giovedì 30 dicembre 2010

Buon anno e buon contratto a tutte e a tutti.

Il 28 Febbraio 2011 scadrà il contratto per le badanti. Cosa vuol dire?
I rappresentanti dei datori di lavoro e i rappresentanti delle badanti, si siederanno ad un tavolo per mettersi d'accordo su nuove regole e nuove paghe. La cosa migliore sarebbe che qualche badante cominciasse a non farsi più rappresentare, ma si impegnasse a rappresentare se stessa e le altre badanti alla discussione del contratto.
In un nuovo contratto cosa si dovrebbe scrivere, cosa si dovrebbe volere? Anche i datori di lavoro dovrebbero farsi forza e mettersi a rappresentare se stessi. Invece, presumibilmente ne discuteranno persone che non sono né badanti né datori di lavoro.
Cosa potrebbe chiedere un datore di lavoro al nuovo contratto?
Cosa dovrebbe chiedere una badante ? Quale maggior attenzione e quali punti dovrebbero messi in luce?
Sicuramente la situazione della malattia della badante va chiarita. Occorre che l'Inps a fronte dei denari che prende e che difficilmente sborserà, dia maggior sostegno alle lavoratrici in malattia. Ma le badanti, riusciranno mai a fare uno sciopero di categoria per chiedere qualcosa in più da questo lavoro che è nero e nascosto per natura?
Buon 2011 a tutte e a tutti. Ne hanno bisogno anche i datori di lavoro che mai ricevono un contratto dalle organizzazioni sindacali che fanno per loro pratiche e paghe e se lo devono sempre cercare in internet. C'è da augurarsi che il prossimo contratto sia uno unico e non troppi con piccole differenze da sigla a sigla. Se contratto ci deve essere, lo sia veramente Nazionale.

sabato 25 dicembre 2010

La badante fa il regalo all'assistito

Robe da vergognarsi. La badante mussulmana ha regalato un cesto natalizio a mio padre, un cesto grande quanto la lavatrice. Gli avevo regalato anch'io una scatola con il panettone e lo spumante, ma una scatola di quelle in offerta al supermercato.
Quella è tutta matta. Penserà forse che lo stipendio doppio di Dicembre sia un regalo che faccio solo io?
Non è possibile. E' vero che è appena passata con sua sorella ... ed è un po' buio ... che abbia sbagliato casa? Si, dev'essere così di sicuro, me lo chiederà di ritorno. Quella doveva portarlo ad un'altra famiglia e ha sbagliato porta. In questo paese le porte si assomigliano tutte. Si però quella è venuta qui apposta dalla città per portarglielo ... possibile non mi abbia riconosciuto?
Un pacco esageratamente troppo grosso. Perchè? Fin dei conti io non faccio niente per lei...
E' come se un operaio della Fiat regalasse una bicicletta a Marchionne, non c'è senso.
...
Buon Natale ... anche se il pacco non può essere di mio padre,

martedì 21 dicembre 2010

cos'è la tredicesima?

Avanti, su, tutti sanno cos'è la tredicesima. In un anno ci sono 12 mesi di lavoro, e al dodicesimo, a Dicembre, per Natale, per gratitudine, si da malvolentieri, alla badante, una mensilità in più da spendere per negozi  ed essere felice perchè il PIL aumenta.
Poi quest'anno ci sarà anche il corso, "Badanti informate famiglie protette" promosso da Adiconsum e il Movimento in difesa del Cittadino. Gratis a Natale, non come i cinepanettoni a pagamento.
Ci saranno dei corsi appositi per badanti, con professionisti di settore ... con il finanziamento del  Ministero del Lavoro e delle politiche sociali (finanziare nel mucchio, questo è importante, per un governo che si rispetti).
Ora mi chiedo, se in Italia,  patria dei corsi, dei viali e delle rotonde europee c'era bisogno di fare altri corsi. (anche se ad onor del vero, di questi corsi ne avrebbero bisogno anche tutti gli italiani, con la burocrazia che ci ritroviamo)
Ci saranno 36 sportelli in 31 città ... e pensare che il numero delle province è in continuo aumento. Una badante di Cremona potrà prendere un TGV, e raggiungere Milano in 15 minuti, fare il corso e tornare (più assaggia che mai) in famiglia per l'ora di mezzogiorno, mentre nel frattempo, l'assistito si sarà premurato di prepararle uno dei piatti della collana "Cotto e mangiato". Il pomeriggio, sempre con un TGV la badante farà un corso a Bologna, e a sera rientrerà fresca e pimpante come ogni buon capofamiglia. Gambe sul sofà mentre l'assistito si premurerà di insufflargli talco mentolato tra le dita dei piedi.
Non ne posso più di questa Italia piena di cataste di caste inutili.
Siamo fuori dal mondo. Una badante, fa fatica a farsi regolarizzare, poi fatica a vedersi un contratto, poi fatica a farsi riconoscere le ore che effettivamente lavora, poi fatica a vedere i soldi, poi fatica ad avere due ore libere al giorno, poi fatica ad andare per i fatti suoi la domenica ... ma io mi chiedo: "Possibile che nessuno di questi signori che danno e che prendono finanziamenti si accorgano che la realtà è un'altra e non è quella di "quelli che il calcio"? Possibile che questo stato non sappia far altro che alimentare se stesso e i ceti già ricchi cattedrandoli di ricchi corsi e cotillons?". Ma sperate ancora di prendere il televisore 4D (la 3D non è più a norme antinquinamento), 95 pollici (home theatre compreso) coi punti delle patatine??? Basta col satellite, qui non sui capisce più se siamo in Italia o alle falde del Kilimangiaro e bisogna andare in giro coi RIS, a vedere chi ha le dita sporche di marmellata.
La badante vorrebbe già di suo riuscire ad essere badante, e qui me la vogliono diplomare da rag. Fantozzi.
Delle volte non se ne può davvero più. Immagino che il prossimo corso sarà per clochard, con la collaborazione degli esperti di Melavisione, Fantabosco e Art attack per farsi una casetta coibentata con le bottiglie di plastica lasciate per strada (e quindi gratis) a Napoli. Due piccioni con una fava di gomma, da sventagliare come successo alle prossime politiche.
Io voglio andare a vivere a San Marino, o almeno chiedo asilo politico al Principato di Seborga. Voglio dissociarmi da questo irrefrenabile oblio. Voglio che anche i clochard almeno a Natale abbiano i loro festini con le Escort (intese come auto della Ford, come riparo, al posto dei soliti cartoni della Indesit).
Liberatemi Liiberateeemiiii cantava Antonacci

venerdì 17 dicembre 2010

sogno europeo di badante

Oggi ho letto un appello su Google.
"Sono badanti cerchi lavori si alogiu e vitto"
Molte donne partono dalle loro terre e arrivano qui, non importa se è Natale o qualche altra festa. Forse c'è solo la voglia di dire basta agli stenti, di una vita precaria in Moldavia o in Ucraina o in Perù o da qualche altra parte del mondo, e si capita in questa Italia sempre più povera per tutti i poveri.
Il sogno finisce qui, in una stella di quelle segnate sulla bandiera europea. Tante volte la fortuna non aiuta. Spesso le persone cercano si una badante, ma a prezzi da fame, più da fame che in un paese più povero di questo. Un viaggio per nulla, e adesso magari, non ci sono né soldi né voglia di tornare a mani vuote. C'è sempre uno spiraglio di luce che non ti fa vedere le nuvole scure tutte attorno.

lunedì 13 dicembre 2010

Il circolo delle badanti. Dove trovarle.

Trovare una badante brava non è facile, esperta ancor meno, ma trovarne una è abbastanza semplice. Basta girare un po' in città dalle 14 alle 16 (nelle due ore libere che hanno), nelle piazzette o ai giardinetti. Ogni città ha il suo circolo delle badanti a cielo aperto, anche quando nevica. Le badanti in città non credo abbiano un posto per trovarsi. Prendere tutte un caffè per sedersi in un bar costerebbe almeno 26 euro al mese e il lavoro da badante non consente troppo. A Cremona sono ai giardinetti pubblici, quelli di piazza Roma. Si riconoscono perchè hanno facce dell'Est europeo, bionde (alcune grige), abiti pratici, pantaloni, ma soprattutto sono almeno in dieci in circolo ad ascoltarne una incazzata che parla animatamente.
Per chi vuole trovarne una libera, basta distribuire nel mucchio una decina di fogli con la scritta "cerco badante telefono n.333 ecc. contattare ore pasti". Ormai, le badanti hanno anche internet da qualche parte, ma di certo usano molto il passaparola o l'SMS fra di loro, il contatto sarebbe praticamente immediato. C'è autoselezione fra di loro.
Dopo oltre un anno che ho a che fare sempre con la stessa, credo che per me e per lei sia arrivato il momento di cambiare. Il lavoro e i problemi sarebbe gli stessi per entrambi, ma di colpo si spazzerebbero via vecchie remore ormai dure per entrambi da sopportare.

domenica 12 dicembre 2010

per amore o per dovere? perchè no all'ospizio?

come si arriva all'interrogativo sull'opzione: "ospizio"?
Un vecchio ce la mette tutte per tenersi in forma; fa volontariato, partecipa a riunioni di quartiere, si iscrive alle università della terza età, va in palestra, va in crociera, impara a parlare in pubblico e come preparare dolci per diabetici...
poi un giorno finisce in ospedale. La degenza è un po' più lunga del solito. Un ragazzotto riprenderebbe subito ma un vecchio arranca. Va in riabilitazione, in una RSA, incontra altri vecchi più pazzi di lui. Si abitua ad essere riverito e ad avere servizi a orari stabiliti e soprattutto ad essere isolato. Capisce di essere veramente diventato vecchio. Diventa irritabile, impaziente. Considera i figli come dei nemici potenziali, si mette sulle difensive. Tutti sono ladri e fannulloni. La non autosufficienza non da tregua.
Un figlio vive una nuova fase della vita, è sempre tenuto sotto pressione, incolpato e colpevole di tutto.
Volano insulti non certo da amorevole genitore, non sempre da prodigo figliolo.
Il figlio è chiamato ad amare incondizionatamente o ad odiare ma a tenersi in casa il genitore per ligio dovere ... o forse per stoico amore.

venerdì 10 dicembre 2010

Com'è una brava badante?

Purtroppo, molto spesso, una lavoratrice diventa badante, perchè quello è l'unico lavoro che il mercato offre.
Il numero delle badanti sembra crescere in continuazione, invece le persone disposte a farlo (soprattutto nella versione conviventi 24 ore su 24) sono sempre meno. Il numero aumenta solo in funzione della sempre crescente "emersione da lavoro nero" cioè cresce il numero delle badanti in regola. Molti stati esteri stanno limitando i visti di uscita, perchè il grosso del mercato è alimentato (non tanto dai barconi che fanno notizia) ma dal continuo ingresso di donne in Italia per turismo o per studi, e che poi restano qui nella clandestinità sperando in qualche sanatoria. Molti stati si rendono conto di subire una autodeportazione da illusione di denaro "facile", con il conseguente sfascio delle famiglie e del tessuto sociale interno. Non mi meraviglierei se un ambasciatore di Ucraina o Moldavia, facesse pressione sullo stato italiano, per chiedere un risarcimento Inps.
Purtroppo il lavoro da badante, non è un lavoro di pulizie e lavapiatti e molto spesso non se ne rendono conto né  le future badanti né i futuri datori di lavoro o loro figli.
Purtroppo i giornali parlano in modo "gaudente" di badanti, solo in caso di furti e matrimoni con vecchi assistiti, ma ormai si sa, la carta stampata vende solo se c'è gossip. Fare vere inchieste su questo lavoro, sui centri di accoglienza, sulle percentuali di disaffezione alla vita, sui metodi di "smaltimento" dei clandestini, su quanto nero resti questo lavoro anche quando emerge ed è regolarizzato, non paga, perchè non interessa a quelli che hanno soldi e tempo per comprare e leggere quei giornali. Sarebbe per un giornalista, e ancor più per un editore, una operazione suicida.
L'opzione badante non va scelta perchè costa meno (così non è) della casa di riposo, ma perchè si desidera una assistenza e una cura domiciliare anzichè l'emarginazione dell'ospizio per il proprio vecchio.
Una lavoratrice dovrebbe scegliere la professione di badante anzichè il lavoro di pulizia, o lavapiatti, o maestra di scuola o ingegnere, non tanto perchè c'è un tetto, magari con residenza connessa e vitto pagato, ma perchè lo sente come lavoro adatto a se. Il lavoro di badante dovrebbe essere solo il primo gradino di servizio alla salute degli altri, con l'impegno a diventare OSS (operatrice socio sanitaria), infermiera professionale e perchè no magari medico.
M'illudo in continuazione lo so.

martedì 7 dicembre 2010

Badanti o Assistenti familiari?

Mi propongo in internet. La maggior parte delle persone che parlano di questo lavoro usano il termine "badante" molto più di "assistente familiare". Se non dovessi usare il termine badante, rischierei di non essere capito dalle stesse persone alle quali cerco di rivolgermi. Persone che attraverso internet cercano e vogliono capire quali sono le regole di questo lavoro in Italia. Ma credo di essere sincero almeno con me stesso, nel dirmi che non lo faccio solo per audience, anche se senza audience non avrei scopo di scriverlo perchè non sarebbe (ammesso lo sia) utile a nessuno. Sto scrivendo per un consulente del lavoro? Per un sociologo, per un addetto di un centro dell'impiego, per un sindacalista? No, non saprei cosa dire a queste persone. Il blog parla di un unica situazione dove dentro ci sono famiglie e ci sono persone disposte a lasciare tutto per venire qui a lavorare come "badante" e che forse nemmeno riuscirebbero a capire dalla traduzione di assistente famigliare (un termine tutto italiano) cosa io intenda dire.
Parlo di vecchi e di badanti e non di anziani e assistenti famigliari.
Parlo di vecchi in via di rottamazione, e che i più, scaricano negli ospizi. Vogliamo parlare di anziani scaricati negli ospizi? Procurerà loro sollievo?
Vecchio è un termine che, applicato a una persona, a seconda del modo che si usa nel dirlo, può essere interpretato come un vecchio saggio o un vecchio rompiscatole e demente.
Ma parliamo di badanti e di assistenti familiari.
Se metto su Google, la parola chiave "badanti" o "badante" trovo circa 500.000 voci per entrambe le parole.
Se metto su Google, la parola chiave "assistente familiare" trovo circa 300.000 voci, ne trovo circa 100.000 con assistente famigliare (con la "gli"), se metto il plurale resto fermo a circa 100.000.
Diciamo che ci stiamo adeguando ma siamo ancora indietro.
Mi sono guardato il vocabolario.
"Assistere" sta per "stare presso qualcuno per aiutarlo"
"Badare" sta per "dedicare cure a qualcuno"
Mi spiace, ma io trovo più appropriato e incisivo "badare".
Questo lavoro assiste poco e bada molto. Il lavoro di "badante" è molto operativo e poco, molto poco di presenza, compagnia o assistenza intesa come solo aiuto. 
Quando hai un NON autosufficiente per le mani, non puoi aiutare molto, devi prendere l'iniziativa e fare tu per lui. Non è un lavoro di assistenza come dal dentista, dove l'assistente alla poltrona passa i ferri al medico che è quello che opera. La badante è il dentista non la sua assistente alla poltrona. La badante opera e guida il suo assistito, non può essere li solo ad ubbidirgli e aiutarlo nei suoi desideri. Deve badare a lui come si bada ad un bambino, perchè se è vero che tutti quelli di noi che moriranno vecchi avranno dalla loro una certa demenza senile, è anche vero che chi arriverà alla fine con l'Alzheimer avrà bisogno di una amorevole ma anche rigida badante e non troppo di una mite assistente familiare. La badante cura un vecchio e non è proprio suo compito assistere in famiglia la famiglia. La badante, di tutti questi attori, è certamente l'anello debole, ancor più debole del vecchio che assiste.
Essere vecchio non m'intristisce, anziano sa di membro di comitato religioso di paese e proprio è un termine che vorrei non mi appioppassero.  

Dalla parte della famiglia, dalla parte della badante.

Che la badante sia assunta con regolare contratto, mezzo nero e mezzo chiaro o no, sta di fatto che è utile alla posizione che occupa solo se è convivente. Convivente con un non autosufficiente vuol dire prigioniera.
Se l'anziano resta a casa sua, lo stato se ne lava le mani e ci guadagna. Non da un contributo per il ricovero in una struttura assistita, riceve dalla famiglia un contributo che va ad ingrassare le casse dell'Inps a fondo perduto. Nessuna badante straniera, qui in Italia per tamponare un bisogno temporaneo di soldi in patria, verrà mai a chiedere soldi all'Inps a 65 anni per la sua pensione. E' denaro perso per le famiglie, è denaro perso le badanti.
Il welfare in italia se lo sobbarcano per metà le famiglie e per l'altra metà le donne straniere che ci mettono del loro per sostituirsi ad uno stato sociale assente. In Italia si parla di tutto, dai problemi della Fiat ai festini dei politici, dal digitale terrestre ai bond europei, ma nessuno si impegna ad affontare questo problema. Il massimo che si fa e regolare flussi migratori e bloccare immigrati in centri accoglienza che assomigliano sempre più a lager.
Badante o assistente familiare?
Che differenza fa? Un nome del tipo Assistente Speciale Supporto Ordinario avrebbe soddisfatto di più? Da badante ad A.S.S.O. nella manica, per aggirare la carenza di Stato, la sua miopia, Stato che non vuol vedere un problema silente e ignorato. E' poi cantiamo tutti l'inno ai mondiali e siamo tutti soddisfatti. Non se ne parla sotto giusta luce, non si parla di soluzione badante fai da te, perchè si ammetterebbe il problema, ma ci si limita a camuffarlo in "grave" problema di immigrazione clandestina.
Un'immigrata non è mai una sig.ra Lei ma è sempre una sig.ra Tu, anche quando non è badante ma un ASSO.
Tutti, uffici di stato compresi (ci sono passato assieme alla badante), trattano da animali queste persone, perchè poi le famiglie dovrebbero fare diverso? Lo stato insegna sempre. Gli schiavi esistono e se proprio siamo buoni, al massimo sono persone che ci aiutano ma pur sempre di serie B e che se non gradiscono, possono sempre starsene a casa loro. Qualcuno che si lascia sfruttare c'è sempre e dietro una famiglia che cerca di fare tutto in regola e di metterci più rispetto possibile, ce ne sono 10 che si sentono in diritto di essere furbe in coda ad uno stato furbo.

venerdì 3 dicembre 2010

Gio e l'ospizio

Non lo vedo da un po' di tempo, anzi a ben pensarci non lo vedo da Giugno dello scorso anno. Gio non è mai stato un tipo molto ciarliero. Anzi, non posso dire neanche quello, perchè guardava a destra, guardava a sinistra, controllava, mugugnava. Gio, aveva sempre da mugugnare per qualsiasi cosa. Zitto stava zitto, ma lo vedevi che stava sempre per scoppiare, e quando scoppiava, te lo raccomando, chi lo teneva più. Gli facevano male i piedi. Camminava un po' come quelle ghescie intrappolate in quelle gonne strette e con gli zoccoli alti. Passettini di fretta, smaniava sempre di arrivare, anche quando punto di arrivo non c'era. Era sempre andato così di fretta. Diventando vecchio aveva solo accorciato il passo ma non il ritmo. Non ci parlavo mai. Non avevamo niente da dirci, perchè se ci fossimo detti, avremmo litigato. Io non andavo d'accordo con lui e lui non condivideva con me nessuna idea. Lo conoscevo per sentito dire, da mio padre. Eppure Gio era mio zio, ma fra me e lui ... un baratro. Ormai l'ho detto e non voglio tenere sulle spine nessuno ammesso qualcuno legga. Sostanzialmente non voglio farmi aspettare. Gio, a passettini silenziosi, se n'è andato lo scorso anno. Aveva già comprato tutto, loculo, cassa, lapide, carro funebre. Gio non era sposato, ha sempre vissuto da single ed è morto tale. Ha organizzato tutto per non dar noia. Gio si bastava. Mi è spiaciuto ma per quella testa quadra che aveva, non sarebbe potuto partire in modo diverso. Risparmiava anche sull'acqua del brodo. Andava a prenderla alla fontanella per non usare la sua. Non buttava nulla. Non mangiava. Ogni anno, a Natale, gli portavo una bella spesa. Gliela mettevo appena dentro la porta per non entrargli in casa. Ci facevamo gli auguri sullo zerbino, sullo zerbino lui, io più indietro. Gio faceva entrare in casa solo i parenti ma io non sono mai stato capace di essergli nipote. Gio non aveva nessuno, eppure aveva troppa gente attorno. Si sono fregati la casa quando era ancora all'ospizio, chi si è preso un mobile, chi la sedia. Robe da matti. Avevano invitato anche me all'ora del saccheggio ma non potevo andarci. Non sarei mai stato capace di scavalcare quello zerbino. Gio era stato in ospedale, poi in riabilitazione, poi in un ospizio, poi in un altro. Avevano organizzato tutto i sui parenti più stretti, i più garantisti. Avevano chiesto anche a me, ma l'idea della badante non era piaciuta né a lui né agli altri. "Una donna in casa mia non la voglio, piuttosto vado all'ospizio" diceva sempre. Poi all'ospizio mi diceva "Ma cosa ci faccio io qui? Non ho niente da fare potrei benissimo andare a casa". Sono un mago nel non aver risposte adatte al momento giusto, non sapevo cosa dirgli e non lo so nemmeno a distanza di tempo. "Le badanti rubano e poi a noi cosa resta dei suoi ricordi?" dicevano sempre gli altri. Così è finito in un ospizio a 50 metri da casa, ma con un muro abbastanza alto per non vederla. Me lo ricordo. Andava al tavolo sempre prima degli altri, non c'era una saletta per parlarci, ci sedevamo li. Guardava a destra, guardava a sinistra, controllava, mugugnava e intanto che faceva girare nervoso le pastiglie (già sul tavolo) anche dei suoi tre amici commensali se le mangiava tutte e si lamentava del poco pane che gli davano. Lo dissi ad un infermiere (delle pastiglie, non del pane), lo sapevano, lo lasciavano fare. Non ho mai saputo che malattia avesse, una volte chiesi e il medico mi guardò con una faccia scocciata come per dirmi "E tu arrivi adesso? Ho già spiegato tutto a suo fratello" così non andai oltre. So che se ne è andato troppo in fretta anche al medico di base è sembrato così. Inspiegabilmente. Overdose di tutte le cure? Era morto e stava bene a tutti. probabilmente anche a lui. Da sempre aveva preferito il risparmio alla vita. Chissà che scuole aveva fatto per sbagliare così tanto. Lo vidi nella cassa, era come sempre, con la solita faccia, "Non si sta bene, non si sta male, mi accontento" sembrava dire. Fu la prima volta che non lo vidi di fretta, anche se a dir il vero, sembrava stare immobile perchè gli altri facessero in fretta a portarlo via.
Era stretto nelle spalle, quasi a non voler sprecare spazio. In quella cassa ci si poteva stare benissimo in due e pagare metà spese sul carro funebre ciascuno. Ha lasciato qualcosa a tutti, prete, suore, parenti e nessuno sapeva nulla di lui, chi più chi meno (intendo i lasciti, non certo quel che si sapeva di lui). Me lo immagino in paradiso ... forse. Si, dev'essere li ... guarda a destra, guarda a sinistra, controlla, mugugna, e poi me lo vedo che prende per le penne qualche angelo e gli chiede chi possa avere così poco criterio da lasciare giorno e notte quell'immensa luce che di là hanno i vivi entrati nella notte della morte.

giovedì 2 dicembre 2010

Gli anziani sono come i bambini, devono tornare a sognare.

Un bambino non ha bisogno di un grande gioco elettronico che faccia tutto da solo e gli lasci solo il compito di guardare. Occorre un gioco povero, attorno al quale il bambino possa metterci del suo per inventare e sognare.
La stessa cosa accade agli anziani lasciati a guardare il televisore. Spesso lo guardano meglio se è spento. Spesso i programmi sono difficili da seguire, complicati, noiosi, servono cose immediate e semplici. Spesso diventa più facile fissare la lucina che indica lo stand by del televisore.
Questa sera ho portato a casa delle lucine intermittenti da albero di Natale. Non avevo voglia mettermi ad addobbare un vero albero che nemmeno saprei dove mettere, così le ho messe attorno al buffet (il mobile). I miei vecchi hanno smesso di guardare in silenzio la tele e si sono messi a guardare le lucine e a commentare. Chissà se con la mente sono tornati col pensiero a Santa Lucia con l'asinello, che da queste parti porta i regali ai bambini (che non giocano ancora al superenalotto) già il 13 di Dicembre?

mercoledì 1 dicembre 2010

badante, famiglia e trade union

Non so perchè, ma ancor più con la morte suicida di Monicelli, si rafforza in me l'inscindibilità di questa triade di soggetti.
Se guardo le parole più usate nei motori di ricerca, attorno al problema "assistenza agli anziani", trovo in testa :
1) vertenza sindacale
2 vertenza sindacale da badante in nero
3) quanto costa una badante
4) costa di più una badante o una casa di riposo
5) come licenziare una badante.

A) La maggior parte di chi ha il problema, cerca di risolverlo nel modo più economico possibile.
B) La maggior parte che lo fa, si trova impantanato in una vertenza sindacale.
C) La maggior parte si trova in mezzo al problema di colpo, senza sapere come scegliere, chi scegliere e come assumere.
D) Facendo di fretta e non avvezzi a fare assunzioni, molti si trovano in casa la persona sbagliata, non sanno gestirla, vogliono disfarsene prima possibile.
E) Pochi si pongono i problemi del vecchio (l'anziano non mangia, non vuole le medicine, non vuole la badante)

Monicelli si è buttato, e ai medici aveva confidato "mi sento solo, depresso e abbandonato", Monicelli non credeva nell'aldilà, se non sbaglio, anche il padre morì suicida.
Quando si è ammalati ci si sente soli. Lo so bene. Anche se si hanno attorno un sacco di persone. Il male è dentro di noi e nessuno può entrare nel nostro corpo a darci una mano. Siamo soli, noi e il nostro male che cerca di trattare la nostra resa. Da vecchi, si è un peso per tutti e sentirsi soli è d'obbligo. A questo punto, come non ci si dovrebbe deprimere?
Arriva lo Stato e gli specializzati a organizzare corsi, adesso tira molto quello per badanti.
In realtà il problema non sta lì.
Se noi pensiamo di campare e diventare abbastanza vecchi, dovremo arrenderci ad avere gli stessi problemi, quindi meglio fare qualcosa da subito, per metterci una pezza, prima che la demenza senile ci renda incapaci ad organizzarci sufficientemente.
Il problema in Italia, non sono le badanti più o meno qualificate  e non sono nemmeno le famiglie che per vari motivi vorrebbero tenersi in casa il proprio vecchio. Il vero problema è che manca un Trade Unions (il buon vecchio sindacato inglese di inizi 800). Manca colui/lei che fa da unione al commercio del lavoro.
Non parlo di un caporale, ma piuttosto di un capace tutore. Una persona che conosca i problemi dell'anziano, si renda presto conto delle esigenze della famiglia, e possa capire le necessità, le capacità e la volontà della lavoratrice di fare realmente la badante. Una figura specializzata ad assistere la famiglia nella scelta della badante e che a casa segua i primi approcci fra famiglia e badante per curare il passaggio di consegne. Una persona che segua l'innamoramento della famiglia con la nuova arrivata. La badante non deve fare il medico, deve solo dare una ragione di vita al vecchio, sorridere un po' e aiutarlo ad aiutarsi. Non va bene nemmeno fare tutto al posto dell'assistito. Non è un atto d'amore ma solo di schiavitù. L'assistito ha bisogno di qualcuno che torni ad insegnargli le cose che faceva da autosufficente. Occorre un corso? No grazie, occorre un tutore come per gli alberi giovani del giardino. Appena il rapporto finisce il rodaggio, il tutore se ne va, ma resta a disposizione. Costerebbe meno ai comuni, dei corsi foraggiati dalla regione, e otterrebbe più risultati per tutti, a partire dallo stato che avrebbe meno lavoro nero in giro.

martedì 30 novembre 2010

corsi e albo badanti, non risolvono il problema

Vostro onore mi oppongo!!!
Quando uno stato eroga soldi in corsi per badanti, alimenta solo se stesso e butta i soldi in un pozzo senza fondo. I soldi devono andare alle famiglie, non ad associazioni che confezionano corsi desueti e fantasiosi. Le famiglie, tenendosi in casa il loro anziano, evitano di farne gravare le spese sull'ente (Regione) che eroga denaro alle RSA.

La badante che lavora da mio padre ha fatto 160 ore di corso dopo neanche tre mesi di lavoro, (ore che io ho dato in permessi di "studio" retribuiti). Ci sono state ore esterne di turismo in ospizi, ha avuto la lezione dalla sindacalista, dal medico generico, dal geriatra, dal sociologo e da chissà chi altro. L'unica cosa che interessava a chi faceva il corso era la firma delle future badanti sul foglio di presenze. Per sentito dire, 900 euro dati ai "professori" anche per poche ore di lezione. Una badante, per ricevere la stessa cifra fa minimo 250 ore di lavoro attivo. Amici degli amici che si dividono la torta. Le badanti si incontravano, per scambiarsi fra di loro opinioni, che avrebbero potuto benissimo scambiarsi ai giardinetti. Frequentavano il corso nella speranza di trovare un lavoro. La pergamena a fine corso era a pagamento. Adesso ho tentato anch'io di iscrivermi ad un corso, con attestato e misuratore di pressione in dotazione a fine corso (chissà perchè non il mestolo del minestrone). 16 ore totali di corso. 16 ore per trasformare un'affamata extracomunitaria in assistente familiare di prim'ordine, pronta per essere iscritta negli elenchi dei Centri Per l'Impiego. Sembra di andare in un'officina di revisione auto, se si capita dall'elettrauto, questi cambia tutti i fari e le lampadine per omologare l'auto, se si va da un revisore con annessa officina meccanica allora minimo bisogna cambiare le pastiglie dei freni anche se sono nuove. Ognuno, pur in presenza dello stesso autoveicolo, cambia quel che ha da vendere.
Il lavoro di badante, deve prima essere imparato dalla famiglia, poi, ma poi, ma poi poi poi, potrà essere oggetto di albo e di corsi per badanti. Il lavoro di badante è un lavoro da apprendista che si impara solo se all'interno della casa se c'è un sostegno e una guida adeguata. Il lavoro di badante è talmente usurante (in certe situazioni) che non può essere portato in esperienza ad una improbabile nuova assunzione. Dura pochi anni al massimo. Se non si capisce questa situazione, vuol dire che si vive nel mondo delle soubrettes e delle paillettes.
A fronte di uno stipendio di 885 euro, neanche netti, una badante, dovrebbe fare 10 ore al giorno di lavoro far da mangiare, pulire la casa, pulire la persona, e poi saper fare anche il massaggio cardiaco? Mio nonno se fosse in vita direbbe "ma qui siamo tutti ciucchi, e chi ha bevuto meno si è fatto la damigiana da 35".
Come è possibile che qualcuno immagini equo un tale impegno? Il denaro va dato alla famiglia perchè possa integrare lo stipendio alla badante e a questa non venga voglia di picchiare l'anziano e rubare i gioielli di famiglia. E' un lavoro duro è se lo stato ci deve essere, qualcuno aiuti la famiglia a scegliere la badante, non fare albi anonimi, che potrebbero benissimo essere ripresi dalla Panini per farne figurine ... la realtà che ne esce a  fine corso.

lunedì 29 novembre 2010

Cosi per badanti, caos e terra di conquista

Ci giro da un po' e comincia a sorgermi un sospetto. Dove le organizzazioni faticano a reperire fondi per il loro sostentamento (stato, regioni, province e comuni ne erogano sempre meno) si inventano corsi. Le badanti (anzi parlando di corsi, diamo a Cesare quel che è di Cesare e  a Maria quel che è di Maria, chiamiamole con il loro nome tecnico "assistenti famigliari") sono uno dei lavori più richiesti in Italia. Non ci sono annunci sui paginoni centrali dei grandi giornali nazionali a fianco di Responsabile bestiale in risorse umane, specialista in gestione e digestione EDP, Direttore Marketing con furgone, o Amministratore con delega al salvadanaio, perchè tutto è sommerso e quel che emerge lo si fa sparire subito. Una famiglia fatica a rivolgersi ad un'agenzia interinale, costa già troppo la badante in nero, figuriamoci un'agenzia. La famiglia non ha elementi per selezionare. La famiglia non sa nemmeno quali possano essere le reali mansioni di una badante. In un rapporto di lavoro "normale" il datore di lavoro è considerata parte forte e il lavoratore è da sempre parte debole. Qui si va nella terra di nessuno, nelle selve oscure del caporalato, nelle terre di mezzo piene di giganti e di folletti, negrieri, schiavisti e autoritarie sado domatrici di anziani bradipi. C'è di tutto. Una buona badante, è buona in un posto, ladra in un altro e schiava in un altro ancora. Presentarsi in un centro per l'impiego con un attestato o non, è praticamente la stessa cosa (anche se così non dovrebbe essere). Sembra un disarmante sportello per l'immigrazione, ti senti frustrato da lontano, solo a vederci la calca che c'è di fuori. Ci vai e provi disagio. Uffici, ancora uffici, ancora code, ancora numerini, turni, ancora impiegate con il ciclo in fase piena. Basta! E' come andarci con un corso da saldatori preso per corrispondenza. Oggi sembra di essere all'inizio del secondo millennio, quando qualsiasi cosa si presentasse in Borsa con un "punto com", "punto it", o "punto net", era da considerare sempre un buon affare in prospettiva. Oggi, tutti i corsi, per avere quel minimo di iscrizioni, devono contenere la dicitura "per badante". Ci sono , corsi di dialetto per badanti, corso di cucito per badanti, corso d'italiano per badanti, corso di guida per badanti con pulmino, corso di psicologia per badanti, corso di passeggio e attività ricreative per badanti, corsi di cucina italiana per badanti ... tutto fa brodo, purchè il pollo sia badante. I corsi sembrano gratis ma per avere l'attestato paghi le spese di cancelleria. Ma quanto cancellano per costare così tanto? Finito il corso (in 15 ore ti fanno anche badante esperta coi gradi di incantatrice di serpenti) si va al centro per l'impiego di zona e ci si iscrive. La famiglia andrà li a cercare una badante? Nella burocrazia del non so e del ripassi domani? O cercherà su un giornale di annunci gratuiti come ho fatto io e poi insegnerà alla badante come trattare il proprio vecchio conoscendolo meglio di chiunque altro? Aahhh!!! Povera famiglia. Aaaahhh!!! Povero vecchio. Basta corsi per badanti, facciamo corsi alle famiglie ... inutile che mi sgoli, tanto non capiscono. Mi sono iscritto a un corso per badanti e li frego. Faccio tutto il corso e rinuncio all'attestato (tanto cosa potrei farmene???) io sono caregiver di famiglia mica apprendista stregona.

Tredicesima, Natale tasse e badanti clandestine

Arriva Dicembre, la neve, i suoi colori e le sue luminarie. le città sono sempre meno affollate, anche se resistono le feste del salame, del torrone e dei bolliti misti nelle piazze ghiacciate. Feste quasi d'altri tempi. La voce da padrone la fanno i supermercati, con i loro addobbi illuminanti, e le loro feste dell'anniversario, paghi uno e prendi tutto, compreso il set spugne per ospite in omaggio. I supermercati hanno dentro tutto, minimo una clinica veterinaria, la farmacia e qui da noi ci sono anche i poliambulatori con medici rinomati ... fanno concorrenza sempre più agli ospedali che dentro hanno boutique di gran classe e discoutn aggressivi.
I vecchi pensionati prendono la loro bella tredicesima e comprano le caramelle e il carbone dolce ai nipoti per Santa Lucia (qui i regali li porta lei) e poi il torrone a Natale, e la mostarda a capodanno. Un po' in disuso il capitone (se ne vede sempre meno in giro, non credo sverni da altre parti o sia una specie in via d'estinzione) del resto la tradizione a 50 euro al chilo la perdi in fretta, meglio il tre per due sui panettoni invenduti. Con 3 euro fai tutte le feste e pucci nel latte sino a San Biagio. Le tredicesime però, poi, almeno qualche giorno prima di Natale, bisogna girarle alle badanti. Sono lavoratrici e ne hanno ben diritto. Col nuovo anno, verseranno (entro Giugno) allo stato, questi soldi in tasse. Un giro vizioso dove l'Inps, dopo aver illuso tutti, gira i soldi all'agenzia delle entrate (quelli delle tasse).
Una  badante convivente con un assistito non autosufficiente prende circa 11700 euro l'anno. Sui primi 8000 euro non paga, ma sui 3700 euro restanti, paga il 23%. Torna allo stato, quella tredicesima da 850 euro che le aveva girato il vecchio.
Natale sarà passato, e con lui anche l'illusione di aver potuto spendere quei soldi.
L'unico regalo possibile da farsi e portarsi in Italia la figlia o l'amica del cuore, assumendola come badante, senza fargli fare un giorno nei serragli per clandestini ... flussi permettendo.

sabato 27 novembre 2010

Il vecchio e la cura

Sono stato all'ospedale San Raffaele di Milano. Un'istituzione, è uno dei meglio attrezzati d'Italia, medici tutti giovani, selezionati. Si pensi che nella sede di Milano-Segrate, gli interventi di oculistica sono tutti a pagamento, tanta gente ci va, e le visite con il servizio sanitario nazionale sono decentrate in ambulatori esterni al nucleo dell'ospedale. C'è la ricerca, c'è l'università di medicina con varie specializzazioni, si arriva anche ai master in marketing (o qualcosa del genere mi pare), l'albergo, i negozi, le boutique, il supermercato, tutto nei sotterranei a fianco all'immenso parcheggio sotto terra, il trenino navetta innovativo (elettrico, a fune, senza conducente per 682 metri di percorrenza). Una città nell'ospedale. Manca solo lo zoo (c'era, ma è stato tolto per far posto alla nuova sede dell'università) il luna park (è all'idroscalo, appena dietro) e un casinò (a San Vincent neanche due ore di macchina per 170 chilometri) dimenticavo il mare (meno di 2 ore di macchina sempre per 170 chilometri a Genova), L'aeroporto di Linate è appena dietro e le montagne e i laghi della Brianza appena davanti. Mediaset è di fianco. C'è tutto quello che si possa umanamente desiderare, metropolitana, tangenziale, eliporto, il Teatro alla Scala e il Duomo a 10 minuti di metrò. Due giorni fa ero lì, ambulatorio di otorino, settore B, piano meno uno, stanza 18.
Visita di controllo. Entrano con l'endoscopio nel naso (un chirurgo non si fa tanti riguardi, sono cartilagini che criccano) e me lo puliscono sulla lingua. La seconda volta che il novizio lo fa (prendono solo i migliori dalla loro università), chiedo se riesca anche a fare di peggio. Mi dice che fanno così in tutto il mondo. Deve averlo sentito anche il direttore (?) dell'ambulatorio (così si qualifica)  entrando infuriato. Mi chiede con tono minaccioso da signorina Rottermaier "dove crede vada a finire il muco che ha nel suo naso?". Puntualizzo che va in gola (un otorino lo sa di sicuro, ma meglio fargli sapere che lo so anch'io) ma non in bocca, sulla lingua, con quel sapore schifosamente salaticcio. Caspiterinabella, se lì, trovano naturale questa pratica, sicuramente si mettono le dita nel naso e poi leccano di gusto. Non ho stretto la mano (come è mia consuetudine ) a nessuno.
Devo anche ammettere che era un giorno di particolare trambusto, erano già agitati  con altri pazienti, prima che entrassi (di solito sono abbastanza puntuali ma quel giorno erano in ritardo di una bell'ora, prima casini col sistema informatico in aggiornamento, poi bambini che urlano). Se succede questo al grande San Raffaele, cosa potrebbe succedere ad un vecchio che finisce in un ospizio di periferia? Fortuna che quello non mi stava facendo una colonscopia ... non voglio pensare a cosa lì sappiano di colon che succede in tutto il mondo.

venerdì 26 novembre 2010

mi iscrivo a un corso per badanti

A Como organizzano un corso per badanti. L'ha letto un mio amico sul giornale. Bisogna rivolgersi a un centro per l'impiego.
Ho telefonato, alzano la cornetta e ficcano giù, questa deve essere l'efficienza auspicata da Brunetta. Risposte date in tempo record senza sapere nemmeno la domanda. Riprovo in una sede in provincia. Qui sono meno nervosi, mi mettono in attesa, dopo un 10 minuti mi danno tutte le informazioni del caso, testualmente le scrivo:
"E' una novità anche per noi, venga qui con i suoi documenti e vediamo"
Credo di farmi domande lecite.
1) pensano che io abbia il programma del corso?
2) penseranno di propormi di fare l'insegnante?
3) vorranno vedere da me italiano il permesso di soggiorno?
Certi uffici sono un po' a senso unico. Se partono la mattina a chiedere permessi di soggiorno, e gli capita un italiano, sarebbero capaci di chiedere in questura se debbano trasferire il soggetto (privo delle dovute autorizzazioni) alle isole Cayman come disoccupato in nero, in attesa di ricevere istruzioni dalla Farnesina sul come farlo poi rientrare con un condono sullo scudo del codice fiscale
Gli uffici pubblici ne sanno sempre una più del diavolo, pur di lasciarti in ammollo un utente.
Voglio vedere come è un corso per badanti.
Dovrei saperlo, la ragazza che lavora da mio padre lo ha già fatto, poi gli copio i compiti a casa così mi promuovono di certo.
Poi dicono non facciamo di tutta l'Erba un fascio .. e cosa ci dovremmo fare? ... canne?
E intanto questi prendono soldi dalle regioni e fanno lavorare "docenti".
Le badanti poi possono sempre fare altri corsi, vertenze e ricorsi. Sarò l'unico uomo in mezzo a donne? Vedremo come va.
Qui fa freddo sempre più freddo, la temperatura continua a scendere come nei vecchi che perdono aree di caldo un po' alla volta.

domenica 21 novembre 2010

Badante 54 ore convivente

Lo so perchè sono stato badante anch'io a tempo pieno. Lo so perchè per tanti anni ho fatto ufficio reclami di una multinazionale, che già di suo è un bello stress, come il parafulmine che si prende tutti gli accidenti, per "amore" dell'intera casa. Fare la badante convivente è uno dei lavori psicologicamente più usuranti. Si è soggetti a mobbing in continuazione. Sono stato un anno, a tempo pieno 24 su 24, badante di mio padre e mia madre. C'è da morire. Oggi ho un cambio, non riuscirei da solo. Una badante in una famiglia è direttamente proporzionale ad un organo vivo trapiantato in un corpo di quasi morto. C'è una continua situazione di rigetto e di appropriamento di cellule. Il nuovo organo, deve trascinarsi dietro tutto il corpo che gli si attacca cercando di farlo annegare con il resto degli altri organi malati. L'assistito si nutre dell'aura vitale della badante che gradatamente perde linfa e freschezza. Si lo so, si raccontano storie metropolitane di vecchi che scappano e si sposano le badanti, ma queste storie sono solo quelle che finiscono sui giornali, sono poche gocce rispetto al mare delle altre situazioni molto più tristi. Nella stragrande maggioranza delle assistenze normali il vecchio si mette nella posizione dell'avente diritto, di chi deve essere assistito e basta, ad ogni costo, incondizionatamente e senza obbiezioni. Questa situazione dura dal Lunedì al Sabato in forma continuativa, pressante, asfissiante. Occorrono grosse motivazioni a monte per accettare un lavoro del genere. E' un lavoro che trova molta domanda sul mercato. Le badanti capaci disponibili al 24/24 sono poche, perchè questo lavoro non si può fare per molti anni. E' quasi una professione usa e getta. Quelle che resistono cercano di investire su se stesse e diventare OSS o ASA, magari si rimedia un lavoro in ospedale o in un ospizio, li almeno si lavora a turni, quasi anonimi. Il capo non è più la persona direttamente interessata al benessere dell'assistito, non è più l'assistito.

sabato 20 novembre 2010

Mansionario badanti. Cosa deve fare una badante.

Non c'è una regola fissa. Il datore di lavoro assume un dipendente perchè ha la necessità di sbrigare giornalmente un lavoro. Il dipendente, d'altro canto, ha la necessità di ricevere quotidianamente una paga.
Quando le due parti si incontrano, propongono le rispettive esigenze e necessità e se domanda e offerta trovano un punto di contatto c'è assunzione e contratto. Meglio mettere in chiaro subito, da entrambe le parti, le rispettive problematiche non lasciando nulla al dopo. A contratto fatto nascono solo dissapori, perchè un dipendente non vuole fare una certa cosa e il datore di lavoro vorrebbe magari pagare meno o la stessa cifra per un numero di ore lavoro superiori.
La badante si occupa essenzialmente della cura della persona che gli è data in affidamento. Solitamente per le badanti conviventi, l'assistito è anche non autosufficiente, quindi va seguito tutta la giornata per permettergli di fare le cose che prima faceva e ora non riesce più a fare. Ovviamente la badante è tenuta a sbrigare  il minimo di faccende domestiche che consentano alla casa di essere in ordine e vivibile dall'assistito. Vale lo stesso discorso per la preparazione dei pasti, e la stiratura delle cose dell'assistito. E' bene definire subito compiti e mansioni in modo preciso. Ci saranno ore dedicate al riposo e ai pasti che dovranno essere preparati secondo criteri utili all'assistito. Ci saranno medicine ed eventualmente controlli da fare sull'assistito, febbre, pressione ecc. ci saranno pannoloni da mettere o altri ausili. Non sono operazioni obbligatorie per nessuno. Ovviamente tra una badante che non sa misurare la febbre e una che lo saprà fare, il datore di lavoro opterà per l'assunzione di quella più preparata e più disponibile.
Molto importante e non da sottovalutare è che la badante comprenda bene e legga e scriva l'italiano. In caso di malore, spiegare al personale del 118 la situazione sarà meno complesso. La badante deve avere ben chiaro dove lavora (via, città numero civico, numero di telefono). In caso di richiesta di ambulanza deve sapere dare indicazioni precise. Deve aver ben chiaro chi è l'unico referente da chiamare in caso di problemi di qualsiasi natura. Con un non autosufficiente, la casa cambia un po' fisionomia. Bisogna eliminare il più possibile barriere architettoniche, potrebbe servire un letto con sbarre, un montascale, una mini palestra per tenere attivo corpo e mente. Occorre avere un posto dove lasciare le mansioni della settimana, Il menu settimanale, i valori di pressione e anche se sembra di poca importanza, la regolarità nell'andare al gabinetto va tenuta sotto controllo. Quello è l'unico metro di misura che l'anziano ha del suo stato di salute.

giovedì 18 novembre 2010

Il vecchio e il male. Quando il mobbing viene da dentro.

Mi veniva il magone. Quelle istantanee hanno lasciato una cicatrice profonda nel mio carattere. Erano gli anni ottanta e le grandi aziende di stato e non, venivano dismesse. Era così a Milano, Brescia, Torino, Genova. Di colpo si passava dalle multinazionali  del faccio tutto io, alle strutture snelle del tutto fuori. Nasceva l'outsourcing. A turno, gli operai presidiavano le entrate alle fabbriche. Qualche volta, lasciavano passare persone, "... purchè a piedi, purchè esterni". Ho due immagini nitide, nella stanzetta (piccola, piccola) della tristezza della mia mente. Riva Trigoso e Sesto San Giovanni. A Riva, ero lì di pomeriggio, un viaggio tribolato, una mattina complicata. Erano in sciopero, ma nessuno faceva picchetto all'ingresso, lo avevano fatto il mattino, poi tutti erano andati via ma gli operai erano dentro. Ci andavo per la prima volta. Fette di transatlantici in costruzione. Non ne avevo mai visti di cosi grandi. Non sapevo che le navi venissero costruite a fette verticali.  Nessun rumore, nessuno in giro. Quando sei al mare ti viene spontaneo guardare il mare. Le barriere frangiflutti grigio chiaro di cemento, sopra, seduti, gli operai in fila unica e tuta blu, poco più avanti, in fila unica i gabbiani a penne bianche. Fermi, a guardare il mare. Nessuna nave all'orizzonte, solo onde che venivano da lontano a vedere quello spettacolo.
A Sesto ero di casa. faceva freddo quel giorno, sciopero e solito picchetto all'ingresso. Gli operai bruciavano quel che trovavano per scaldarsi un po' mani e cuore. Falò se ne vedevano tanti in quel periodo. Fuoco è fuoco, mica stai a guardare cosa brucia. A Sesto mi ero fermato a chiedere a quelli del picchetto come andava, avevo visto fuoco e carburante. Mi crollava un mondo addosso. Erano disegni di grandi macchine, come ne avevo fatti passandoci delle notti al tempo della scuola. Mi dissero che erano vecchi. Sapevo con che fatica si disegnavano, sapevo quanti calcoli a mano si dovevano fare. C'era il lavoro, lo studio, l'inventiva di una generazione. Sapevo cosa volesse dire progettare qualcosa di nuovo, le notti insonni cercando soluzioni, la costruzione e i continui dubbi teorici a lavoro ultimato. Tutto finito, tutto inutile, tutto in un fuoco, una vita in un attimo. La colpa non era di quel fuoco, ma della politica e della finanza che ratificano, mediano e con una firma cancellano.
Si dice che i problemi più difficili da superare nella vita siano nell'ordine, la perdita di una persona cara, la perdita del lavoro, la perdita della casa.
Un anziano ha tutte le cose assieme quando diventa non sufficiente a se stesso. Perde tutte le persone care che di colpo diventano nemici da contrastare. Arriva il demansionamento, l'emarginazione e l'umiliazione del non bastarsi. L'avvio a una casa che, sarà pur di riposo, ma non è la sua.
Di colpo il lavoro e i progetti di una vita bruciano, passano in mano a politici e finanzieri, prima affettuosi parenti. Con poche firme la gestione dell'anziano va in outsourcing, si risparmia, si guadagna in efficienza, si monetizza, si snellisce la struttura famigliare. Il vecchio si difende, non mangia, non prende più medicine, sciopera, la fatica si fa sentire  ... ormai il percorso è tracciato e gli striscioni del traguardo sono sempre più vicini. Il giro della vita è finito.

sabato 13 novembre 2010

Capire l'ospizio

Bei tempi quelli dei Merloni di Frasassi uscita Fano a destra per Acqualagna.
Bei tempi quelli di Hochstenbach scalo Frankfurt.
Credevo non ci fossero posti al mondo più umidi. Ci si andava d'inverno per lavoro.
Un ospizio, anche il più soleggiato e riscaldato è fondamentalmente un posto più umido. Se guardi bene il posto t'intristisce, lo vedi solo negli occhi delle persone che ci albergano. Alle pareti, cose allegre tipo scuole materne. Gli anziani, si sa, un po' bambini capricciosi lo sono. I pannoloni sono tutti più o meno pieni, si cambiano a fine turno, salvo allagamenti conclamati. I vecchi non guardano, sono persi nel pensare a che pensieri avessero un momento prima. Godono nel vedere un passero, i colombi ... loro almeno hanno le ali.
Chi serve non sarà servito. Dev'essere una legge della quantistica. Chi mette all'ospizio i propri vecchi vivrà tre volte il proprio tempo. I medici sanno che li porti lì perchè l'eutanasia in Italia è vietata. Non c'è senso alla cura. Staccare la spina no, ma anche continuare a tirar su il salvavita ha poco senso.
E' tutto un rito. I parenti arrivano di Domenica pomeriggio e fanno subito amicizia fra di loro. Poche battute sui vecchi e poi giù a parlare di figli e nipoti e del futuro, è così che va la vita. Quando i parenti se ne vanno, i vecchi si interrogano sul loro stare sulla terra.
Carlo, Carolina e Matilde mi avevano chiesto del padre: "Lei che è sempre qui, cosa dice? Lo trattano bene vero papà Tilio?". Che vuoi che dica? Non dico, non posso. Sono un vigliacco naturale o menefreghista professionista?
Tilio. Faceva finta di niente, vigliacco anche lui o forse solo lucido e consapevole che tanto non sarebbe cambiato nulla. I vecchi piangono, ma raramente chiedo a qualcuno di riportarli a casa, hanno una loro dignità piuttosto muoiono. Tilio! Ci parlavo ai pasti, era in carrozzina. Era entrato lì in riabilitazione, con un programma di "sollievo per la famiglia", col bastone ma poi era ... caduto.
Tilio era un tipo energico, di notte urlava "Liberatemiii!!!" Lo legavano. Come fai a dire queste cose ad un figlio. Morì due notti prima di essere definitivamente trasferita nell'ala RSA. Una notte mi insultò dopo averlo già fatto con alcuni infermieri, lo presi come un gesto di estrema amicizia.

Il Sabato del villaggio (la badante va in vacanza)

La City è alle spalle. Un medico una volta mi disse "la vita esclude la morte ma accetta il prontosoccorso". Qui al villaggio, il prontosoccorso non c'è e si percepisce la morte. Le campane sanno ancora suonare a martello. Il cimitero è ancora lontano dal lazzaretto ed entrambi sono ben distanti dalle case. Sul muro di cinta della cooperativa, oggi c'è Eugenio (detto Geni) e (Cesira detta Zira) che lasciano un gran vuoto nei loro cari. Il funerale partirà dall'ospizio per la parrocchiale.
Chi si chiede se sia meglio la badante o l'RSA ci metta in conto Sabati, Domeniche, ferie e altre feste premarcate. Oggi sono di turno io. La badante ha bisogno anche di qualche Sabato mattino per andare a vedere un pò di mercato. Guadagnare e non spendere è come  riempire il frigorifero e non aver tempo di mangiare.
Lo so, è notte, ma la notte e mia, domattina non vorrò alzarmi, non vorrò il mattino. C'è pace solo di notte il giorno è dell'anziano assistito e il mio vecchio non mi darà tregua come sempre, avrà le sue esigenze seconde a nessuno. Lo capisco, non ha più tempo statistico per aspettare, non ne vede nemmeno ragione. Più si invecchia e più il valore tempo è inversamente proporzionale al valore denaro. Chissà se ci riconcilieremo mai del tutto noi due, forse non buttarlo in una RSA è l'unico modo per disporre di questo tempo. Poi non ci vedremo più.
Quando avrò finito con mio padre (per come sta andando) sarò pronto per l'ospizio io.

giovedì 11 novembre 2010

La spirale della vita (ospedale - casa di riposo)

Capita si vada in ospedale, normalmente si viene a casa. Ad un certo punto della vita però il medico non consiglia solo la dimissione a casa ma ci aggiunge riposo. Beh è normale, sei stato in ospedale, vai a casa e non ti metti certo a fare il galletto in balera, ti riposi e fai convalescenza. Non avevo capito bene, il medico intendeva "casa di riposo", almeno per fare un po' di riabilitazione, poi si sarebbe valutata l'evoluzione.
Sentirne parlare la prima volta genera un effetto campanellino in testa. Anzi, più che campanello fa tanto sirena dei pompieri. Il momento che uno si aspettava ma non si aspettava, è arrivato. Dunque, ricapitoliamo, bisogna che me ne renda conto. Mio padre sta mediamente bene, festeggiamo il compleanno, fa il vaccino come tutti i suoi amici, mi telefona da lì a due giorni che la vede grama. Non realizzo, penso ad una banale infezione delle vie urinarie. Vado non vado? Vabbè vado, mio padre si lamenta raramente, chiedo a mia madre "massì mannò ..." passo in farmacia, prendo dei sali per rimineralizzarlo e del Bactrim forte (inutile che stia a perder tempo col medico o le analisi delle urine). Quasi tre ore di macchina e lo vedo. E' già sera, lo carico in macchina così com'è, siamo al pronto soccorso. So che ha minimo una polmonite, spero facciano solo in fretta a decidere in che reparto ricoverarlo. Non riesco a contare nemmeno i battiti tanto vanno forte saranno almeno 180 anzi di più. Fanno gli esami del sangue, glicemia 460. Non so se preoccuparmi o rassicurarmi. Tutto sommato il corpo sta reagendo chiamando zuccheri da ogni parte per far fronte al casino. Non deve certo dirmelo il medico che la situazione è critica ma è meglio che me lo dica lui, non sono pronto a credermi.
Passano i giorni, non ce la fa, ce la fa, non ce la fa ... ma quanti petali ha questa margherita? E' sfebbrato, la Tachipirina fa miracoli e copre tante cose. Domani forse va in riabilitazione. Dove lo mandiamo? Ospedale? E' pieno di influenzati potrebbe essere peggio. Ma certo, lo mandiamo in una riabilitazione geriatrica. Ce n'ha una ogni ospizio. Decentriamo. Lo traslocano un giorno di neve da paura. Barella in mezzo alla neve e via.
La differenza tra una riabilitazione in ospedale (il peggior ospedale) e quella di un ospizio (il miglior ospizio) è paragonabile alla differenza che c'è tra avere la macchina dal meccanico in riparazione e averla al deposito comunale per divieto di sosta in attesa di rottamazione.
L'ospizio è fatto di medici geriatri che hanno tempi lunghi, abituati a farmaci da vecchiaia e non certo da officina di riparazione, il mix di farmaci generalmente è già ben collaudato, si può limare qualcosa non certo imbarcarsi in stravolgimenti dei dosaggi e delle misture ... mi dicono che ricevono solo il Giovedì su appuntamento. La missione, mi pare di capire, non è guarire ma  mantenere stabile una situazione.
La riabilitazione di un ospedale fa ancora parte di una struttura che cura per guarire.
Bisogna tenerne conto nelle scelte.
Lì mio padre prende il clostridium difficile (tanto difficile che è quasi più facile salvarsi da una polmonite che da quel bacillo). Lo so che faccio casini ma uno dei medici che ricevono solo il giovedì dopo qualche mese andrà a fare un corso specifico su come trattare i pazienti infettivi. Ho litigato con il direttore sanitario ... sarà per quello? Bahhh tanto io litigo con tutti! Non sono un medico, non sono un infermiere, non sono nemmeno un volontario della crocerossa e non ho mai fatto nemmeno il massaggiatore nella squadretta di calcio dei ragazzi del paese. Non ne capisco nulla, fin dei conti faccio solo associazioni di idee non certo diagnosi.
La differenza che percepisco tra un ospedale e un ospizio è che in ospedale, questo problema, fa parte delle malattie infettive mentre in ospizio è una diarrea tipica degli ospedali. Il grado di allerta è diverso, inutile che me la vengano a menare. 
Bisogna tenerne conto nelle scelte.

mercoledì 10 novembre 2010

Un giorno l'equilibrio è stabile poi occorrono ausili

Mio padre era un artigliere, ma sarebbe potuto essere un fante, anzi era un fante con l'armeria da artigliere (più pesante). Quante volte mi ha battuto in biciletta! Potrebbe essere stato anche un bersagliere per quello.
Lui con la bici da donna e io con quella da uomo (bambino). A quei tempi mancavano anche le biciclette e rubavano galline. Noi non ne tenevamo perchè ladri e faine sconsigliavano l'investimento. Mio padre ha camminato tanto durante la guerra, talmente tanto che è arrivato a casa con un anno di ritardo. Sempre a piedi quell'uomo. Cocciuto come una testuggine. La fretta nella sua vita, che non lo ha mai abbandonato, deve essergli venuta da quell'anno perso. I suoi sono morti tutti è il più longevo, ha battuto tutti i record e due anni fa mi avevano detto che era ora di mettersi il cuore in pace. A dir il vero, me lo aveva già detto una suora più di 30 anni prima. Credo abbia la tomba in scadenza, la suora intendo, morta un sacco di anni fa.
Mio padre è una marionetta, cade, poi dei fili quasi visibili (a ben guardare) lo ritirano in piedi. Dal Novembre di due anni fa oggi cade l'anniversario (circa) della sua morte. Cioè non proprio, oggi, è quando ormai mi avevano detto che non c'era più nulla da fare e non ce l'avrebbe fatta. Il reumatologo  che lo visitò, qualche mese prima del dramma, mi fece capire che l'età, ad una certa età, gioca le sue briscole. Era bravo, morto anche lui per infarto, 57 anni di ritratto della salute. Loro non conoscevano bene il mio vecchio e nemmeno me forse. Un vaccino anti influenzale e subito dopo la polmonite, non erano sufficienti per stecchirlo. In primavera del 2009 in ospedale ci chiamavano "i carabinieri", sempre al passo sempre a tempo, (op-pì op-pì op-pì passo pum ...) lui davanti io dietro.
Il problema è quell'attimo che tu non ci sei. Da solo un vecchio non sempre ce la fa. Ho incontrato il mondo degli ausili. C'è un mondo che pullula di cuscini, stampelle, materassi, gru, girelli, sedie, a rotelle e senza, letti reclinabili con e senza sbarre (sicuri e insicuri come i passaggi a livello). Tutti i prezzi sono buoni e incomprensibili. Si vende a colpo sicuro, quel che serve serve. Come andare a comprare la cassa da morto, mica puoi aspettare il tre per due o il sottocosto del noce nazionale.
I pericoli più grandi vengono dalle cadute, bisogna dimenticarsi di tutto, a partire dalle pantofole. Ci vogliono scarpe comode ma lisce sotto, perchè, carabinieri o meno, i vecchi un po' strisciano sempre i piedi e inciampano facilmente. Delle volte mio padre va in giardino, quando escono le lucertole, cammina un po' poi torna in casa a riprendere fiato. Certo, di tornarsene in camera sua non se ne parla. Vivere da vecchi su due piani è un dramma, adesso è tutto a pian terreno. Delle volte mia madre vorrebbe tornare a dare un'ultima occhiata alla sua camera da letto ma quella è tagliata in due tra "anche e femori" non si è fatta mancare nulla. Camminare cammina, ma gradini niente, sono già troppi uno e devo risolvere anche quel problema.

martedì 9 novembre 2010

badante! ... in inglese si scrive caregiver

ci sono un sacco di definizioni e tanta confusione e chi ne patisce prima di tutti è il nostro vecchio.
Quello che intendiamo noi per badante è la vecchia serva padronale. Lo so che adesso avrò tutte le badani a darmi addosso (tutte si fa per dire, però sono quasi sicuro che una mi legge, anche se saltuariamente), ma possiamo cercare di essere realisti. Lo so, lo so, loro (le badanti) sono assistenti famigliari, come le assistenti alla poltrona del dentista ... appunto, ma il dentista è un'altra cosa. Siamo un popolo di operosi (scioperi di Natale e Ferragosto a parte) e forse anche di operai, anzi di terzisti, forse emancipati impiegati ma non siamo sempre nobili.
Il nobile sa cos'è una serva, fondamentalmente (con aristocratico distacco) una che serve a fare il suo lavoro. Io sono parte di quei noi, che hanno avuto colleghi, magari subalterni, ma mai dipendenti. Un dipendente poi lavora con una macchina o con qualche cosa d'altro, può affezionarsi al marchio o meno, ma è sempre (anche se una risorsa umana da valorizzare ... come si legge nei depliants) un codice a barre più o meno determinante in un'azienda.
Con il proprio vecchio di mezzo, occorre prima il caregiver e poi la badante, il codice a barre è insufficiente.
Sono nato caregiver. Secondo me certi nascono così, autoprogrammati con un virus che li taglieggia di morale già da piccoli. Sono, siamo nati per autoimmolarci, credo sia una malattia, ne sono convinto e la cosa peggiora quando si è figli unici.
La badante, non è quella straniera (forse un po' aggressiva, certe volte disorientata che si vede subito non essere di qui) che viene a prendersi carico del nostro vecchio. No quella è illusione. La badante può solo essere un aiuto. Il/la caregiver è ben altra cosa.
In una scala di necessità per un vecchio metterei:
1) il vicino di casa (rompe, non si fa gli affari suoi ma da l'impressione di vigilare, è solo curiosità ma da un mite senso di sicurezza, sempre meglio che essere soli su un'isola deserta).
2) il telefono (senza comunicazione non c'è vita).
3) un animale (certe volte un vecchio non vuole nemmeno quello figurarsi una badante)
(un animale una pianta da accudire fanno sentire il vecchio utile).
Dietro a poco a poco deve materializzarsi la figura del caregiver.
Il caregiver è un predestinato. Senza che nemmeno lui se ne accorga, tutti fanno poco a poco riferimento a lui per tutto. Certe volte si immedesima talmente nella parte che sente le necessità, i dolori e le parole da dire prima del suo vecchio.
Tutto diventa automatico. Non c'è bisogno di parole, bastano impercettibili gesti. E tutto talmente ripetibile che diventa stressante, impossibile. Serve la badante, un aiuto alla poltrona ... appunto, ma il dentista lo deve fare uno della famiglia.

sabato 6 novembre 2010

ospizio, casa di riposo, RSA

Ospizio: deriva da ospite, non c'è dubbio, è un posto dove per cortesia (o per pietà) si ospita un forestiero, uno che viene da fuori. Come nome mi sembra abbastanza azzeccato in tutto, compreso quel significato di "venire da fuori".
Casa di riposo: non c'è tanto da dire, è un pò diverso, tipo dire badante e assistente familiare (i tempi si evolvono). Da più il senso di pace, ma anche di dormitorio in preparazione al sonno eterno ... o forse l'intenzione era di far percepire il giusto riposo dopo una giornata (o una vita) di lavoro. La nostra società forse abbina lavoro a capacità produttiva e di spesa. Senza nessuna di queste due cose, la vita non ha significato, non serve a nessuno, non serve al gruppo, quindi va convogliata e relegata in strutture protette, perchè questa abitudine di attesa, non prenda piede fra gli attivi. La casa è di riposo e chi non riposa, è inutile nascondercelo ma, è solitamente un pò sedato.
RSA, un acronimo forse come OSS, ASA, FIAT, INPS, IRPEF, FIOM, BIM, BUM, BAM, AMEN. sa di fine e un po' di latino forse ... il succo è sempre comunque della stessa arancia. RSA ... Residenza sanitaria assistita ... come nome mi piaceva di più ospizio. Non so perchè ma questa sigla, mi ricorda dei film di fantascienza, dove i morti venivano assistiti a morire in modo igenico, poi venivano condizionati ed espulsi dall'astronave in capsule mortuarie per non essere d'impaccio sull'astronave madre.
Comunque lo si voglia chiamare è un posto per malati terminali della peggior malattia esistente, l'unica che non da scampo, mai, la vecchiaia.
Chi entra lì sa di non uscire e di non aver più scampo. Non so se potrò scegliere o arriverò a scegliere fra una badante magari anche ladra e una struttura del genere, ma io mi lascerò morire di fame. Chi ti porta li è perchè a casa non può più reggerti, non necessariamente per cattiva volontà, ma perchè e giusto che ognuno viva il proprio tempo e non presti troppo il suo tempo agli altri che mai potranno renderglielo. Seguire un bambino è seguire un sogno, una speranza. Seguire un vecchio è senza promettenti aspettative. Lo si sa tutti, anche se non ce lo si dice, è una battaglia persa in partenza, un massacro delle cellule giorno dopo giorno. Certi anziani, lì dentro, spesso vogliono farla finita, altri passano giornate ad interrogarsi e a guardare un muro, distratti qua e la da preghiere o attività ricreative. I parenti non vogliono più noie se non in giorni concordati e comunque almeno a Domeniche alterne come per le targhe. Ci si prepara tutti al trapasso, giusto per l'ultimo saluto, ogni volta è quella buona per essere l'ultima. Il personale è bravo e con spirito di sacrificio, ma sa che tanto non c'è più nulla da fare e non ci saranno mai troppi reclami se proprio le cose non funzioneranno sempre a dovere. Cosa può pretendere un parente? Se ne lava le mani tutta la settimana e poi, la Domenica pomeriggio, arriva lì a fare il galletto perchè il pannolone è pieno? Ma se ne stia a casa sua, mugugnano gli aiuto infermieri che li ci lavorano a turni, da sempre. I medici (se ci sono) sono geriatri, medici specializzati in malattie della vecchiaia. Sanno spiegarti tutto di tutto, ma anche che la vecchiaia non può chiedere ancora molto alla vita. Li non si cura, non c'è chiasso o clamore, si accompagna le persone in un posto dove non ci sono più dolori e malattie.
Capita delle volte di sentire un urlo secco, non corre nessuno, si sa, è l'estremo saluto di chi se ne va a quelli che restano ancora per un po'. Ho visto gente morire davanti alla "guardiola" degli infermieri. Quando qualcuno muore finisce alla lunga per essere diventato anche un rompiballe. Finalmente se n'è andato, arrivano i ringraziamenti, magari dei cioccolatini, in fondo era un buon uomo, in due o tre giorni i cattivi ricordi svaniscono e poi non ci si pensa più per sempre, bisogna preparare il letto a quello nuovo che arriva. Morti sotto un coperchio di lamiera zincata ancora caldi, anzi sempre più freddi, troppi, troppi ne ho visti. Il freddo della morte si prende un pezzo di corpo alla volta, quando un vecchio muore, non è mai caldo, nemmeno dopo i primi minuti.
E' un posto dove gli amici del tavolo dove mangi, spariscono in fretta, sembra la stazione ferroviaria, partono arrivano, partono, nemmeno te ne fai un gran problema, perchè li è normale che sia così. Una autostrada verso l'aldilà.
Nessuno dirà mai che non sono state prestate cure sufficienti. Non conviene ai medici per il buon nome della struttura. Non conviene al vecchio, per non dire a se stesso di essere stato dimenticato troppo in fretta. Non conviene ai parenti, che devono poter dire di aver fatto tutto fino all'ultimo. Tutti ormai hanno ceduto e aspettano solo ceda il vecchio, prima succede e meglio è per tutti. Per i parenti, che finalmente smetteranno di andare avanti e indietro. Per l'anziano, che finalmente se ne fregherà di avere il pannolone pieno. Per gli infermieri, che se avranno un buon turnover di personalità diverse, si affaticheranno meno. Per i medici, che hanno gli ospedali che li assillano in continuazione proponendo loro continui rincalzi. Chi ha sempre posti disponibili è ritenuto da sempre affidabile ed efficiente. Poi un bel ringraziamento per la pazienza e le cure prestate in un bel necrologio e tutti si mettono il cuore in pace, parenti e maestranze comprese ... e chi più del vecchio?

venerdì 29 ottobre 2010

I corsi per badanti e Patch Adams

La badante dovrebbe essere un amorevole dottor Patch Adams, ma i corsi non possono occuparsi anche di questo. Ho visto le schede di un corso per "assistenti famigliari" organizzato in città. La badante che lavora per mio padre lo ha fatto tutto, 120 o 150 ore totali (non ricordo, non finiva mai e alla fine ho dovuto tirar fuori 25 euro perchè potesse avere anche l'attestato ... anche la mamma dei furbi è sempre in cinta). Le ore per corsi di aggiornamento, dovrebbero essere solo 40 all'anno, la badante ne ha diritto. Io però, stavo investendo su una persona che doveva prendersi cura dei miei ed era mio interesse che imparasse bene da persone qualificate. La prima cosa che veniva insegnata era la lettura del Contratto Collettivo Nazionale delle colf e delle badanti. Giustissimo, ma poi ho pensato alle mie scuole fatte, e proprio non ricordo che nessuno sia venuto il primo giorno di scuola a spiegarmi il contratto dei metalmeccanici. Poi insegnavano come riuscire ad avere un posto di lavoro, cosa dire e cosa non dire, su cosa sorvolare e cosa sottolineare... e nemmeno questo mi ricordo siano venuti ad insegnarmelo ... e pensare che mi sarebbe stato tanto utile, soprattutto nei miei primi colloqui di lavoro ... magari la mia vita sarebbe stata diversa (primo colloquio in Marelli era già fatta poi una parola in più e mi fregai il posto). Il corso poi si faceva più concreto, finalmente si passava alle abitudini locali, ai cibi caratteristici tipo i ravioli alla zucca (piatto tipico di Cremona?!?!... e pensare che io cremonese, avevo sempre creduto fosse un piatto tipico mantovano, come ero convinto che pisarei e fasò fosse un piatto tipico piacentino ... ma vai te a capire i corsi, forse sono fatti per la val Padana in generale). Poi c'era una lezione sul dialetto e sui modi di dire, li ho imparati tutti, non ne conoscevo uno e nemmeno mio padre li conosceva. Hanno anche spiegato un po' di volte il corpo umano e portato tutte in gita scolastica in un ospizio della zona.
Vabbè, a fine corso la misura della febbre sapeva farla (o forse no? non ricordo). Gli ho insegnato a controllare la pressione e fare il test della glicemia. Le iniezioni non sono compito di una badante, potrebbe andare nelle grane sbagliando, ma quelle di eparina nella pancia gliele ho fatte provare (le prime volte era terrorizzata dall'ago). Con gli anziani credo occorra solo un po' di affetto e un sorriso. Bisognerebbe saperli ascoltare questi anziani, ma non si può chiedere tanto. certo è che bisognerebbe riuscire a farli ridere. Il riso vale mille cardioaspirine e tachipirine insieme. E' provato che la risata interviene sul sistema nervoso "anestetizzandolo", si cancella il dolore. A dir il vero lo sapevo da un pezzo, in ospedale una volta ero riuscito a far ridere il mio vicino di letto mentre gli toglievano i punti, ma la conferma più grande l'ho avuta 15 anni fa con un malato terminale per tumore al pancreas, ... aveva avuto un momento di sollievo ridendo mentre giocavamo come bambini. So di non avere sempre rispetto del dolore degli altri, e so anche, che certe volte, non avere rispetto del dolore fa bene a tutti. "Non si può avere la farina nei sacchi e il frumento nel campo, ci vuole pazienza" (diceva sempre mio nonno) però ho sentito che in città più evolute, ci sono corsi per volontari & C sulla clownterapia. La usano sia in reparti di pediatria sia in strutture per anziani. Tanto per averne un'idea, si può provare a cliccare qui clown o qui yoga . Verrebbe da dire: "Un Adams per tutti perchè non diventino tutte famiglie Addams"... più o meno...

giovedì 28 ottobre 2010

Come scegliere la badante perfetta

E' il sogno di tutti. Trovare una Mary Poppins. Ci si potrebbe anche accontentare di una spigolosa signorina Rottermeier, certo è, che nessuno si augura di trovarsi in casa un Godzilla vestito da Mago Zurlì.
Ci sono comuni (come quello di Milano) che qualcosa cercano di fare. Hanno istituito per esempio un "Elenco Badanti Qualificate". Basta? E' già qualcosa ma siamo forse ancora un po' lontani dall'obbiettivo, anche se la volontà e la necessità di fare c'è.
Per adesso i parametri generali di accettazione, sono molto di manica larga. Innanzitutto si iscrivono all'elenco tutte le persone che hanno requisiti minimi. Ad iscriversi, sono i lavoratori/lavoratrici che ritengono di essere qualificati/e o necessitano di una opportunità in più di lavoro. Non credo esista al momento una commissione che abbia tempo di vagliare le credo migliaia di offerte proposte. Consultare quell'anagrafica credo sia come voler scegliere un libro giusto sul catalogo di Amazon senza avere un idea precisa di cosa si voglia leggere. Per esempio, per i lavoratori stranieri (quelli più bisognosi di vitto e alloggio gratuiti, e quindi in definitiva anche gli unici disponibili alla convivenza 24 ore su 24) basta il permesso di soggiorno in regola e parlare un italiano "sufficiente alla mansione". Il comune (come molti comuni o associazioni in Italia) organizza anche corsi per assistenti familiari, ma sono corsi che non hanno (per mia esperienza personale) un programma ben definito e collaudato (siamo agli inizi).
Il corso potrebbe anche essere ottimo e abbondante, di certo è gratuito, ma diventa per le aspiranti badanti, un luogo per parlare di immigrazione e difficoltà a trovare lavoro. Le persone ci vanno sperando di trovare un ufficio di collocamento e non una scuola.
Non c'è alternativa, non è la badante a dover fare un corso, ma la famiglia che assume a frequentare una scuola per specializzarsi in "selezione delle risorse umane".

domenica 24 ottobre 2010

Quando la badante è indispensabile

Capita che il caro genitore vivacchi e sia nel suo standard di vecchiaia. I soliti problemi di routine. Pannolone, colazione, medicina, misura pressione, a letto con le sbarre e tu che sei figlio hai bisogno di ospedale e di cure più di lui. Magari un'operazioncina, oggi con il laser fanno anche i ravioli al forno. In due giorni ti sbattono fuori e nemmeno te ne accorgi. Non hai subito la voglia di tornare ai piedi del vecchio a sentire frustate, hai bisogno di un minimo di raccoglimento fra te e te. Ti dai una settimana intera di "sollievo". La badante è insostituibile. La tua sostituta deve esserci. Hai bisogno di una disponibile, che accetti dopo una settimana di lavoro, di starsene li dietro il tuo vecchio, anche il Sabato e la Domenica, e poi di fila un'altra settimana prima di arrivare al suo Sabato/Domenica festivo.
Si paga il solito, più un 60% in più per il lavoro straordinario, ma il supporto è impagabile.
Hai bisogno di una persona di fiducia e con un po' di testa, che si prenda le tue responsabilità come se fosse una di famiglia. Delle volte, quella badante, l'ammazzerei, altre la farei Santa fra i Santi.

lunedì 18 ottobre 2010

badante o RSA?

Una scelta difficile, sofferta, respinta, obbligata. I medici possono anche arrivare a non assistere il malato che rifiuta le cure, ma danno mandato ai servizi sociali se ravvedono incuria dell'anziano. Sono stato anche minacciato da un endocrinologo, che poi si è dimostrato il peggior curante che ho visto. Una ostinata e perpetrata svista, durata 25 chili (tanti ne ha persi il mio vecchio in 5 mesi), che lo ha fortemente debilitato. Certi medici non sono buoni nemmeno per fare da manovale ad un muratore, però vestono alla moda e viaggiano su spider anche d'Inverno. Soprattutto e purtroppo, a volte, sono anche medici di competenza, specialisti prescrittori accreditati dal SSN. Un giovedì mattino ho inchiodato al muro una medica (la prima che ho incontrato, la notte non ci ho dormito, una folgorazione), non centrava nulla con quello che stava succedendo al mio vecchio, per questo più disponibile (o meglio, meno attrezzata a controbattere), mentre anche la caposala mi prendeva in giro. Analisi e la soluzione dietro l'angolo. Certi farmaci guariscono, certi altri ammazzano. Certi reparti, certi turni, assomigliano più a dei dopolavoro consociativi, che a veri posti di cura. Certi ci vanno solo per ostentare lo stetoscopio dal taschino di sinistra.
Un anziano, chi più chi meno, una leggera degenerazione senile del modo corretto di ragionare ce l'ha. Anzi non ce l'ha, la ragione lascia ampio spazio allo spirito di conservazione di se e dell'ambiente che circonda il proprio l'io. L'anziano capisce solo che gli altri lo mettono alle strette, e vogliono disfarsi di lui. Tutti sono nemici giurati, dai quali difendersi fino all'ultimo centesimo, fino all'ultima goccia di sangue. Tutti diventano ladri e invasori. Tutti diventano amici e nemici, tutto quanto fatto prima non basta a rassicurarli. Volano insulti per tutti, si creano aspettative e pretese nuove e impensabili di ora in ora. Gli amici di ieri sono possibili nemici di oggi o forse solo di questa mattina, chissà. C'è il valzer di nuovi alleati. Tutti contro tutti e contro tutto. E' dura, dura dura, pensavo meno, anzi, pensavo di non pensarci, o almeno come non pensarci.
E pensare che una sera sono anche dovuto andare a prendere un farmaco, perchè il reparto non ne teneva non essendo di sua competenza quella patologia, e il medico di base non ti fa ricette, perchè sei in ospedale, quindi se lo vuoi, è perchè vuoi rivendertelo di frodo in Svizzera a qualcuno.

da autosufficiente a non più sufficiente in un batter d'occhi

Chiudi gli occhi e l'autosufficienza è intorno a te, li riapri e nessuno si alza più dalla sedia o peggio dal letto. Uno ci potrebbe pensare per tempo. Credo i lungimiranti siano pochi. Credo siano pochi anche i vecchi lungimiranti, che decidono di trovarsi una sistemazione adeguata per tempo.
Il mio vecchio, nemmeno si rende conto di non farcela da solo e dice di mio suocero: "poveretto, come si è ridotto, certo che è diventato vecchio, con qualcuno poi sempre dietro a fargli da balia". Mio suocero ha cinque anni meno del mio vecchio.
Il mio vecchio è convinto di non aver bisogno di nessuno, è convinto gli si debbano prestare le minime attenzioni (ovviamente sempre e subito) perchè possa sbrigarsela da solo in poco tempo. La mattina mi vanno via due ore in levata, lavata, vestizione e colazione ed è già ora di pensare al pranzo. Sono solo i dettagli a sfuggirgli. Il mio vecchio è un giocattolo a molla, devi essere sempre li dietro a girargli la chiavetta. Lui non lo vede, guarda solo davanti, guarda solo nel suo piatto e quando è vuoto tira su la testa per vedere cosa prevede il programma del giorno. Il mio vecchio ha poche cose da fare, semplici ma se le ricorda come fossero degli appuntamenti importanti e inderogabili da rispettare. Il mio vecchio controlla l'ora, in continuazione, se sgarro non dice nulla ma la faccia si fa scura. Se mi dimentico di un dettaglio, non passa alla fase successiva della giornata.
La non autosufficienza arriva di colpo. Una badante in casa non si può, la casa di riposo men che meno, piuttosto si muore, si digiuna. spesso credo sia solo una finta, capricci da bambini. I vecchi diventano un po' bambini e sanno benissimo come ottenere quello che vogliono. Si lotta. Tutti contro tutti. Anche fra marito e moglie (mamma e papà intendo ... e non solo).

sento la mia vita dissolversi nelle mie mani

Che il vecchio viva, è un calvario, che il vecchio muoia. sarebbe sicuramente peggio. La morte di un genitore, comunque la si viva, dev'essere un esperienza brutta, forse devastante, molto aldilà delle lacrime di circostanza e dei convenevoli d'obbligo. So che un giorno la morte arriverà. Dopo mio padre, biologicamente dovrebbe essere il mio turno, forse è quello che mi fa paura (non potrò perdere la priorità acquisita). Potrei morire prima io. Il vecchio "non molla", spettegolavano due infermiere, due anni fa, in ospedale. Era una marionetta ridicola, in quel suo continuare a rialzarsi al primo mangiafuoco di passaggio. Due anni fa, non sapevo cosa fare per tenerlo in vita (credo di aver fatto tutto e di non aver lasciato nulla di intentato). Da allora tanti farmaci sono cambiati e anche tante regole. Alle volte incontro medici conosciuti, si ricordano di me, mi salutano, hanno quasi timore nel chiedermi del mio vecchio ... "quando il tempo è buono fa un giretto in giardino" rispondo io. Non ci credono. Un medico, il primo che aveva cominciato questo ciclo infernale tutt'ora in atto, era un reumatologo. La mano di mio padre si era gonfiata quasi di colpo. Infiltrazioni di cortisone (come da letteratura scientifica), nella mano di mio padre. Quel medico è morto quasi un anno fa. 57 anni ben portati, bell'uomo, abbronzato in tardo autunno, sano come un pesce (si fa per dire), infarto, (chissà se i pesci rossi hanno un cuore). Mentre spingeva, in modo pratico e preciso quel cortisone, duro ad uscire dalla siringa ... diceva ... "non si può pretendere molto, 90 anni hanno il loro peso". La cosa che più ti senti ripetere fino alla noia è: "... deve tener conto dell'età, 90 sono tanti". A quel tempo, mio padre, in ospedale ci era venuto con le sue gambe, faceva ancora due o tre chilometri a piedi ogni giorno, oggi tira massimo 30, forse 40 metri in una giornata, a tavola, a letto, al "cabinetto" (come dice la badante). I parenti così assidui due anni fa, nemmeno vengono più a trovarlo. Delle volte, ho la sensazione di essere quel Pierino che grida tre volte "al lupo al lupo" e poi non c'è manco un bassotto. Quando lo dirò la prossima volta, non ci sarà anima viva al cimitero (mai modo di dire sarà più appropriato). Non mi crederanno nemmeno a funerale fatto (ammesso sia io a mettere il "triste annuncio" sul quotidiano cittadino).
Sento la mia vita che se ne va. Nulla si crea nulla si distrugge. Sto solo togliendo anni dalla mia vita per renderli al mio vecchio.
I genitori ti danno la vita, e quando sono prossimi alla morte, tirano le somme e chiedono il saldo del conto. Nessuno è generoso, nessuno fa sconti. Quella vita data, la rivogliono ... credo ...