giovedì 30 settembre 2010

Il padre

E' una storia come tante, né più triste né più strana di altre.
Lady Dana era una mia collega. Abitava in zona Affori, a Milano. I suoi vecchi erano di Varese ma da sempre avevano un appartamento in zona Ticinese. Da lì si faceva prima a prendere l'autostrada per Genova e sgattaiolare al sole ligure. Avevano Alassio nel cuore (se non ricordo male), cominciavano a star bene sul Turchino, ma stavano a Milano per via della figlia, prima la scuola, poi il primo lavoro, il matrimonio, e poi la nipotina da curare.
La nipotina, col tempo si era fatta grande, in tutti i sensi, direi massiccia, e anche il lavoro da nonni era esaurito ... come quello da genitori un sacco di anni prima. In due ci si arrangia sempre e ci si copre a vicenda, soprattutto quando le cose non vanno come devono andare.
La madre era caduta uscendo dalla vasca da bagno. Un femore rotto, a certe età, non ti da scampo e in sei mesi se n'era andata. Il padre non si dava pace. "Litigano sempre per sciocchezze", diceva certi Lunedì Lady Dana, ma quando anche l'alterco viene a mancare, senti solo un gran silenzio dentro e fuori di te.
Ad Affori intanto, c'era in ballo uno dei soliti sfratti, giusto per realizzare moneta con possibilità di comprare a prezzi vantaggiosi per gli inquilini. Un Brambilla che si rispetti, ha gli affari nel sangue oltre la "gran ganassa".
Lady Dana non se la sentiva proprio di prendersi sul gobbo un mutuo quarantennale per una casa a Milano. Uno che lavora tutta la settimana a Milano, rincorrendo mezzi pubblici tutti i santi giorni, vede l'ora che arrivi Sabato e Domenica per mettersi in una tranquilla colonna di migliaia di auto in direzione laghi. Il Lunedì mattino lo si passava ad ascoltare il partito del lago Maggiore contro quelli del lago di Como, gli esclusi parlavano di Milan e Inter.
Il ragionamento era questo:
Ho la casa di mio padre a Milano. Ho una casetta sul lago di Como per il mordi e fuggi settimanale. Ho un casolare alle Eolie per l'estate. Se mi gira, vado ad Alassio dove ho un appartamentino di mio padre in affitto per sei mesi l'anno ad una copia di anziani che vanno là a svernare...
Cosa me lo compro a fare un secondo appartamento a Milano?
Il discorso non faceva una piega.
Nessuno aveva avuto da dire in ufficio.
Così, un giorno, tutta entusiasta arrivò al lavoro con una settantina di quadri da vendere (senza cornice ovvio). Dipinti ad olio su masonite, accatastati contro il muro, come i vecchi libri di scuola che vendono usati ai mercatini di fine estate. Aveva vuotato la soffitta del padre. Mi piangeva il cuore vederli buttati lì in malo modo. Ce n'erano di molto belli, li vendeva a metratura, 10 per i piccoli, 15 per quelli un po' più larghi e 30 per quelli belli grandi. "Sono per pagare la retta del babbo, così si sente attivo, e non di peso sui soldi degli altri" disse. "Ho trovato una sistemazione bellissima, un residence per la terza età. A lui è piaciuta subito, ha la sua stanza, sono solo in due, con bagno privato. Dalla sua parte, ha messo subito una foto con la mamma, con chiodo e martello, anche se hanno detto che sui muri non si può. Sono curati benissimo e poi hanno anche un bel menù vario con servizio in camera, come in un hotel, e poi c'è l'assistenza costante di un medico il Martedì e il Venerdì".
Non so stare zitto, mi lasciai scappare "Ma non è che te li stai vendendo per farti la pelliccia?" ... per farmi perdonare ne presi due, o forse tre (di quadri intendo). Di certo uno grande da 30. Non potevi farci un investimento (il padre non sarebbe mai diventato una giovane promessa), si trattava solo di prendere a buon mercato dei quadri che avresti anche potuto trovare al supermercato, però quelli erano unici. Si capiva che il padre, da sempre, era stato uno tutto o niente. Non c'erano molte persone nei quadri, e non c'erano primavere o autunni, solo giorno pieno o notte fonda, solo estate torrida o inverno con mezzo metro di neve. Non aveva le mezze stagioni, non era uomo da compromessi, lo si vedeva in tutti quei quadri, mai troppo popolati nemmeno nelle pose estive, (massimo una o due persone).
Tutti i Lunedì erano caratterizzati da temi edili. Il bagno, il bidet Richard Ginori, le rubinetterie Mamoli, le tende Arquati, le persiane in PVC, gli interruttori BiTicino ... c'era da farsi una cultura da geometra.
Un Venerdì aveva chiuso il computer con una esclamazione"Finalmente domani si inaugura la casa, facciamo festa con gli amici e portiamo anche il babbo". Il Lunedì successivo non si fece viva, e nemmeno i giorni a seguire. Poi qualcuno portò il Corrierone, e leggemmo che il padre, il Sabato sera, si era buttato dalla finestra del residence. Passammo tutti a fare le condoglianze due settimane dopo, al suo rientro al lavoro.
Lady Dana ringraziò tutti, e in uno sfogo liberatorio, esternò la domanda alla quale non aveva saputo dare risposta: "E pensare che per tutto il giorno era stato così entusiasta per come avevamo sistemato casa"
Il padre era un grafico pubblicitario e ci aveva messo l'anima in quel suo ultimo spot.

1 commento:

  1. E' una storia triste, i vecchi vivono bene in mezzo ai loro ricordi, stracci che rappresentano anni di vita e di sacrifici ma anche di gioie che aiutano a vivere.

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