martedì 30 novembre 2010

corsi e albo badanti, non risolvono il problema

Vostro onore mi oppongo!!!
Quando uno stato eroga soldi in corsi per badanti, alimenta solo se stesso e butta i soldi in un pozzo senza fondo. I soldi devono andare alle famiglie, non ad associazioni che confezionano corsi desueti e fantasiosi. Le famiglie, tenendosi in casa il loro anziano, evitano di farne gravare le spese sull'ente (Regione) che eroga denaro alle RSA.

La badante che lavora da mio padre ha fatto 160 ore di corso dopo neanche tre mesi di lavoro, (ore che io ho dato in permessi di "studio" retribuiti). Ci sono state ore esterne di turismo in ospizi, ha avuto la lezione dalla sindacalista, dal medico generico, dal geriatra, dal sociologo e da chissà chi altro. L'unica cosa che interessava a chi faceva il corso era la firma delle future badanti sul foglio di presenze. Per sentito dire, 900 euro dati ai "professori" anche per poche ore di lezione. Una badante, per ricevere la stessa cifra fa minimo 250 ore di lavoro attivo. Amici degli amici che si dividono la torta. Le badanti si incontravano, per scambiarsi fra di loro opinioni, che avrebbero potuto benissimo scambiarsi ai giardinetti. Frequentavano il corso nella speranza di trovare un lavoro. La pergamena a fine corso era a pagamento. Adesso ho tentato anch'io di iscrivermi ad un corso, con attestato e misuratore di pressione in dotazione a fine corso (chissà perchè non il mestolo del minestrone). 16 ore totali di corso. 16 ore per trasformare un'affamata extracomunitaria in assistente familiare di prim'ordine, pronta per essere iscritta negli elenchi dei Centri Per l'Impiego. Sembra di andare in un'officina di revisione auto, se si capita dall'elettrauto, questi cambia tutti i fari e le lampadine per omologare l'auto, se si va da un revisore con annessa officina meccanica allora minimo bisogna cambiare le pastiglie dei freni anche se sono nuove. Ognuno, pur in presenza dello stesso autoveicolo, cambia quel che ha da vendere.
Il lavoro di badante, deve prima essere imparato dalla famiglia, poi, ma poi, ma poi poi poi, potrà essere oggetto di albo e di corsi per badanti. Il lavoro di badante è un lavoro da apprendista che si impara solo se all'interno della casa se c'è un sostegno e una guida adeguata. Il lavoro di badante è talmente usurante (in certe situazioni) che non può essere portato in esperienza ad una improbabile nuova assunzione. Dura pochi anni al massimo. Se non si capisce questa situazione, vuol dire che si vive nel mondo delle soubrettes e delle paillettes.
A fronte di uno stipendio di 885 euro, neanche netti, una badante, dovrebbe fare 10 ore al giorno di lavoro far da mangiare, pulire la casa, pulire la persona, e poi saper fare anche il massaggio cardiaco? Mio nonno se fosse in vita direbbe "ma qui siamo tutti ciucchi, e chi ha bevuto meno si è fatto la damigiana da 35".
Come è possibile che qualcuno immagini equo un tale impegno? Il denaro va dato alla famiglia perchè possa integrare lo stipendio alla badante e a questa non venga voglia di picchiare l'anziano e rubare i gioielli di famiglia. E' un lavoro duro è se lo stato ci deve essere, qualcuno aiuti la famiglia a scegliere la badante, non fare albi anonimi, che potrebbero benissimo essere ripresi dalla Panini per farne figurine ... la realtà che ne esce a  fine corso.

lunedì 29 novembre 2010

Cosi per badanti, caos e terra di conquista

Ci giro da un po' e comincia a sorgermi un sospetto. Dove le organizzazioni faticano a reperire fondi per il loro sostentamento (stato, regioni, province e comuni ne erogano sempre meno) si inventano corsi. Le badanti (anzi parlando di corsi, diamo a Cesare quel che è di Cesare e  a Maria quel che è di Maria, chiamiamole con il loro nome tecnico "assistenti famigliari") sono uno dei lavori più richiesti in Italia. Non ci sono annunci sui paginoni centrali dei grandi giornali nazionali a fianco di Responsabile bestiale in risorse umane, specialista in gestione e digestione EDP, Direttore Marketing con furgone, o Amministratore con delega al salvadanaio, perchè tutto è sommerso e quel che emerge lo si fa sparire subito. Una famiglia fatica a rivolgersi ad un'agenzia interinale, costa già troppo la badante in nero, figuriamoci un'agenzia. La famiglia non ha elementi per selezionare. La famiglia non sa nemmeno quali possano essere le reali mansioni di una badante. In un rapporto di lavoro "normale" il datore di lavoro è considerata parte forte e il lavoratore è da sempre parte debole. Qui si va nella terra di nessuno, nelle selve oscure del caporalato, nelle terre di mezzo piene di giganti e di folletti, negrieri, schiavisti e autoritarie sado domatrici di anziani bradipi. C'è di tutto. Una buona badante, è buona in un posto, ladra in un altro e schiava in un altro ancora. Presentarsi in un centro per l'impiego con un attestato o non, è praticamente la stessa cosa (anche se così non dovrebbe essere). Sembra un disarmante sportello per l'immigrazione, ti senti frustrato da lontano, solo a vederci la calca che c'è di fuori. Ci vai e provi disagio. Uffici, ancora uffici, ancora code, ancora numerini, turni, ancora impiegate con il ciclo in fase piena. Basta! E' come andarci con un corso da saldatori preso per corrispondenza. Oggi sembra di essere all'inizio del secondo millennio, quando qualsiasi cosa si presentasse in Borsa con un "punto com", "punto it", o "punto net", era da considerare sempre un buon affare in prospettiva. Oggi, tutti i corsi, per avere quel minimo di iscrizioni, devono contenere la dicitura "per badante". Ci sono , corsi di dialetto per badanti, corso di cucito per badanti, corso d'italiano per badanti, corso di guida per badanti con pulmino, corso di psicologia per badanti, corso di passeggio e attività ricreative per badanti, corsi di cucina italiana per badanti ... tutto fa brodo, purchè il pollo sia badante. I corsi sembrano gratis ma per avere l'attestato paghi le spese di cancelleria. Ma quanto cancellano per costare così tanto? Finito il corso (in 15 ore ti fanno anche badante esperta coi gradi di incantatrice di serpenti) si va al centro per l'impiego di zona e ci si iscrive. La famiglia andrà li a cercare una badante? Nella burocrazia del non so e del ripassi domani? O cercherà su un giornale di annunci gratuiti come ho fatto io e poi insegnerà alla badante come trattare il proprio vecchio conoscendolo meglio di chiunque altro? Aahhh!!! Povera famiglia. Aaaahhh!!! Povero vecchio. Basta corsi per badanti, facciamo corsi alle famiglie ... inutile che mi sgoli, tanto non capiscono. Mi sono iscritto a un corso per badanti e li frego. Faccio tutto il corso e rinuncio all'attestato (tanto cosa potrei farmene???) io sono caregiver di famiglia mica apprendista stregona.

Tredicesima, Natale tasse e badanti clandestine

Arriva Dicembre, la neve, i suoi colori e le sue luminarie. le città sono sempre meno affollate, anche se resistono le feste del salame, del torrone e dei bolliti misti nelle piazze ghiacciate. Feste quasi d'altri tempi. La voce da padrone la fanno i supermercati, con i loro addobbi illuminanti, e le loro feste dell'anniversario, paghi uno e prendi tutto, compreso il set spugne per ospite in omaggio. I supermercati hanno dentro tutto, minimo una clinica veterinaria, la farmacia e qui da noi ci sono anche i poliambulatori con medici rinomati ... fanno concorrenza sempre più agli ospedali che dentro hanno boutique di gran classe e discoutn aggressivi.
I vecchi pensionati prendono la loro bella tredicesima e comprano le caramelle e il carbone dolce ai nipoti per Santa Lucia (qui i regali li porta lei) e poi il torrone a Natale, e la mostarda a capodanno. Un po' in disuso il capitone (se ne vede sempre meno in giro, non credo sverni da altre parti o sia una specie in via d'estinzione) del resto la tradizione a 50 euro al chilo la perdi in fretta, meglio il tre per due sui panettoni invenduti. Con 3 euro fai tutte le feste e pucci nel latte sino a San Biagio. Le tredicesime però, poi, almeno qualche giorno prima di Natale, bisogna girarle alle badanti. Sono lavoratrici e ne hanno ben diritto. Col nuovo anno, verseranno (entro Giugno) allo stato, questi soldi in tasse. Un giro vizioso dove l'Inps, dopo aver illuso tutti, gira i soldi all'agenzia delle entrate (quelli delle tasse).
Una  badante convivente con un assistito non autosufficiente prende circa 11700 euro l'anno. Sui primi 8000 euro non paga, ma sui 3700 euro restanti, paga il 23%. Torna allo stato, quella tredicesima da 850 euro che le aveva girato il vecchio.
Natale sarà passato, e con lui anche l'illusione di aver potuto spendere quei soldi.
L'unico regalo possibile da farsi e portarsi in Italia la figlia o l'amica del cuore, assumendola come badante, senza fargli fare un giorno nei serragli per clandestini ... flussi permettendo.

sabato 27 novembre 2010

Il vecchio e la cura

Sono stato all'ospedale San Raffaele di Milano. Un'istituzione, è uno dei meglio attrezzati d'Italia, medici tutti giovani, selezionati. Si pensi che nella sede di Milano-Segrate, gli interventi di oculistica sono tutti a pagamento, tanta gente ci va, e le visite con il servizio sanitario nazionale sono decentrate in ambulatori esterni al nucleo dell'ospedale. C'è la ricerca, c'è l'università di medicina con varie specializzazioni, si arriva anche ai master in marketing (o qualcosa del genere mi pare), l'albergo, i negozi, le boutique, il supermercato, tutto nei sotterranei a fianco all'immenso parcheggio sotto terra, il trenino navetta innovativo (elettrico, a fune, senza conducente per 682 metri di percorrenza). Una città nell'ospedale. Manca solo lo zoo (c'era, ma è stato tolto per far posto alla nuova sede dell'università) il luna park (è all'idroscalo, appena dietro) e un casinò (a San Vincent neanche due ore di macchina per 170 chilometri) dimenticavo il mare (meno di 2 ore di macchina sempre per 170 chilometri a Genova), L'aeroporto di Linate è appena dietro e le montagne e i laghi della Brianza appena davanti. Mediaset è di fianco. C'è tutto quello che si possa umanamente desiderare, metropolitana, tangenziale, eliporto, il Teatro alla Scala e il Duomo a 10 minuti di metrò. Due giorni fa ero lì, ambulatorio di otorino, settore B, piano meno uno, stanza 18.
Visita di controllo. Entrano con l'endoscopio nel naso (un chirurgo non si fa tanti riguardi, sono cartilagini che criccano) e me lo puliscono sulla lingua. La seconda volta che il novizio lo fa (prendono solo i migliori dalla loro università), chiedo se riesca anche a fare di peggio. Mi dice che fanno così in tutto il mondo. Deve averlo sentito anche il direttore (?) dell'ambulatorio (così si qualifica)  entrando infuriato. Mi chiede con tono minaccioso da signorina Rottermaier "dove crede vada a finire il muco che ha nel suo naso?". Puntualizzo che va in gola (un otorino lo sa di sicuro, ma meglio fargli sapere che lo so anch'io) ma non in bocca, sulla lingua, con quel sapore schifosamente salaticcio. Caspiterinabella, se lì, trovano naturale questa pratica, sicuramente si mettono le dita nel naso e poi leccano di gusto. Non ho stretto la mano (come è mia consuetudine ) a nessuno.
Devo anche ammettere che era un giorno di particolare trambusto, erano già agitati  con altri pazienti, prima che entrassi (di solito sono abbastanza puntuali ma quel giorno erano in ritardo di una bell'ora, prima casini col sistema informatico in aggiornamento, poi bambini che urlano). Se succede questo al grande San Raffaele, cosa potrebbe succedere ad un vecchio che finisce in un ospizio di periferia? Fortuna che quello non mi stava facendo una colonscopia ... non voglio pensare a cosa lì sappiano di colon che succede in tutto il mondo.

venerdì 26 novembre 2010

mi iscrivo a un corso per badanti

A Como organizzano un corso per badanti. L'ha letto un mio amico sul giornale. Bisogna rivolgersi a un centro per l'impiego.
Ho telefonato, alzano la cornetta e ficcano giù, questa deve essere l'efficienza auspicata da Brunetta. Risposte date in tempo record senza sapere nemmeno la domanda. Riprovo in una sede in provincia. Qui sono meno nervosi, mi mettono in attesa, dopo un 10 minuti mi danno tutte le informazioni del caso, testualmente le scrivo:
"E' una novità anche per noi, venga qui con i suoi documenti e vediamo"
Credo di farmi domande lecite.
1) pensano che io abbia il programma del corso?
2) penseranno di propormi di fare l'insegnante?
3) vorranno vedere da me italiano il permesso di soggiorno?
Certi uffici sono un po' a senso unico. Se partono la mattina a chiedere permessi di soggiorno, e gli capita un italiano, sarebbero capaci di chiedere in questura se debbano trasferire il soggetto (privo delle dovute autorizzazioni) alle isole Cayman come disoccupato in nero, in attesa di ricevere istruzioni dalla Farnesina sul come farlo poi rientrare con un condono sullo scudo del codice fiscale
Gli uffici pubblici ne sanno sempre una più del diavolo, pur di lasciarti in ammollo un utente.
Voglio vedere come è un corso per badanti.
Dovrei saperlo, la ragazza che lavora da mio padre lo ha già fatto, poi gli copio i compiti a casa così mi promuovono di certo.
Poi dicono non facciamo di tutta l'Erba un fascio .. e cosa ci dovremmo fare? ... canne?
E intanto questi prendono soldi dalle regioni e fanno lavorare "docenti".
Le badanti poi possono sempre fare altri corsi, vertenze e ricorsi. Sarò l'unico uomo in mezzo a donne? Vedremo come va.
Qui fa freddo sempre più freddo, la temperatura continua a scendere come nei vecchi che perdono aree di caldo un po' alla volta.

domenica 21 novembre 2010

Badante 54 ore convivente

Lo so perchè sono stato badante anch'io a tempo pieno. Lo so perchè per tanti anni ho fatto ufficio reclami di una multinazionale, che già di suo è un bello stress, come il parafulmine che si prende tutti gli accidenti, per "amore" dell'intera casa. Fare la badante convivente è uno dei lavori psicologicamente più usuranti. Si è soggetti a mobbing in continuazione. Sono stato un anno, a tempo pieno 24 su 24, badante di mio padre e mia madre. C'è da morire. Oggi ho un cambio, non riuscirei da solo. Una badante in una famiglia è direttamente proporzionale ad un organo vivo trapiantato in un corpo di quasi morto. C'è una continua situazione di rigetto e di appropriamento di cellule. Il nuovo organo, deve trascinarsi dietro tutto il corpo che gli si attacca cercando di farlo annegare con il resto degli altri organi malati. L'assistito si nutre dell'aura vitale della badante che gradatamente perde linfa e freschezza. Si lo so, si raccontano storie metropolitane di vecchi che scappano e si sposano le badanti, ma queste storie sono solo quelle che finiscono sui giornali, sono poche gocce rispetto al mare delle altre situazioni molto più tristi. Nella stragrande maggioranza delle assistenze normali il vecchio si mette nella posizione dell'avente diritto, di chi deve essere assistito e basta, ad ogni costo, incondizionatamente e senza obbiezioni. Questa situazione dura dal Lunedì al Sabato in forma continuativa, pressante, asfissiante. Occorrono grosse motivazioni a monte per accettare un lavoro del genere. E' un lavoro che trova molta domanda sul mercato. Le badanti capaci disponibili al 24/24 sono poche, perchè questo lavoro non si può fare per molti anni. E' quasi una professione usa e getta. Quelle che resistono cercano di investire su se stesse e diventare OSS o ASA, magari si rimedia un lavoro in ospedale o in un ospizio, li almeno si lavora a turni, quasi anonimi. Il capo non è più la persona direttamente interessata al benessere dell'assistito, non è più l'assistito.

sabato 20 novembre 2010

Mansionario badanti. Cosa deve fare una badante.

Non c'è una regola fissa. Il datore di lavoro assume un dipendente perchè ha la necessità di sbrigare giornalmente un lavoro. Il dipendente, d'altro canto, ha la necessità di ricevere quotidianamente una paga.
Quando le due parti si incontrano, propongono le rispettive esigenze e necessità e se domanda e offerta trovano un punto di contatto c'è assunzione e contratto. Meglio mettere in chiaro subito, da entrambe le parti, le rispettive problematiche non lasciando nulla al dopo. A contratto fatto nascono solo dissapori, perchè un dipendente non vuole fare una certa cosa e il datore di lavoro vorrebbe magari pagare meno o la stessa cifra per un numero di ore lavoro superiori.
La badante si occupa essenzialmente della cura della persona che gli è data in affidamento. Solitamente per le badanti conviventi, l'assistito è anche non autosufficiente, quindi va seguito tutta la giornata per permettergli di fare le cose che prima faceva e ora non riesce più a fare. Ovviamente la badante è tenuta a sbrigare  il minimo di faccende domestiche che consentano alla casa di essere in ordine e vivibile dall'assistito. Vale lo stesso discorso per la preparazione dei pasti, e la stiratura delle cose dell'assistito. E' bene definire subito compiti e mansioni in modo preciso. Ci saranno ore dedicate al riposo e ai pasti che dovranno essere preparati secondo criteri utili all'assistito. Ci saranno medicine ed eventualmente controlli da fare sull'assistito, febbre, pressione ecc. ci saranno pannoloni da mettere o altri ausili. Non sono operazioni obbligatorie per nessuno. Ovviamente tra una badante che non sa misurare la febbre e una che lo saprà fare, il datore di lavoro opterà per l'assunzione di quella più preparata e più disponibile.
Molto importante e non da sottovalutare è che la badante comprenda bene e legga e scriva l'italiano. In caso di malore, spiegare al personale del 118 la situazione sarà meno complesso. La badante deve avere ben chiaro dove lavora (via, città numero civico, numero di telefono). In caso di richiesta di ambulanza deve sapere dare indicazioni precise. Deve aver ben chiaro chi è l'unico referente da chiamare in caso di problemi di qualsiasi natura. Con un non autosufficiente, la casa cambia un po' fisionomia. Bisogna eliminare il più possibile barriere architettoniche, potrebbe servire un letto con sbarre, un montascale, una mini palestra per tenere attivo corpo e mente. Occorre avere un posto dove lasciare le mansioni della settimana, Il menu settimanale, i valori di pressione e anche se sembra di poca importanza, la regolarità nell'andare al gabinetto va tenuta sotto controllo. Quello è l'unico metro di misura che l'anziano ha del suo stato di salute.

giovedì 18 novembre 2010

Il vecchio e il male. Quando il mobbing viene da dentro.

Mi veniva il magone. Quelle istantanee hanno lasciato una cicatrice profonda nel mio carattere. Erano gli anni ottanta e le grandi aziende di stato e non, venivano dismesse. Era così a Milano, Brescia, Torino, Genova. Di colpo si passava dalle multinazionali  del faccio tutto io, alle strutture snelle del tutto fuori. Nasceva l'outsourcing. A turno, gli operai presidiavano le entrate alle fabbriche. Qualche volta, lasciavano passare persone, "... purchè a piedi, purchè esterni". Ho due immagini nitide, nella stanzetta (piccola, piccola) della tristezza della mia mente. Riva Trigoso e Sesto San Giovanni. A Riva, ero lì di pomeriggio, un viaggio tribolato, una mattina complicata. Erano in sciopero, ma nessuno faceva picchetto all'ingresso, lo avevano fatto il mattino, poi tutti erano andati via ma gli operai erano dentro. Ci andavo per la prima volta. Fette di transatlantici in costruzione. Non ne avevo mai visti di cosi grandi. Non sapevo che le navi venissero costruite a fette verticali.  Nessun rumore, nessuno in giro. Quando sei al mare ti viene spontaneo guardare il mare. Le barriere frangiflutti grigio chiaro di cemento, sopra, seduti, gli operai in fila unica e tuta blu, poco più avanti, in fila unica i gabbiani a penne bianche. Fermi, a guardare il mare. Nessuna nave all'orizzonte, solo onde che venivano da lontano a vedere quello spettacolo.
A Sesto ero di casa. faceva freddo quel giorno, sciopero e solito picchetto all'ingresso. Gli operai bruciavano quel che trovavano per scaldarsi un po' mani e cuore. Falò se ne vedevano tanti in quel periodo. Fuoco è fuoco, mica stai a guardare cosa brucia. A Sesto mi ero fermato a chiedere a quelli del picchetto come andava, avevo visto fuoco e carburante. Mi crollava un mondo addosso. Erano disegni di grandi macchine, come ne avevo fatti passandoci delle notti al tempo della scuola. Mi dissero che erano vecchi. Sapevo con che fatica si disegnavano, sapevo quanti calcoli a mano si dovevano fare. C'era il lavoro, lo studio, l'inventiva di una generazione. Sapevo cosa volesse dire progettare qualcosa di nuovo, le notti insonni cercando soluzioni, la costruzione e i continui dubbi teorici a lavoro ultimato. Tutto finito, tutto inutile, tutto in un fuoco, una vita in un attimo. La colpa non era di quel fuoco, ma della politica e della finanza che ratificano, mediano e con una firma cancellano.
Si dice che i problemi più difficili da superare nella vita siano nell'ordine, la perdita di una persona cara, la perdita del lavoro, la perdita della casa.
Un anziano ha tutte le cose assieme quando diventa non sufficiente a se stesso. Perde tutte le persone care che di colpo diventano nemici da contrastare. Arriva il demansionamento, l'emarginazione e l'umiliazione del non bastarsi. L'avvio a una casa che, sarà pur di riposo, ma non è la sua.
Di colpo il lavoro e i progetti di una vita bruciano, passano in mano a politici e finanzieri, prima affettuosi parenti. Con poche firme la gestione dell'anziano va in outsourcing, si risparmia, si guadagna in efficienza, si monetizza, si snellisce la struttura famigliare. Il vecchio si difende, non mangia, non prende più medicine, sciopera, la fatica si fa sentire  ... ormai il percorso è tracciato e gli striscioni del traguardo sono sempre più vicini. Il giro della vita è finito.

sabato 13 novembre 2010

Capire l'ospizio

Bei tempi quelli dei Merloni di Frasassi uscita Fano a destra per Acqualagna.
Bei tempi quelli di Hochstenbach scalo Frankfurt.
Credevo non ci fossero posti al mondo più umidi. Ci si andava d'inverno per lavoro.
Un ospizio, anche il più soleggiato e riscaldato è fondamentalmente un posto più umido. Se guardi bene il posto t'intristisce, lo vedi solo negli occhi delle persone che ci albergano. Alle pareti, cose allegre tipo scuole materne. Gli anziani, si sa, un po' bambini capricciosi lo sono. I pannoloni sono tutti più o meno pieni, si cambiano a fine turno, salvo allagamenti conclamati. I vecchi non guardano, sono persi nel pensare a che pensieri avessero un momento prima. Godono nel vedere un passero, i colombi ... loro almeno hanno le ali.
Chi serve non sarà servito. Dev'essere una legge della quantistica. Chi mette all'ospizio i propri vecchi vivrà tre volte il proprio tempo. I medici sanno che li porti lì perchè l'eutanasia in Italia è vietata. Non c'è senso alla cura. Staccare la spina no, ma anche continuare a tirar su il salvavita ha poco senso.
E' tutto un rito. I parenti arrivano di Domenica pomeriggio e fanno subito amicizia fra di loro. Poche battute sui vecchi e poi giù a parlare di figli e nipoti e del futuro, è così che va la vita. Quando i parenti se ne vanno, i vecchi si interrogano sul loro stare sulla terra.
Carlo, Carolina e Matilde mi avevano chiesto del padre: "Lei che è sempre qui, cosa dice? Lo trattano bene vero papà Tilio?". Che vuoi che dica? Non dico, non posso. Sono un vigliacco naturale o menefreghista professionista?
Tilio. Faceva finta di niente, vigliacco anche lui o forse solo lucido e consapevole che tanto non sarebbe cambiato nulla. I vecchi piangono, ma raramente chiedo a qualcuno di riportarli a casa, hanno una loro dignità piuttosto muoiono. Tilio! Ci parlavo ai pasti, era in carrozzina. Era entrato lì in riabilitazione, con un programma di "sollievo per la famiglia", col bastone ma poi era ... caduto.
Tilio era un tipo energico, di notte urlava "Liberatemiii!!!" Lo legavano. Come fai a dire queste cose ad un figlio. Morì due notti prima di essere definitivamente trasferita nell'ala RSA. Una notte mi insultò dopo averlo già fatto con alcuni infermieri, lo presi come un gesto di estrema amicizia.

Il Sabato del villaggio (la badante va in vacanza)

La City è alle spalle. Un medico una volta mi disse "la vita esclude la morte ma accetta il prontosoccorso". Qui al villaggio, il prontosoccorso non c'è e si percepisce la morte. Le campane sanno ancora suonare a martello. Il cimitero è ancora lontano dal lazzaretto ed entrambi sono ben distanti dalle case. Sul muro di cinta della cooperativa, oggi c'è Eugenio (detto Geni) e (Cesira detta Zira) che lasciano un gran vuoto nei loro cari. Il funerale partirà dall'ospizio per la parrocchiale.
Chi si chiede se sia meglio la badante o l'RSA ci metta in conto Sabati, Domeniche, ferie e altre feste premarcate. Oggi sono di turno io. La badante ha bisogno anche di qualche Sabato mattino per andare a vedere un pò di mercato. Guadagnare e non spendere è come  riempire il frigorifero e non aver tempo di mangiare.
Lo so, è notte, ma la notte e mia, domattina non vorrò alzarmi, non vorrò il mattino. C'è pace solo di notte il giorno è dell'anziano assistito e il mio vecchio non mi darà tregua come sempre, avrà le sue esigenze seconde a nessuno. Lo capisco, non ha più tempo statistico per aspettare, non ne vede nemmeno ragione. Più si invecchia e più il valore tempo è inversamente proporzionale al valore denaro. Chissà se ci riconcilieremo mai del tutto noi due, forse non buttarlo in una RSA è l'unico modo per disporre di questo tempo. Poi non ci vedremo più.
Quando avrò finito con mio padre (per come sta andando) sarò pronto per l'ospizio io.

giovedì 11 novembre 2010

La spirale della vita (ospedale - casa di riposo)

Capita si vada in ospedale, normalmente si viene a casa. Ad un certo punto della vita però il medico non consiglia solo la dimissione a casa ma ci aggiunge riposo. Beh è normale, sei stato in ospedale, vai a casa e non ti metti certo a fare il galletto in balera, ti riposi e fai convalescenza. Non avevo capito bene, il medico intendeva "casa di riposo", almeno per fare un po' di riabilitazione, poi si sarebbe valutata l'evoluzione.
Sentirne parlare la prima volta genera un effetto campanellino in testa. Anzi, più che campanello fa tanto sirena dei pompieri. Il momento che uno si aspettava ma non si aspettava, è arrivato. Dunque, ricapitoliamo, bisogna che me ne renda conto. Mio padre sta mediamente bene, festeggiamo il compleanno, fa il vaccino come tutti i suoi amici, mi telefona da lì a due giorni che la vede grama. Non realizzo, penso ad una banale infezione delle vie urinarie. Vado non vado? Vabbè vado, mio padre si lamenta raramente, chiedo a mia madre "massì mannò ..." passo in farmacia, prendo dei sali per rimineralizzarlo e del Bactrim forte (inutile che stia a perder tempo col medico o le analisi delle urine). Quasi tre ore di macchina e lo vedo. E' già sera, lo carico in macchina così com'è, siamo al pronto soccorso. So che ha minimo una polmonite, spero facciano solo in fretta a decidere in che reparto ricoverarlo. Non riesco a contare nemmeno i battiti tanto vanno forte saranno almeno 180 anzi di più. Fanno gli esami del sangue, glicemia 460. Non so se preoccuparmi o rassicurarmi. Tutto sommato il corpo sta reagendo chiamando zuccheri da ogni parte per far fronte al casino. Non deve certo dirmelo il medico che la situazione è critica ma è meglio che me lo dica lui, non sono pronto a credermi.
Passano i giorni, non ce la fa, ce la fa, non ce la fa ... ma quanti petali ha questa margherita? E' sfebbrato, la Tachipirina fa miracoli e copre tante cose. Domani forse va in riabilitazione. Dove lo mandiamo? Ospedale? E' pieno di influenzati potrebbe essere peggio. Ma certo, lo mandiamo in una riabilitazione geriatrica. Ce n'ha una ogni ospizio. Decentriamo. Lo traslocano un giorno di neve da paura. Barella in mezzo alla neve e via.
La differenza tra una riabilitazione in ospedale (il peggior ospedale) e quella di un ospizio (il miglior ospizio) è paragonabile alla differenza che c'è tra avere la macchina dal meccanico in riparazione e averla al deposito comunale per divieto di sosta in attesa di rottamazione.
L'ospizio è fatto di medici geriatri che hanno tempi lunghi, abituati a farmaci da vecchiaia e non certo da officina di riparazione, il mix di farmaci generalmente è già ben collaudato, si può limare qualcosa non certo imbarcarsi in stravolgimenti dei dosaggi e delle misture ... mi dicono che ricevono solo il Giovedì su appuntamento. La missione, mi pare di capire, non è guarire ma  mantenere stabile una situazione.
La riabilitazione di un ospedale fa ancora parte di una struttura che cura per guarire.
Bisogna tenerne conto nelle scelte.
Lì mio padre prende il clostridium difficile (tanto difficile che è quasi più facile salvarsi da una polmonite che da quel bacillo). Lo so che faccio casini ma uno dei medici che ricevono solo il giovedì dopo qualche mese andrà a fare un corso specifico su come trattare i pazienti infettivi. Ho litigato con il direttore sanitario ... sarà per quello? Bahhh tanto io litigo con tutti! Non sono un medico, non sono un infermiere, non sono nemmeno un volontario della crocerossa e non ho mai fatto nemmeno il massaggiatore nella squadretta di calcio dei ragazzi del paese. Non ne capisco nulla, fin dei conti faccio solo associazioni di idee non certo diagnosi.
La differenza che percepisco tra un ospedale e un ospizio è che in ospedale, questo problema, fa parte delle malattie infettive mentre in ospizio è una diarrea tipica degli ospedali. Il grado di allerta è diverso, inutile che me la vengano a menare. 
Bisogna tenerne conto nelle scelte.

mercoledì 10 novembre 2010

Un giorno l'equilibrio è stabile poi occorrono ausili

Mio padre era un artigliere, ma sarebbe potuto essere un fante, anzi era un fante con l'armeria da artigliere (più pesante). Quante volte mi ha battuto in biciletta! Potrebbe essere stato anche un bersagliere per quello.
Lui con la bici da donna e io con quella da uomo (bambino). A quei tempi mancavano anche le biciclette e rubavano galline. Noi non ne tenevamo perchè ladri e faine sconsigliavano l'investimento. Mio padre ha camminato tanto durante la guerra, talmente tanto che è arrivato a casa con un anno di ritardo. Sempre a piedi quell'uomo. Cocciuto come una testuggine. La fretta nella sua vita, che non lo ha mai abbandonato, deve essergli venuta da quell'anno perso. I suoi sono morti tutti è il più longevo, ha battuto tutti i record e due anni fa mi avevano detto che era ora di mettersi il cuore in pace. A dir il vero, me lo aveva già detto una suora più di 30 anni prima. Credo abbia la tomba in scadenza, la suora intendo, morta un sacco di anni fa.
Mio padre è una marionetta, cade, poi dei fili quasi visibili (a ben guardare) lo ritirano in piedi. Dal Novembre di due anni fa oggi cade l'anniversario (circa) della sua morte. Cioè non proprio, oggi, è quando ormai mi avevano detto che non c'era più nulla da fare e non ce l'avrebbe fatta. Il reumatologo  che lo visitò, qualche mese prima del dramma, mi fece capire che l'età, ad una certa età, gioca le sue briscole. Era bravo, morto anche lui per infarto, 57 anni di ritratto della salute. Loro non conoscevano bene il mio vecchio e nemmeno me forse. Un vaccino anti influenzale e subito dopo la polmonite, non erano sufficienti per stecchirlo. In primavera del 2009 in ospedale ci chiamavano "i carabinieri", sempre al passo sempre a tempo, (op-pì op-pì op-pì passo pum ...) lui davanti io dietro.
Il problema è quell'attimo che tu non ci sei. Da solo un vecchio non sempre ce la fa. Ho incontrato il mondo degli ausili. C'è un mondo che pullula di cuscini, stampelle, materassi, gru, girelli, sedie, a rotelle e senza, letti reclinabili con e senza sbarre (sicuri e insicuri come i passaggi a livello). Tutti i prezzi sono buoni e incomprensibili. Si vende a colpo sicuro, quel che serve serve. Come andare a comprare la cassa da morto, mica puoi aspettare il tre per due o il sottocosto del noce nazionale.
I pericoli più grandi vengono dalle cadute, bisogna dimenticarsi di tutto, a partire dalle pantofole. Ci vogliono scarpe comode ma lisce sotto, perchè, carabinieri o meno, i vecchi un po' strisciano sempre i piedi e inciampano facilmente. Delle volte mio padre va in giardino, quando escono le lucertole, cammina un po' poi torna in casa a riprendere fiato. Certo, di tornarsene in camera sua non se ne parla. Vivere da vecchi su due piani è un dramma, adesso è tutto a pian terreno. Delle volte mia madre vorrebbe tornare a dare un'ultima occhiata alla sua camera da letto ma quella è tagliata in due tra "anche e femori" non si è fatta mancare nulla. Camminare cammina, ma gradini niente, sono già troppi uno e devo risolvere anche quel problema.

martedì 9 novembre 2010

badante! ... in inglese si scrive caregiver

ci sono un sacco di definizioni e tanta confusione e chi ne patisce prima di tutti è il nostro vecchio.
Quello che intendiamo noi per badante è la vecchia serva padronale. Lo so che adesso avrò tutte le badani a darmi addosso (tutte si fa per dire, però sono quasi sicuro che una mi legge, anche se saltuariamente), ma possiamo cercare di essere realisti. Lo so, lo so, loro (le badanti) sono assistenti famigliari, come le assistenti alla poltrona del dentista ... appunto, ma il dentista è un'altra cosa. Siamo un popolo di operosi (scioperi di Natale e Ferragosto a parte) e forse anche di operai, anzi di terzisti, forse emancipati impiegati ma non siamo sempre nobili.
Il nobile sa cos'è una serva, fondamentalmente (con aristocratico distacco) una che serve a fare il suo lavoro. Io sono parte di quei noi, che hanno avuto colleghi, magari subalterni, ma mai dipendenti. Un dipendente poi lavora con una macchina o con qualche cosa d'altro, può affezionarsi al marchio o meno, ma è sempre (anche se una risorsa umana da valorizzare ... come si legge nei depliants) un codice a barre più o meno determinante in un'azienda.
Con il proprio vecchio di mezzo, occorre prima il caregiver e poi la badante, il codice a barre è insufficiente.
Sono nato caregiver. Secondo me certi nascono così, autoprogrammati con un virus che li taglieggia di morale già da piccoli. Sono, siamo nati per autoimmolarci, credo sia una malattia, ne sono convinto e la cosa peggiora quando si è figli unici.
La badante, non è quella straniera (forse un po' aggressiva, certe volte disorientata che si vede subito non essere di qui) che viene a prendersi carico del nostro vecchio. No quella è illusione. La badante può solo essere un aiuto. Il/la caregiver è ben altra cosa.
In una scala di necessità per un vecchio metterei:
1) il vicino di casa (rompe, non si fa gli affari suoi ma da l'impressione di vigilare, è solo curiosità ma da un mite senso di sicurezza, sempre meglio che essere soli su un'isola deserta).
2) il telefono (senza comunicazione non c'è vita).
3) un animale (certe volte un vecchio non vuole nemmeno quello figurarsi una badante)
(un animale una pianta da accudire fanno sentire il vecchio utile).
Dietro a poco a poco deve materializzarsi la figura del caregiver.
Il caregiver è un predestinato. Senza che nemmeno lui se ne accorga, tutti fanno poco a poco riferimento a lui per tutto. Certe volte si immedesima talmente nella parte che sente le necessità, i dolori e le parole da dire prima del suo vecchio.
Tutto diventa automatico. Non c'è bisogno di parole, bastano impercettibili gesti. E tutto talmente ripetibile che diventa stressante, impossibile. Serve la badante, un aiuto alla poltrona ... appunto, ma il dentista lo deve fare uno della famiglia.

sabato 6 novembre 2010

ospizio, casa di riposo, RSA

Ospizio: deriva da ospite, non c'è dubbio, è un posto dove per cortesia (o per pietà) si ospita un forestiero, uno che viene da fuori. Come nome mi sembra abbastanza azzeccato in tutto, compreso quel significato di "venire da fuori".
Casa di riposo: non c'è tanto da dire, è un pò diverso, tipo dire badante e assistente familiare (i tempi si evolvono). Da più il senso di pace, ma anche di dormitorio in preparazione al sonno eterno ... o forse l'intenzione era di far percepire il giusto riposo dopo una giornata (o una vita) di lavoro. La nostra società forse abbina lavoro a capacità produttiva e di spesa. Senza nessuna di queste due cose, la vita non ha significato, non serve a nessuno, non serve al gruppo, quindi va convogliata e relegata in strutture protette, perchè questa abitudine di attesa, non prenda piede fra gli attivi. La casa è di riposo e chi non riposa, è inutile nascondercelo ma, è solitamente un pò sedato.
RSA, un acronimo forse come OSS, ASA, FIAT, INPS, IRPEF, FIOM, BIM, BUM, BAM, AMEN. sa di fine e un po' di latino forse ... il succo è sempre comunque della stessa arancia. RSA ... Residenza sanitaria assistita ... come nome mi piaceva di più ospizio. Non so perchè ma questa sigla, mi ricorda dei film di fantascienza, dove i morti venivano assistiti a morire in modo igenico, poi venivano condizionati ed espulsi dall'astronave in capsule mortuarie per non essere d'impaccio sull'astronave madre.
Comunque lo si voglia chiamare è un posto per malati terminali della peggior malattia esistente, l'unica che non da scampo, mai, la vecchiaia.
Chi entra lì sa di non uscire e di non aver più scampo. Non so se potrò scegliere o arriverò a scegliere fra una badante magari anche ladra e una struttura del genere, ma io mi lascerò morire di fame. Chi ti porta li è perchè a casa non può più reggerti, non necessariamente per cattiva volontà, ma perchè e giusto che ognuno viva il proprio tempo e non presti troppo il suo tempo agli altri che mai potranno renderglielo. Seguire un bambino è seguire un sogno, una speranza. Seguire un vecchio è senza promettenti aspettative. Lo si sa tutti, anche se non ce lo si dice, è una battaglia persa in partenza, un massacro delle cellule giorno dopo giorno. Certi anziani, lì dentro, spesso vogliono farla finita, altri passano giornate ad interrogarsi e a guardare un muro, distratti qua e la da preghiere o attività ricreative. I parenti non vogliono più noie se non in giorni concordati e comunque almeno a Domeniche alterne come per le targhe. Ci si prepara tutti al trapasso, giusto per l'ultimo saluto, ogni volta è quella buona per essere l'ultima. Il personale è bravo e con spirito di sacrificio, ma sa che tanto non c'è più nulla da fare e non ci saranno mai troppi reclami se proprio le cose non funzioneranno sempre a dovere. Cosa può pretendere un parente? Se ne lava le mani tutta la settimana e poi, la Domenica pomeriggio, arriva lì a fare il galletto perchè il pannolone è pieno? Ma se ne stia a casa sua, mugugnano gli aiuto infermieri che li ci lavorano a turni, da sempre. I medici (se ci sono) sono geriatri, medici specializzati in malattie della vecchiaia. Sanno spiegarti tutto di tutto, ma anche che la vecchiaia non può chiedere ancora molto alla vita. Li non si cura, non c'è chiasso o clamore, si accompagna le persone in un posto dove non ci sono più dolori e malattie.
Capita delle volte di sentire un urlo secco, non corre nessuno, si sa, è l'estremo saluto di chi se ne va a quelli che restano ancora per un po'. Ho visto gente morire davanti alla "guardiola" degli infermieri. Quando qualcuno muore finisce alla lunga per essere diventato anche un rompiballe. Finalmente se n'è andato, arrivano i ringraziamenti, magari dei cioccolatini, in fondo era un buon uomo, in due o tre giorni i cattivi ricordi svaniscono e poi non ci si pensa più per sempre, bisogna preparare il letto a quello nuovo che arriva. Morti sotto un coperchio di lamiera zincata ancora caldi, anzi sempre più freddi, troppi, troppi ne ho visti. Il freddo della morte si prende un pezzo di corpo alla volta, quando un vecchio muore, non è mai caldo, nemmeno dopo i primi minuti.
E' un posto dove gli amici del tavolo dove mangi, spariscono in fretta, sembra la stazione ferroviaria, partono arrivano, partono, nemmeno te ne fai un gran problema, perchè li è normale che sia così. Una autostrada verso l'aldilà.
Nessuno dirà mai che non sono state prestate cure sufficienti. Non conviene ai medici per il buon nome della struttura. Non conviene al vecchio, per non dire a se stesso di essere stato dimenticato troppo in fretta. Non conviene ai parenti, che devono poter dire di aver fatto tutto fino all'ultimo. Tutti ormai hanno ceduto e aspettano solo ceda il vecchio, prima succede e meglio è per tutti. Per i parenti, che finalmente smetteranno di andare avanti e indietro. Per l'anziano, che finalmente se ne fregherà di avere il pannolone pieno. Per gli infermieri, che se avranno un buon turnover di personalità diverse, si affaticheranno meno. Per i medici, che hanno gli ospedali che li assillano in continuazione proponendo loro continui rincalzi. Chi ha sempre posti disponibili è ritenuto da sempre affidabile ed efficiente. Poi un bel ringraziamento per la pazienza e le cure prestate in un bel necrologio e tutti si mettono il cuore in pace, parenti e maestranze comprese ... e chi più del vecchio?