercoledì 12 settembre 2012

Decadenza cognitiva

Un termine difficile? Un termine complesso? Non so. Decadenza potrebbe voler dire perdità della possibilità di essere integri, perdita della possibilità, o forse anche del diritto di fare. Chi potrebbe negare questo diritto, il tempo sicuramente e la non applicazione, o la noia di vivere, la depressione, l'apatia, le malattie. Tutto gioca a sfavore nostro e quindi a maggior ragione di un vecchio.
Cognitivo, cognizione forse vuol dire riconoscersi in questo mondo, sapendo dove ci si trova, chi si è, capire cosa ci succede attorno con la consapevolezza di comprenderne il perchè.
Mio padre mi dice spesso "mi fai diventare scemo".
Fare tutto il possibile per un anziano del quale si è responsabili, non è fare per lui tutte le cose, ma stimolarlo a farle.
Ho esperienza di queste cose? Sicuramente si? So usare bene e comprendere questa esperienza? Questo è più difficile a dirsi, di certo ho molta pratica e mi considero un buon allenatore.
L'ultima volta che mio padre è stato in ospedale (inizi di Dicembre dello scorso anno), quando il medico che lo ha preso in carico, in corsia, ha saputo che abitavo a quasi 200 chilometri da lui, ha scosso la testa e ha smesso di farmi domande, ritenendo non fossi in grado di rispondere. Io sono abbastanza organizzato anche se sono disordinato di mio. In casa ci sono tabelle dei pasti (il menù giornaliero), quanta urina fa la notte e se si scarica regolarmente. La pressione e la percentuale di ossigeno nel sangue (saturimetria). Controllo periodicamente la glicemia, il colesterolo e i trigliceridi. Tutto con delle macchinette non più grandi di un piccolo telefonino.
Sono controlli minimi, ma che consentono di modificare il menù per stare un po' meglio. se è necessario litigo con mio padre ... non so se sia una buona cosa ma un po' di stress mi pare faccia bene anche a lui )(poi facciamo la pace anche se non sempre subito ... lui vuol fare il duro)
Non necessariamente occorre avere l'Alzheimer per essere folli un pochino o del tutto. Tutti siamo (se non folli), almeno prede di qualche piccola mania o di qualche piccolo ... tic. Con la vecchiaia tutto degenera e ovviamente peggiora la vita propria e di chi ci sta attorno.
Per stare in mezzo ai folli, occorre grande forza fisica e pulizia mentale, per far bene, ma occorre anche la capacità di staccare la spina più volte durante la giornata, anche mentre si accudisce la persona stessa.
Lo stress continuo non aiuta nessuno.

sabato 1 settembre 2012

Meglio figli o infermieri?

E' inevitabilmente una domanda che prima o poi ci si pone. Se si è troppo figli si impigrisce (per affetto) l'anziano genitore, se si è troppo infermieri si guadagna in salute tutti (figli e genitori) ma si spersonalizza anche il rapporto umano e la depressione potrebbe farsi strada nella testa dell'anziano. Questa è stata anche un'estate calda. Molti se ne sono andati per sempre. Molte badanti, al rientro dalle ferie dai loro paesi d'origine, non troveranno più il lavoro per morte dell'assistito. Badare ad un anziano è anche questo. Un organismo fragile, mal sopporta il caldo eccessivo ma anche il freddo troppo intenso e gli sbalzi di temperatura certo non aiutano chi è un po' naturalmente debilitato. Qui in una settimana, si è passati da 38 gradi all'ombra, a 20 gradi all'aperto, sotto le nuvole. Oggi qui è venuta un po' d'acqua. A sufficienza, ma soprattutto è arrivato un fresco troppo fresco e mia madre questa sera ha ben pensato di farmi tirar fuori una coperta "per prepararci all'inverno" dice lei (oggi era ancora Agosto). Un anziano ha quasi sempre fretta, anche l'ansia di farsi trovare impreparato. si barrica contro tutti per salvare se stesso. Agosto è passato e grandi caldi non ne verranno più, anche quest'anno, questo pericolo è superato. Adesso avremo gli sbalzi di temperatura e poi verrà il freddo. Ogni stagione ha i suoi pericoli per un anziano. Da questa trincea, per ora ce l'abbiamo fatta, Due settimane fa, i giorni più caldi si sono mangiati una decina di anziani qui attorno. Un anziano si lascia andare di suo. Credo che delle volte anche litigare serva un po' ad ossigenare il sangue.
Prima bisogna essere rigidi infermieri e poi anche figli per non ridurre tutto solo a quel lavoro che a me sembra delle volte sia diventato seguire i miei genitori nei giorni molto pesanti. Fra un po', ammesso tutto vada avanti senza troppi intoppi, entrerò nel quinto anno di assistenza. Mi sto facendo un po' di conti e la badante non sta facendo più giorni di me pur essendo convivente (quando c'è) e a 54 ore settimanali. Fin che resisto va bene così. Va bene per loro ma inevitabilmente mi consumo io oltre a pagare una persona. Il lavoro in se non è granché ma ci sono momenti che logorano senza dar tregua. Delle volte credo che una persona depressa non dovrebbe nemmeno iniziare questo percorso che non si sa fino a quando può durare. Per assistere i propri genitori occorre avere molto fisico da consumare. Lo dico perchè ho visto persone crollare e altre che vengono a vedere come faccio perchè magari in due o in tre non riescono ad assistere una persona. Io ne ho due, anche se non entrambi allo stesso livello d'impegno, e non dico nulla alla badante quando non fa le ore a contratto, e quando vedo che comincia a soffrire la mando in ferie anche se giorni non ne ha più. Lavare, cucinare, stirare, pulire sono lavori, fare la badante è molto di più se lo si vuol fare in modo decente.

sabato 11 agosto 2012

La badante va in vacanza

La badante assunta (qualsiasi siano i giorni o le ore di lavoro nel mese), ha 26 giorni di ferie all'anno che si possono accumulare per due anni (fino ad un massimo di due mesi quindi) da fare in un unico periodo o al massimo in due periodi divisi. Le ferie devono essere un periodo abbastanza lungo di riposo e non possono essere frazionate in tanti giorni diversi. I giorni di ferie si considerano sei, dal Lunedì al Sabato indipendentemente dalla mezza giornata di libertà. Per la badante convivente, durante le ferie, verranno pagate (oltre le ferie come giorni di lavoro, come per tutti i lavoratori) anche le indennità sostitutive per vitto e alloggio.
Si chiamano "sostitutive" perchè sono un contributo che si sostituisce nel periodo di ferie al vitto di mezzogiorno e sera e all'ospitalità della quale la badante usufruisce nei giorni di lavoro.
Ogni settimana quindi ci saranno sei indennità di mezzogiorno (1,81 Euro al giorno per sei giorni), sei per la sera  (1,81 Euro al giorno per sei giorni) e sei per l'alloggio (1,57 Euro al giorno per sei giorni).
Le indennità saranno quindi (1,81+1,81+1,57) pari 5,19 Euro al giorno moltiplicate per sei giorni della settimana lavorativa, quindi 31,14 Euro totali, indipendentemente da eventuali giorni di festa nazionale o religiosa durante il periodo di ferie. se c'è una festa durante il periodo di ferie si dovrà pagare doppia (una volta perchè festa e una seconda volta perchè "persa"/coperta dal giorno di ferie. Vale per esempio per chi va in ferie ad Agosto e il 15 di Agosto non fa festa perchè è già in ferie.
Le indennità, indennizzano la badante del mancato uso dell'alloggio solo quando non è al lavoro (gli altri giorni mangia e alloggia presso l'assistito e quindi non prende questi soldi) e dei pasti che come convivente non consuma a casa dell'assistito.
Questi compensi, che normalmente non vengono corrisposti durante i giorni di lavoro, entrano a far parte del conteggio della tredicesima e del TFR.
Le ferie vanno concordate fra famiglia e badante, in modo da essere fruibili in modo che siano accettabili per entrambi. Le ferie proprio per il loro valore di riposo del lavoratore, devono essere tali da risultare effettivamente utili allo scopo. Per questo non si frazionano e vanno prese in modo che anche la badante possa tornare a vivere un buon periodo di riposo con chi vuole e dove vuole.
Spesso, se la badante è straniera, utilizza questo periodo per tornare al proprio paese. Nessuna spesa di viaggio è dovuta dall'assistito per eventuali viaggi di rientro o altro a nessun titolo.
La badante va in ferie ma qualcuno deve pur sostituirla. O si ricorre ad un'altra badante per quel mese, o si fa da se, perchè non è sempre facile trasferire le competenze, le cadenze per i medicinali, le abitudini dell'anziano ad una nuova persona per solo un mese.
Chi assume una badante farà bene a considerare che quando non c'è la badante, bisogna fare da soli e sono spesso anni di ferie ai quali si rinuncia. Nel mio caso, solo per mio padre, per ora sono quattro e prima non è che si potesse tanto star via tranquilli e per periodi lunghi. Per me un periodo lungo è sempre stato una settimana intera senza passare da casa.

lunedì 6 agosto 2012

Le mansioni della badante

Più il tempo passa e più il lavoro della badante con lo stesso anziano, aumenta, fino a diventare, se non insostenibile, quanto meno molto difficile da gestire serenamente.
Quando l'anziano è relativamente in forma e la sua mente funziona, basta un po' di pazienza e tutto si accomoda. Anche una persona giovane e con poca esperienza, può fare un lavoro del genere. Una badante giovane e inesperta, ma comunque tollerante e non autoritaria, da un po' della sua linfa vitale e della sua freschezza, all'anziano, che se ne nutre. Col passare del tempo e alle volte all'aumentare delle reali necessità o anche solo dei "capricci", occorre sempre più personale di esperienza. La pazienza non basta più, ma bisogna sapere cosa e come fare in situazioni difficili e gestibili da casa prima di chiamare, o in attesa del 118.
Le mansioni sono sempre quelle, ma assistere una persona leggermente non autosufficiente è molto diverso dal seguire un anziano totalmente non autosufficiente o magari malato di Alzheimer.
Non esiste un parametro di non autosufficienza fisso, ma esistono diversi stadi dell'incapacità a bastarsi da soli. Non gestire i propri bisogni corporali, non ricordare certe situazioni o certe necessità, non essere capaci di sentire o di chiedere e parlare, non riuscire ad alimentarsi, ad orientarsi nel tempo e nello spazio, non riconoscere i propri cari ecc.
Credo che per una persona che decide di fare la badante, si possa sopportare nella stessa famiglia un lavoro del genere per due, tre, forse anche quattro anni ma chi è portata a vivere con un anziano ancora "vispo", non dovrà andarsi a cercare un lavoro con un Alzheimer, mentre chi è abituata a lavorare con persone con gravi handicap (secondo me) sarà così "materna" anche con un anziano, ancora abbastanza integro, da risultarne un sedativo per la sua vita e per la sua mente.
Essere troppo premurosi con un anziano ancora in forze, lo si impigrisce. Essere svogliati con un anziano fortemente compromesso, rischia di diventare un problema per la sua stessa salute e vita.
Non sempre è facile gestire bene passaggi e modi di vivere così diversi, in conseguenza di un degrado che solitamente non è solo fisico ma anche mentale.
Una badante in una famiglia a 54 ore non è paragonabile ad una persona che fa un lavoro simile in un ospizio su turni.
In famiglia si vive di più, un anziano "noioso" resta "noioso" fino alla sua morte. In ospizio c'è varietà di persone da assistere e il lavoro non è così obbligatoriamente indirizzato su un comportamento standard "noioso". Il turnover (per decessi) rende il lavoro in ospizio meno personale, e meno responsabilizzato anche per l'infermiere più amorevole e responsabile. I turni staccano dal malato, c'è il turno e l'infermiere più distratto e quello più attento, e poi c'è la consapevolezza taciuta, che se l'anziano è lì, non sempre è per la sua salute ma per la normale voglia di vivere e di salute di chi li lo ha messo, talvolta per disinteresse. ma altre per reale impossibilità a fare in modo diverso. L'ospizio (checchè se ne voglia) per l'esperienza che ho avuto, è una fabbrica, dove l'anziano è il prodotto da lavorare. L'umanità è merce rara, mentre la routine, l'abitudine alle situazioni ricorrenti è spesso uno standard. Il medico non è a disposizione dei parenti, quando si ritiene d'averne bisogno, c'è all'ora fissa, e il giorno fisso alla settimana. Non si è li per essere curati ma per essere mantenuti nello stano di salute dell'ultima dimissione ospedaliera.  Ho viaggiato molto e in posti diversi, in tanti ospedali, tanti ospizi e varie riabilitazioni. Quando fra i parenti e conoscenti c'è un problema del genere, non mi fanno mai mancare i loro problemi per trovare la soluzione migliore in tempi stretti. Qualche volta mio padre va in ospedale. Gli ospedali che ho visto, tendevano a radunare i malati in stanze per gravità di stato. Totalmente recuperabili (magari giovani). Persone parzialmente recuperabili e da mandare in un reparto riabilitativo dopo la cura, e altri messi in stanze più lontane dal posto di guardia di medici e infermieri, in stanze che ospitavano solo pazienti da controllare, ma irrimediabilmente (considerati tali) persi. Questi ultimi, vengono solo mantenuti nel loro stato di "malattia" senza più tentare recuperi impossibili, e se non sono in famiglia vengono indirizzati in ospizi.
Mi capita di conosere in continuazione "nuovi anziani"e di averne conosciuti tanti.
Molti sono morti pochi mesi dopo aver trovato sistemazione in ospizio.
Si diventa sempre più anziani quanto più si è non sufficienti.

giovedì 2 agosto 2012

L'anziano non vuole morire

Nessuno vuole morire, a meno di insostenibile grande sofferenza o grande depressione. Nessuno vuole entrare in quel buco per l'eternità. Nessuno vuole spegnere per sempre la propria vita.
E' comprensibile decidere di non volere più la propria vita, a fronte di un grande dolore fisico o una grande sofferenza d'animo. Non volere più la vita, non è una espressa volontà di morire, anche se il ritornello che ripete l'anziano, all'infinito, è sempre quello: "voglio morire". Non volere la propria vita è volere qualcosa di diverso, una speranza, una diversa condizione. Sono pochissimi, rari, quelli che chiamano la morte anche in presenza di un grande dolore fisico. Ho girato molti ospedali e viste tante persone sofferenti allontanare disperatamente il prete che porta l'estrema unzione, non tanto per un fatto religioso, ma per il segnale che tutto il mondo, si è arreso alla fine del mondo, di quella persona. Si può non voler vivere, anche perchè attorno non si intravede altra speranza al vivere quotidiano. La depressione è la grande nemica degli anziani e della decadenza fisica del corpo, quando l'autosufficienza e le prospettive future vengono meno. Ho visto tanti vecchi sani desiderare di morire e lasciarsi andare. Basta non alimentarsi e si muore. Me lo ha spiegato più volte mio padre. Una volta, mio padre, decise di non mangiare più e implorò i medici di aiutarlo a morire, lo fece per un giorno e mezzo. I medici si astennero dalle cure pur decidendo di tenerlo 24 ore in osservazione. Ci passai quel tempo insieme ... 36 ore a parlare e a cercare di ascoltare. Serve molto più ascoltare e guardare, che il proprio parlare, delle volte serve solo ricordare il passato ... è quasi sempre lì la soluzione. Ci si scopre impotenti. I medici alzano le braccia e si arrendono subito, rispettando le volontà del paziente prima di tutto. Si comprende di essere inermi, soli, e di colpo senza speranze, senza medicine, senza alleati. Il caregiver, colui che più di tutti ha seguito, e cercato di essere punto di riferimento per tutti e per l'anziano, comprende di non farcela, di fallire. Il caregiver è anche un allenatore, prima di tutto di se stesso e poi dell'anziano. Credo ci si debba allenare e si debba allenare a vivere. Spesso tutto tracolla per distrazione. Occorre capire quale argomento può far presa nella testa dell'anziano, che chiede solo attenzione. L'anziano non ha più tempo per gli altri e reclama attenzione solo per se stesso. E' uno che sta annegando, e annaspa cercando di tirar sotto, il suo proprio salvatore, come gesto estremo per salvarsi. Chiede di essere ancora parte del tessuto famigliare, dal quale pensa di essere stato escluso. Se nessuno lo vuole, che gli altri lo abbiano almeno sulla coscienza, e scatta la punizione inespressa ma palese del "muoio per colpa vostra".
Quando mio padre decise di ritornare a mangiare, non ci credette nessuno. Non so esattamente quale pensiero nella sua testa sia stato utile a farlo tornare alla vita, e non so nemmeno chi lo abbia aiutato a vivere dei tre o quattro che chiamai per convincerlo a tornare a mangiare. Tutti si attribuirono il merito del convincimento, compreso il prete, che e chiamai per dargli l'estrema unzione, più per fargli paura, che per convincimento reale gli fosse utile a qualcosa. Il prete si rifiutò di dargli l'estremo sacramento, e si limitò a confessarlo. Mio padre concordò con me la resa, ma non saprò mai chi abbia vinto la sua volontà di non vivere. Quello che so è che ne uscii prostrato e dormii per alcuni giorni quando tornando a casa lo vidi ricominciare a mangiare. Mi sembrava di aver attraversato il deserto. Ero distrutto psicologicamente, e fisicamente. Vuoto dentro di tutto. Oggi mio padre pesa 5 chili più di allora (due anni fa) ed è leggermente sovrappeso e so che questo non è bene, devo limitargli gli alimenti gradualmente ... ma la fatica e la paura di quell'esperienza, è stata tale, che mi torna difficile riuscire a farlo con perseveranza.

lunedì 9 luglio 2012

Mio padre piange

Ci sono giorni che non riesco nemmeno ad arrabbiarmi. Mio padre vorrebbe anche aiutarmi a fare le sue cose. Cerca di essere meno d'impiccio che può, ma così facendo, mi fa faticare di più. Delle volte è anche un gioco, per stare più insieme. Delle volte mio padre ride per delle cose che non fanno ridere e delle volte piange per delle cose che non fanno piangere. Sono quattro anni che mi dice che vuole morire (tutte le volte gli rispondo di non stufare) ma adesso io comincio a credergli. E' stanco, respira corto e di fretta, fatica ad alzarsi e a stare in piedi da solo. Fatica a camminare. Lo so, le scarpe devono essere alte per aiutare la caviglia aperte fino in punta da chiudersi con il velcro perchè il mattino il piede è magro ma poi a sera ha due salamotti nelle scarpe che devono essere "allargabili". Niente cuciture dentro e poi devono lasciar traspirare il piede. Io non capisco, i vecchi sono tanti, ma nessuno fa una scarpa senza cuciture come piacerebbe a me e ai suoi piedi, Mio padre mi ricorda di tanto in tanto che "lui non ha debiti e non ha crediti, come tutti quelli della sua età".
stiamo vivendo un periodo di calma reciproca e quasi di innamoramento anche se delle volte basta uno sguardo o un gesto sbagliato per irrigidire la situazione.
Mio padre quando vuole sa anche essere simpatico e fa anche battute fini. Bisogna lasciar vivere se si vuole sopravvivere. Sempre più spesso ho la sensazione se ne stia realmente andando definitivamente. Che farò senza  di lui. Ho litigato tanto ma so che mi mancherà tanto anche con i pannoloni sporchi.

Ultimo giorno per pagare l'IRPEF

Come per tutti, anche le badanti che hanno un reddito annuo superiore agli 8000 Euro distribuito su 12 mesi di lavoro, pagano l'IRPEF (tassa che va allo stato e ai comuni).
Normalmente si va in un CAF o da un commercialista abilitato.
Si può anche provare a fare da soli.
Dall'Agenzia delle Entrate (sito sicuro di stato) si può scaricare il programma ed eventualmente controllare se la denuncia che ci hanno fatto è corretta e perchè è fatta così.


Va fatta attenzione a cliccare si su avanti, mettere i propri dati, entra, ecc.
Non si deve cliccare su SALVA o su INVIA se non si è certi di mandare effettivamente quella denuncia perchè il rischio è di pagare due volte.
La prova va fatta senza SALVARE o INVIARE allo Stato i dati inseriti se non si è più che certi che il conteggio e le cifre inserite non siano quelle giuste.
Normalmente si paga tutto l'anno precedente alla denuncia (se la denuncia è del 2012 si pagano le tasse del 2011, più l'acconto per il 2012). Se lo scorso anno si sono pagati acconti per il 2011 ovviamente questi verranno recuperati e andranno tolti al saldo delle tasse da versare per tutto l'anno 2011 (lo scorso anno chi ha fatto la denuncia con il modello Unico ha pagato solo un acconto).
Chi non paga le tasse rischia di essere trovato e diventa evasore fiscale.
Le pene vanno dalle multe al carcere.
Alcune badanti preferiscono rischiare e non pagare ma va detto che quando un contratto è regolare, ci sono i versamenti Inps che attestano che c'è stata paga oraria, mensile,annuale.
Chi poi ha fatto la denuncia negli anni scorsi è già conosciuto al fisco.
I permessi di soggiorno saranno sempre più vincolati al versamento dei contributi e al pagamento delle tasse, mandare soldi al proprio paese diventerà sempre più difficile anche per evitare che il denaro provenga da guadagni illeciti di stranieri sul territorio italiano come lo è già per gli italiani che portano soldi all'estero (furti, estorsioni, lavori non denunciati, droga, prostituzione ecc.)

venerdì 6 luglio 2012

Luglio, mese di contributi INPS

A Luglio si pagano i contributi dovuti all'Inps per i tre mesi precedenti (Aprile, Maggio, Giugno).
Per la badante convivente che lavora da mio padre, a 54 ore settimanali (702 totali nel trimestre), ho pagato ieri 737,10 Euro (si pagano entro il giorno dieci dei mesi di Gennaio, Aprile, Luglio e Ottobre). Totale circa tremila euro l'anno. Il bollettino si può scaricare dal sito Inps (occorre un PIN di identificazione rilasciato dall'Inps) oppure lo si può prendere presso il sindacati che si occupa anche di tenere tutti i rapporti e le buste paga da pensionato/assistito a badante. Adesso il bollettino è un MAV e si può pagare in qualsiasi banca (anche dove non si è clienti) senza nessuna spesa aggiunta, e anche in posta con le solite commissioni dei bollettini standard.
I contributi reali sono 716,04 Euro, mentre 21,06 Euro sono un contributo all'organizzazione che si occupa di garantire un'assicurazione minima in caso di malattia della badante (assicurazione a favore della badante). Una parte di questi 21 euro (circa la metà mi pare, quindi poco più di 10 Euro) sono a carico della badante e sono trattenuti dalla busta paga mensile (poco più di tre euro al mese).
Una volta pagato, si trattiene una parte del bollettino (in caso di controversie con l'Inps), e se ne consegna una parte alla badante che la userà per reclamare eventualmente all'Inps contributi erroneamente non conteggiati. 

sabato 30 giugno 2012

Invecchiare a gradini

più che invecchiare a gradini il passaggio da una situazione all'altra è a gradoni. Che si invecchi normalmente, che si abbia un "decadimento cognitivo", una "demenza senile", un Alzheimer, la cosa più difficile è accettare per tutti (anziano e assistente) questa nuova situazione. Ho provato rabbia, ho litigato e poi mi sono rassegnato. Si muore un po' alla volta. Un giorno si e il giorno dopo mai più. Quando un anziano perde un'attività occorre accettare, farsene una ragione in fretta e rimettersi a disposizione in modo differente. Quando questa nuova avventura cominciò, 4 anni fa, mio padre era una persona che si comportava come tutti i pensionati in forma al mondo. Era autonomo, si incasinava, aveva energia (non da regalare ma abbondante), trafficava e soprattutto era e voleva essere indipendente.
Oggi le cose sono un bel po' cambiate. La cosa più difficile è accorgersene, farsene una ragione, ripartire con sempre maggior impegno. Me lo ha detto un geriatra, ci sono malattie che debilitano poco a poco altre virulente ma su tutte la vecchiaia toglie terra di colpo sotto i piedi senza apparente ragione.
La bravura è accettare senza prevaricare, senza prevenire. Bisogna prendere il gradino quando viene, non prima non dopo.
Un anziano troppo aiutato dimentica di fare le cose, non aiutarlo al momento necessario  o pensare stia perdendo volontà è comunque sempre un errore.

martedì 26 giugno 2012

L'anziano è un metodico non rigoroso

L'anziano è metodico, segue i colori e distingue meglio le forme semplici per identificare quello che può o non deve fare. L'anziano predilige le operazioni che contraddistinguono la sua giornata ad orari precisi e prestabiliti. Anche i movimenti e le operazioni devono avere una successione abbastanza "logica", sono più facili da ricordare. L'anziano non è sempre molto rigoroso nel suo essere metodico e non ama essere rimproverato. L'anziano vive anche un po' meglio in una leggera libera confusione, dove sbagliare e accorgersi di aver sbagliato possa sembrare una simpatica marachella.
Non bisogna aiutare molto l'anziano. E' meglio aspettare che si aiuti da solo. Non è mancanza di amore, anzi lo è il contrario. Aiutare troppo l'anziano lo si abitua a non essere autonomo e a perdere precocemente delle attività che sarebbe benissimo in grado di svolgere da solo tenendo in movimento il suo corpo e la sua mente.

Credere di vivere per non morire


Un anziano sa di essere anziano e sa che ogni momento potrebbe essere quello buono, anzi quello nefasto, per salutare tutti e togliersi definitivamente di torno. L'equilibrio fisico e forse ancor più quello mentale sono fragili e basta niente per cadere in depressione o per dimenticare tutto e passare ancora qualche momento sereno. Pastiglie e normali alimenti hanno una chimica sempre più difficile e instabile nell'organismo tant'è che certe volte togliere qualche farmaco può addirittura migliorare lo stato di salute. personalmente vedo che gli integratori salini aiutano, soprattutto compensano le perdite prodotte dai diuretici. Credo che una certa quantità di chimica influenzi anche il crevello e viceversa.
Per continuare a vivere occorre una motivazione o almeno la consapevolezza che il vivere dia meno fastidio del morire. sempre di croce si parla ma una può sembrare più leggera dell'altra.
L'anziano, per vivere, deve soprattutto credere che convenga farlo, deve trovarne la motivazione altrimenti si spegne e occorre che chi gli sta vicino accetti che quel lumicino si spenga e lo lasci spegnere per l'eternità.
I ricordi (delle volte) sono piacevoli, delle volte però portano una tristezza che inaridisce troppo per continuare a credere di poter vivere. Domenica mattina, mio padre era un po' depresso, una leggera diarrea non lo aiutava. Così a mezzogiorno l'ho messo a letto saltando tutte le pastiglie salvo il diuretico. giusto sbagliato? Alle 17 ho cercato di farlo alzare. Pressione, abbastanza nella norma ma era basso di ossigeno nel sangue e i battiti non erano regolari. Chiamare la guardia medica sarebbe anche stato inutile, non stava male male non stava bene bene. poi ho trovato la scusa buona, per ognuno è diversa. Così verso le 20 abbiamo riprovato. Le gambe erano deboli. non si reggeva. Un po' seduto prima di riprovare. Poi il secondo tentativo andava a buon fine per arrivare a tavola e mangiare un po' di cotto che fa proteine e un reintegratore di sali e vitamine. E poi la partita (italia-Inghilterra) a ragionarci sopra. Gli anziani sono fragili, ma delle volte hanno sette vite.

giovedì 7 giugno 2012

La pelle degli anziani e gli occhi della badante

Situazioni diverse ne ho provate, ed ognuno ha la propria alchimia per risolvere i problemi. Ci sono prodotti costosissimi e altri a basso costo non meno efficaci. Una regola vale per tutte. Quasi tutti gli anziani prendono fluidificanti per il sangue e le vene già fragili perdono un po' la capacità di automedicarsi. Le piccole emorragie sono frequenti e occorre fare attenzione a non dare pizzicotti alla pelle. La cute si rompe già con leggere strette e guarire le ferite diventa un problema. Ho una regola mia, se la zona è molto umida meglio usare un talco per evitarsi funghi se invece è solitamente molto secca una crema molto idratante può risolvere molti problemi. se la zona è soggetta a frequenti sfregamenti, una pomata all'ossido di zinco certe volte aiuta ma non è detto funzioni sempre.
Certe volte poi ci sono farmaci che fanno male (bruschi cali di pressione, sconvolgimenti del sistema endocrino, allergie). Un buon medico che valuti tutti gli aspetti è sempre la miglior garanzia. Mio padre per esempio soffre  anche l'alcool, ma ci sono anche un sacco di altri prodotti che si è perso per strada. Per disinfettare uso del benzalconio cloruro che è un battericida contenuto in un po' tutti i medicinali e i disinfettanti alternativi all'alcool. Una buona badante osserva e avverte chi della famiglia segue l'assistito per adottare i migliori rimedi.

lunedì 28 maggio 2012

La moneta del vecchio

(Domenica, ore 23,50)
Sono stanco.
Pannoloni, cucina, scopa, lucidatrice, piatti, doccia, dentiera, lavatrice ecc. L'immagine la metto domani.
Ho persino messo questo scritto nel posto sbagliato...

(Lunedì, ore 8,10)
Sono in attesa, mia madre questa mattina non vuole alzarsi e la filiera si interrompe. Ieri sera doccia e la doccia l'affatica oltremisura ... anche se gliela faccio io.


(Domenica, ore 23,50 ... torno a ieri notte)
... sono passato attraverso tante vicissitudini. Coma, "avverta la moglie (mia madre) perchè in ospedale si può anche morire, la situazione è grave". Farmaci sbagliati, terapie mal fatte. L'infermiere non fa quello che il medico prescrive e il medico rincara le dosi basandosi sui risultati "insufficienti". Il paziente passa di mano, controlli non fatti, tutti tirano a campare, sono venute meno le motivazioni. Non si bada troppo ad un giovane figuriamoci per un anziano, al peggio non c'è mai fondo. Parecchia ambulanza per medicinali errati. Conosco la decisione di non voler più mangiare, di voler morire. La fatica di ogni giorno per controvertire queste decisioni, se cede una volta gli altri sono tutti falsi allarmi. Serve? Delle volte credo sia anche questo accanimento terapeutico. C'e stata voglia (mia e sua) di sparire da un trasferimento all'altro, da un ospedale a una riabilitazione, o all'ennesimo altro esame. Ho visto tanti morire, erano suoi vicini di letto, con certi si era fatta conoscenza, poi un po' alla volta scremano tutti. I parenti e amici che lo venivano a trovare e lo pensavano pronto per l'aldilà, non era ancora pronto.
Mio padre con me non ride mai. Io so farlo ridere, ma ha un carattere così cocciuto che piuttosto di ridere con me, prima si copre la faccia, poi si condiziona al punto da riuscire a piangere.
Guarda qualche sport, spesso solo la lucina in basso del televisore (guarda se balla, quando il decoder fa l'aggiornamento) oggi ha anche usato il telecomando (di solito quello è competenza esclusiva di mia madre). Faceva zapping tra la Formula Uno a Montecarlo e il giro con arrivo a Milano (mi pare). Quando gli ho chiesto chi fosse arrivato non me lo ha saputo dire, il giochino doveva essere quello di cambiare immagine. Oggi era in buona e ragionevole ... sono queste le cose che fregano ... domani sarà di nuovo via, è bene non illudersi mai. Ho imparato a seguire mio padre come un lavoro, credo sia il migliore dei modi, non ci si illude quando è fra noi non ci si incazza quando è via.
Oggi è anche uscito da solo in cortile, voleva rastrellare l'orto ... mentalmente. Va a giorni. Solitamente ... sempre, bisogna accompagnarlo dappertutto, e ci sono anche le settimane da carrozzina. Oggi era pieno di vigore (pieno si fa per dire), dieci passi fuori ed era già stanchissimo. Seguire mio padre è faticoso e la moneta che usa per pagarmi è la sua risata. Ride sulla pubblicità di Wind (Aldo, Giovanni e Giacomo ... mi abbonerei a Wind anche solo per questo), si inventa delle storie ancor più comiche di quello che sono in realtà. Il suo canale "preferito" (glielo faccio preferire io) e Rai Movie, guarda solo film, comici è meglio. Di Monti e dell'Italia non gliene frega nulla (del resto a Monti non frega nulla di lui) e nemmeno del telegiornale eppure si è fatto 6 anni di guerra via da casa.
Mi ripaga di tutto quando lo sento ridere, magari commenta con me, per qualcosa in Tivù.
Fa tenerezza sentirlo ridere, anche se mai con me. Allora mi dico che la vita è fatta di risate e ancora una non riempie mai abbastanza la vita. Lo so, domani sarò tutto un altro giorno, me ne sono fatto una ragione, è un bene per me è bene per lui. Meglio non darsi troppe aspettative.

(Lunedì, ore 11,30 ... abbiamo finito colazione)
Il Lasix di ieri ha fatto più effetto del solito, con la minestra di ieri sera (zucchine e cipolle fa allagamenti in continuazione, due litri nella notte nella sacca). Delle volte credo che zucchine e cipolle facciano molto più del più potente dei diuretici.
Lo so che questo scritto è più pasticciato del solito ma la mia vita è pasticciata e poi questo non è esercizio di scrittura, non ne sarei capace. Lancio un sasso per farmi sapere come un sasso va sull'acqua, delle volte rimbalza e schizza via prima di affondare, altre volte è subito tonfo. Me lo scrivo per ricordarmelo nei momenti più bui ... per ricordarmi dov'è l'interruttore della luce.
La settimana scorsa ho incontrato una figlia di cugini. Mi chiedeva "Quanti ne hai a letto?". Quando uno ti fa una domanda del genere, vuol dire che non ha mai seguito un anziano. Me lo hanno detto anche in riabilitazione, ho provato con mano. Il momento peggiore è la fase che precede l'allettamento. L'anziano cerca di vivere e fugge dal letto ... appunto, fugge e non lo si trova mai dove si vorrebbe. Bisogna essere davanti e dietro l'anziano costantemente.
Il padre della lontana cugina è morto in una riabilitazione, ematoma occipite di natura non determinata ... gli è caduto al suolo, presumibilmente dal letto.
Quanti ne ho visti in terra ... te ne accorgi dal botto, dopo ... e di solito è troppo tardi.

mercoledì 23 maggio 2012

L'anziano è semplice

Spesso sento dire che i vecchi sono complicati. Lo sento dire dai figli, dai medici, qualche volta anche dai preti.
Con mio padre ma anche con mia madre, certi giorni m'incazzo certi altri demordo. Sento persone che non vogliono sentir parlare di anziani come bambini. Sento persone che guardano i propri genitori come rincitrulliti e parlano delle loro malattie anche gravi in loro presenza "tanto non capisce". Io non sono certo meglio, vivo questa situazione e mi adeguo in modo umano (inteso come natura umana guida a sopravvivere).
Un po' di confusioni i miei la fanno, certi giorni anche parecchia.
Per un figlio è sempre abbastanza difficile ammettere che il proprio genitore è un po' fuori di testa. E' difficile ammettere di non riuscire più a fare ragionamenti umani. Più avanti si va e più i fronzoli cadono e resta l'animale con le sue priorita primitive, mangiare, dormire, evaquare. La decadenza cognitiva senile è un modo complicato per dire che con la vecchiaia il nostro comune bagaglio di stranezze si appesantisce un po'. Non c'è bisogno di avere l'Alzheimer. Le ischemie, i pensieri negativi, gli ormoni che se ne vanno per conto loro, la depressione che talvolta si affaccia nella vita credo di quasi tutti, falcidiano anche le menti più sobrie.
Ricordo ... lavoravo a Brescia e spesso mi trovavo a casa del mio datore di lavoro.
La moglie aveva la madre inferma, in un lettone matrimoniale, in una stanza enorme. Questa vecchina era minuta e in quello stanzone sembrava ancora più minuta, persa in mezzo a un oceano di coperte. "Non capisce" mi diceva quella signora e commentava con allegria la pazzia della madre e lei (la vecchina) mi sorrideva e salutava con la manina come i bambini dai pullman che li portano in colonia, al mare.
I vecchi sono concreti anche quando sono pazzi. Badano a se stessi al loro mezzo metro d'intorno. Non esistono altri oltre loro (andrebbero in confusione solo a tenerne conto, e sono anche onnipotenti (nel pensiero). Pretendono di raccogliere i frutti di una vita, perchè presto sarà inverno e quel che non si è preso dalle piante resterà li a marcire per gli altri.
Mio padre alterna momenti (mezze giornate) di silenzio a momenti (mezze giornate) di infiniti monologhi.
Ha un suo modo di ragionare, senza fronzoli, senza rispetto per il resto. E' una vita primordiale di necessità e se gli gira non vuole nemmeno sentir parlare di acqua. Delle volte gli dico "Ho ordinato 10 chili di acqua secca, domani arriva col corriere" ... il giorno dopo mi la chiede se è già arrivata.
Vanno in confusione i discorsi, talco, acqua, crema idratante, pastiglie, minestra, sapone in polvere.
"Ci sono già le angurie alla Conad" ma sono solo gli "auguri" dei primi 50 anni di attività... credo senta l'estate che arriva.
Inutile cercare di farlo ragionare, "bisugna anda adree al vèrs dèl lègn ... disiva èl marengon" (occorre seguire la direzione delle fibre del legno se non si vuole rompere pialla e mobile ... così diceva il falegname). Pensare che la direzione la stabilisca io è come andare controvento si fa prima a fare che a discutere. Se gli presento due opzioni lo mando in crisi meglio brodo  e cucchiaio piuttosto che altro con cucchiaio forchetta e coltello.
Un vecchio gode dei giorni che vive ma in ogni istante sta in compagnia della morte e spende tutto il suo tempo a trattare nel migliore dei modi la sua resa il più lontano possibile. "Voglio morire ... speriamo di passare bene anche oggi" il commento finale recupera sempre sulla depressione.
Gli anziani credono a tutto o quasi (come i bambini alle favole) anche se restano sospettosi quando si cerca di convincerli a fare qualcosa. Hai miei ho raccontato che mio cugino (ingegnere in pensione) adesso lavora nella fabbrica del cioccolato e i cioccolatini che gli do la domenica (uno a mezzogiorno e basta per via del quasi diabete) me li regala lui perchè li fa lui. Ho detto loro che fa il turno di notte perchè i giovani non lo vogliono fare. Ho detto loro che una delle prime volte nei boeri si è dimenticato di mettere la ciliegia e se ne sono accorti dopo averne fatti 500, dopo qualche giorno si era dimenticato di mettere il liquore e si sentiva la ciliegia ballare dentro ... adesso ne ha mandati fuori due scatoloni con dentro l'incarto vinci 5 boeri e la ditta sta fallendo. Mia madre si è messa a pregare sua sorella morta perchè lo aiuti a tenersi sveglio e a non perdere il lavoro. Delle volte riesco persino a perdermi e a ridere.

mercoledì 16 maggio 2012

Assistere il proprio genitore

Essere padre del proprio padre non è la cosa più semplice di questo mondo.
Lo faccio da 4 anni e sento la mia vita sfuggirmi di mano. C'è sicuramente tanta letteratura sull'argomento, che poi è anche essenza e ricerca del senso della vita.
Ci sono quelli che ci studiano e portano casi e percentuali ecc. Questo dovrebbe essere il tempo della riconciliazione. Ma quale riconciliazione? Con mio padre ho sempre avuto un rapporto abbastanza buono, buono perchè non ci siamo mai frequentati troppo. Lui non c'è stato molto quando ero piccolo (per lavoro) e c'è stato poco quando ero più grande (per soldi, ce n'erano veramente pochi). Poi me ne sono andato di casa, prima una città, poi un'altra, e un'altra ancora e via di seguito. Ogni 4 o 5 anni cambiavo sede di lavoro, qualche volta lavoro e spesso anche residenza. Quando tornavo a casa, erano tutti contenti di vedermi ... per un po', solo per un po', poi si metteva in chiaro che quella era casa loro e io ne avevo una mia, da frequentare il più possibile. Fino a 87 anni, mio padre si è gestito a modo suo la vita. Arrivavo il Sabato pomeriggio con i rifornimenti e me ne andavo la Domenica pomeriggio. Era inutile mettermi nei loro problemi. Loro volevano risolverli a modo, magari disordinato, ma intimamente loro.
Oggi i miei si nutrono della mia vita, quella è diventata anche casa mia, me lo dicono i miei genitori. In cambio di questa concessione loro intingono la cannuccia dentro la mia pelle e aspirano linfa vitale. Sono una loro protesi.
Quando iniziai questo blog, sapevo ancora ridere, oggi mi è più difficile.
Un anziano in casa sua si difende ma fuori è perso. Funziona così in ospedale, nelle riabilitazioni, negli ospizi.. La struttura può essere modernissima, attrezzatissima, efficientissima, ma poi la fanno funzionare operai sanitari e dirigenti non sempre attenti.
Non si può vivere per sempre ma nemmeno morire a tutti i costi molto prima.
L'anziano garantisce un posto di lavoro a tanti ma è un prodotto (seppur ben remunerante) abbastanza fastidioso da trattare.
La fauna che ruota attorno a questo momento particolare della vita dei clienti (i malati terminali di vecchiaia), è variegata, talvolta impreparata ma certamente infinitamente svogliata.
M'incazzo con mio padre e anche con mia madre, non so chi dei due sia peggio. Mi uccidono a gesti e a parole. E' dura, dopo 4 anni posso dire che è dura e spesso lo sento anch'io come un lavoro. Poi ci penso un po' e mi rendo conto che mio padre fatica a pensare a se stesso figuriamoci pensare ad altri o a me e al mio in certi momenti essere sull'orlo del non farcela e di stare male fisicamente prima ancora che nella testa.
Non so se sopravviverò a mio padre o se sarà lui a seppellire me. Fisicamente ho più energia ma i miei mi ha nno tolto tante cose, per certi versi in alcune parti sono più usurato di loro, lo dicono gli esami clinico strumentali. Le macchine non si lasciano influenzare dall'apparenza.
Quando c'è da scegliere se prendersi carico dei genitori o metterli in ospizio, non si può fare un calcolo basato sul denaro, si tratta solo di decidere se continuare a tentare di vivere la propria vita o vivere quella dei propri genitori.
Abbandonarli non è umano. Abbandonare se stessi nelle loro mani credo sia eticamente irrispettoso nei confronti di se stessi e della propria vita. Avrei preferito una vita da orfano, uno se la passa male per i primi 20 anni e tutto il resto è suo. Potrei finire in ospizio io alla morte di mio padre. Credo che una generazione viva la sua vita e quella successiva sia al servizio di quella che l'ha preceduta.

P.S.
Non si può fare tutto il lavoro da soli ci vuole qualcuno che dia pur il cambio. Se si è soli, per vari motivi, si ha la necessità di un'aiuto, una badante per esempio. Resta pur il fatto che dal medico, al supermercato, negli uffici, per i documenti, le tasse, qualcuno ci deve pur andare mentre l'altro è a casa. La badante a 54 ore (quella che lavora da mio padre) si fa quasi sempre 3 giorni più due mezze giornate di lavoro e il resto ...
Tolte le ferie, i santi, le feste, qualche giorno di permesso restano pur sempre 180 da fare in compagnia (24 su 24) del proprio genitore. Sono i giorni di festa, quelli che il resto del mondo passa in ferie. Se si è duri con la badante si possono anche ridurre a poco più di 120 ma quelli non se li farà mai nessun altro.

domenica 11 marzo 2012

Ansie e rimorsi post mortem


Credo che prima o poi mi ribellerò a quelli che mi parlano del rimorso di non essere stati vicini ai genitori in vita, anzi nell'ultimo tratto di questo percorso.
Me lo ha detto un prete "non salverai te stesso non salverai loro".
Me lo ha detto un medico "è come cercare di imbrigliare la morte, è come pretendere di fermare il mare con una rete per tonni, è tutto inutile e non serve a nessuno"-
Me lo dico anch'io "sto buttando una fetta della mia vita regalandola ai miei. La cosa tragica è che non sto buttando un pezzo qualsiasi di vita, ma sto anticipando la mia fine.
La vecchiaia non fa rima con demenza, ma purtroppo non può farne senza (e questo fa rima eccome), e lungo questo percorso bisogna tenerne conto e metterlo ben in preventivo.
Non si può portare un genitore all'ospizio e poi averne il rimorso. Ennò, troppo comodo dirlo dopo. Non so però nemmeno quanto sia rispettoso nei propri confronti immolarsi per un genitore.
Un prete mi ha detto "Solo chi non ha accudito i propri genitori da vecchio sarà irritante ed esigente verso i propri figli". La morte è un evento ineluttabile e prima di cedere le armi, un vecchio si aggrapperà a chi gli capita a tiro, come si aggrapperebbe chi stà annegando al suo salvatore. Non ci sono sentimenti, non c'è amore, ma solo spirito di sopravvivenza a costo di trascinare tutti all'inferno. Non mancheranno le ingiurie e ci si rinfaccerà tutto, compreso il furto della vita barattato per l'eventuale eredità.
Mandare un vecchio all'ospizio è come condannarlo, tenerselo in casa sarà come condannare noi stessi e non è detto muoia prima il nostro vecchio... come è successo a un mio amico poche case più in la. Lui è freddo dall'autunno scorso e la mamma è li, che lo piange in carrozzina, con una calda coperta di lana addosso.
Comunque vada, il rimorso di non aver fatto abbastanza e in buona coscienza, resterà in qualsiasi caso.
Io un rimorso ce l'ho già, quello di non aver avuto il coraggio di dire a due fratelli, contenti dell'ospizio dove avevano parcheggiato il padre, che la sera veniva legato nel letto con le sbarre a regime. I letti li fa l'industria e le camice di forza anche, non si tratta di trattamenti violenti. Funziona così per tutti quelli che disturbano e sono intolleranti alle camomille e ai sedativi. Io ero li a curare il mio che allora stava peggio, loro potevano venire solo la domenica. Il loro se ne è andato tre anni fa. La morte è maledetta, si prende i più facili e gli indifesi.

giovedì 2 febbraio 2012

La lunga strada verso l'invalidità ... e l'accompagnamento.

Quando una persona non è più autonoma può essere un pericolo per se e per gli altri. Quando una persona non sa più gestire i momenti della propria vita ... allora è un guaio, se è un vecchio è una condanna e spesso anche una colpa. Occorre una persona sempre presente, naturalmente paziente (conviene arrendersi il prima possibile per volersi bene .. intendo voler bene a se stessi). Occorre una presenza fissa e di riferimento che accompagni "l'assistito" in questo ultimo segmento di vita. Una persona in più, della famiglia o estranea/esterna, costa tempo e anche denaro. Anche una persona della famiglia costa. Si tratta di dimenticare la propria vita (o almeno una parte di essa) per dedicarla ad un altro che sarà sempre più presente, con le sue necessità, nella vita di quello che gli inglesi chiamano "caregiver". Ho provato tutti i sentimenti in questi ultimi anni: odio, amore, compassione, dovere, dipendente, volontario, disprezzo per la mia stessa vita, ricerca di un significato di tutto ciò. Sono arrivato a perdere più o meno 20 chili, poi in parte recuperati, mi sono ammalato, sono andato in carenza di tutto, ma non ho mai mollato, sempre presente. La cosa che mi è mancata di più è stata la non coscienza di mio padre di quello che mi stava chiedendo ... la mia vita in cambio della sua. In giro per ospedali si impara molto della vita. I vecchi o quelli che stanno per annegare, fanno così e non badano a ingiurie pur di salvarsi.
La società, delle volte, riconosce a chi si sacrifica un piccolo aiuto in denaro ... più o meno ... (cioè lo riconosce "all'assistito" perchè possa in parte pagare chi lo aiuta) si chiama "accompagnamento". Quando vado dal medico, in ospedale, da uno specialista, in un ufficio sento sempre più spesso questa domanda "Chi è il caregiver?"... "Come fa lei che abita lontano a seguire suo padre?". Quando sentono la distanza, scuotono la testa, convinti di essere di fronte all'ennesima persona che se ne frega del suo vecchio. Non ci credono, non lo capiscono, eppure quel "caregiver" per mio padre sono io. Far capire che il caregiver ero/sono io non è stato facile. Sono stato attaccato, e ripreso da più parti e più volte. Eppure per sei mesi mi sono fatto 300 chilometri al giorno (perchè i guai non vengono mai da soli, sono come il denaro e i pidocchi, dove ce n'è ne vanno altri). Mi hanno invitato a rivolgermi ad un'assistente sociale. Ho discusso di vita, morte, etica con medici. Due mesi fa mio padre è tornato in ospedale, nello stesso reparto del 2008. Si sono meravigliati di vederlo ancora vivo e in "discrete" condizioni per come era e per come è. Uscivano anche gli infermieri dalla guardiola, meravigliati, a vederlo camminare con me dietro, attaccato, a fargli da scheletro portante. Uno dei medici inizialmente più duri con me, uno che mi ha visto (da lontano) seguire mio padre, mi ha detto "innegabilmente, sulla distanza, ha avuto ragione lei". Mio padre non lo vede, ma che lo veda un medico, mi ripaga un po' delle fatiche e delle litigate fatte in ospedale.
Anche a casa non è stato facile niente. Nessuno voleva un'estranea. "Facciamo da soli ... o moriamo da soli". Niente ospizio niente badante, l'illusione di farcela comunque. Ho usurato due macchine (che ho ancora e che non posso permettermi di cambiare). Ho rischiato di ammazzarmi. Due auto che si sono equamente divise circa duecentotrentamila chilometri in poco più di tre anni. Oggi c'è una badante facciamo tre o quattro giorni a testa, ma all'inizio non è stato facile accettare questa nuova situazione per nessuno.
Quando l'impegno e il denaro se ne vanno a fiume è lecito e doveroso chiedere un aiuto se quell'aiuto è messo a disposizione.
Per l'invalidità e l'accompagnamento si va dal medico di base (che deve anche essere un medico abilitato a compilare la domanda). Il medico raccoglie tutte le patologie in un modulo che poi inoltra all'Inps. Questa prestazione ha un costo a parte che si paga al medico che dovrebbe rilasciare fattura ... già il medico sembra dire "ti faccio un favore a compilare questa rottura di modulo e adesso vuoi anche la fattura?".
Entro un mese è bene recarsi da un patronato e far fare il resto a loro. Lì compilano la domanda vera e propria e poi si preparano fotocopie di tutti gli esami e delle cartelle cliniche. Ho speso una fortuna in cartoleria. Ho atteso e quando l'ASL ha mandato l'invito a mio padre di presentarsi era passato un mesetto.
Davanti ad una commissione di sei persone non c'è stata storia, hanno vinto loro sei a zero. Mi hanno strappato un foglio dall'ultima cartella clinica e mi hanno detto "i medici di base sanno benissimo cosa vogliamo, torni con le documentazioni del cardiologo, una radiografia recente e la relazione di un fisiatra".
La visita è stata istantanea. Una della commissione si è anche affrettata gentilmente a portarmi fuori la documentazione visto che io ero preso con una persona non in grado a reggersi da sola.
Fuori c'è di tutto, sembra per certi versi di essere a Lourdes. Ci sono persone che camminano e poi entrano in carrozzina, muti che parlano e ciechi che vedono. Quella stanzetta ammala tutti e guarisce tutti, così chi veramente non ce la fa, torna indietro perchè la dentro non si fidano di niente, neanche degli scritti se sono più vecchi di tre mesi.
Ho aspettato sei mesi e solo dopo è concesso ritentare.
Si chiama "aggravamento", anche se la cosa era grave anche prima, ma manca sempre un documento.
Si torna dal medico di base e si ripete tutta la procedura anche dal patronato e si aspetta di nuovo la chiamata.
La faccenda ha anche avuto un risvolto positivo. Il medico in ricetta mette fra parentesi "(richiesto dalla commissione medica)" così succede anche che la visita non la facciano e scrivano che va tutto bene o al massimo minimizzano. Una medica ha però fatto il suo dovere e la visita è stata minuziosa e precisa, così almeno abbiamo capito perchè c'erano problemi e almeno per quello c'è una cura che non migliora ma frena il peggioramento.

P.S.
La prima visita ha generato solo l'invalidità al 100% che per un anziano non ha alcun valore, al massimo salta la procedura di verifica del basso reddito per l'esenzione ticket ... ma se non hai soldi è solo un cartoncino con su l'ennesima beffa.

P.S.
invalidità

giovedì 12 gennaio 2012

Accesso difficile decesso facile

Essere vecchi è una sfortuna. "Muore chi è vecchio" dice sempre mio padre. C'è sempre l'anello debole nella catena e l'organo sofferente nel corpo. Quando quel pezzo a vario titolo è usurato, trascina nel sonno eterno tutto il resto. Una delle cose che sistematicamente mi sono sentito ripetere alla noia in questi anni, è che mio padre è vecchio. A 93 anni non hai ragionevolmente un'aspettativa di vita "abbondante". Se ti distrai un attimo sei fuori. Un medico nemmeno si impegna troppo per razionalità, è una partita persa, massimo va ai supplementari ma mica puoi pensare di avere un intero campionato da giocarti. Spesso i parenti sono assenti e demotivano alla cura. L'età è la malattia più grave che uno incontra nella propria vita, non c'è scampo. Ogni scusa è buona per dare una giustificazione al decadimento naturale. Certi medicinali non si possono nemmeno dare, produrrebbero più danni che benefici, stessa regola per esami più o meno invasivi, un graffietto può diventare una perforazione petrolifera. Un anziano mangia poco di suo, quindi se cala di peso non è un farmaco sbagliato, un male vero o la consapevolezza che il finale non può tardare molto, è sempre il poco mangiare anche se uno di suo è un ghiottone (tanto chi può dire il contrario?).
Quante volte sarebbe morto mio padre se io non fossi sempre stato lì? Lui si lamenta sempre di me, non ha pudore, mi rinfaccia anche qualche carezza (non ricambiata) che mi ha dato quando ero piccolo. Ci lascio la vita, ma lui non ne ha mai abbastanza. I vecchi si nutrono della vita di quelli più giovani, che stanno attorno a loro. L'altra sera dovevo metterlo a letto, non ce la facevo più, mi ha detto "resisti ancora 5 minuti poi vai a dormire e ti riposi". Il problema è che, a letto lui, a me restano altre due ore da trafficare in casa. La lavatrice, la tavola, i piatti da lavare, i fornelli, che è sempre sporco anche se lo lavo sempre e ci sto attento, le briciole sotto il tavolo e anche qualche cosa d'altro, la dentiera, qualche volta stiro col ferro altre con le mani e basta.
Ma è in ospedale che non si può mollare mai e bisogna scegliere un mix di fermezza e di basso profilo, senza rompere le scatole, e poi le attenzioni, i sorrisi, le strette di mano, i grazie misurati (nè troppi nè pochi) anche se dentro non se ne può più e qualche regalino di riconoscenza (mica cose grandi, attenzioni, segni di riconoscenza). I medici hanno tanti ammalati e gli infermieri hanno medici e ammalati demotivati anche sulla paga... è dura.